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Visualizzazione dei post da febbraio, 2025
GIACOMO RONDINELLA: VOCE ANTICA, VOCE AMICA « Munasterio ‘e Santa Chiara/ tengo ‘o core scuro scuro ». Dieci anni fa, il 26 febbraio 2015, i cuori di tutti i napoletani, uomini e donne, giovani e vecchi, si tinsero di scuro rallentando i loro battiti, mentre la voce di Giacomo Rondinella si affievoliva piano piano, dissolvendosi nell’aria.  Perché quella voce lì, così sentimentalmente napoletana, l’avevano ascoltata tutti. E se la prima incisione fu  Munastiero ‘e Santa Chiara  e la più celebre nientepopodimeno che  Malafemmina di Antonio De Curtis (in arte Totò), si potrebbero citare decine e decine di canzoni che l’ugola di Rondinella sospinse nel vento, attraverso l’Oceano, dal golfo di Napoli alle Americhe. Canzoni conosciute da tutti, cantate da tutti e amate da tutti. Classe 1923, figlio d’arte, un passato da marinaio nel battaglione “San Marco” durante la guerra e da boxeur di infelici speranze, dai microfoni di Radio Napoli nel ’44 capì che il suo destino ...
COME SAPREI: TRENT’ANNI D’AMORE PER GIORGIA  « Come saprei, riuscirci io, nessuno saprebbe mai ». In queste parole c’era già tutto. La voce, il talento, la bellezza, la determinazione.  Aveva i capelli corti, un tailleur elegante che forse tradiva un po’ i suoi ventitré anni in quel volto, ancora adesso, da ragazzina. Sono   passati trent’anni dal 25 febbraio 1995 quando sul palco dell’ Ariston Giorgia Todrani, tenuta già a battesimo dal grande Pippo Baudo un anno  prima con E poi , entrava a “gran voce” nel giro che conta vincendo il Festival di Sanremo con Come saprei .  Di questi tre decenni si potrebbero citare decine di canzoni, eseguite sul filo di acuti   che sembrava potessero non finire mai. Ha riempito piazze, arene estive e palazzetti, ha scavalcato classifiche e venduto milioni di dischi.   Ha squarciato i cieli più cupi con una voce tendente alla perfezione divina. Con quel sorriso  « di sole e d’azzurro », con quegli occhi limpidi, ...
  STAN LAUREL, LO “ STUPÍDO ” NEL CUORE DI OLLIO Davanti a loro, bisognerebbe ancora oggi togliersi il cappello, o meglio la bombetta. La loro parabola artistica, lunga, affascinante, rocambolesca come le loro gag, visse di alti e di bassi, fino a concludersi, con l ’avanzare della loro età e il cambiamento di un ’epoca contro cui il loro talento, messo più volte a dura prova, non poté nulla. Laurel & Hardy, per noi Stanlio & Ollio, era la premiata ditta che partiva con buoni propositi, apparentemente lodevoli, intelligenti e anche ingegnosi, ma che si risolvevano puntualmente in tragicomiche avventure dove i due soci facevano ridere anche senza proferir verbo. Stan Laurel, Stanlio, quello magrolino, il piagnone che si grattava la testa sia per riflettere che per “espiare” la colpa di un piede in fallo, se ne andava sessant’anni fa, il 23 febbraio 1965, malato di cuore, sofferente di diabete e rinchiuso nella solitudine di una casa affacciata sull’Oceano Pacifico, a Santa...
DON GIUSSANI, LA FEDE IN CAMMINO La felicità non è una certezza, è un cammino. Un percorso lungo, tortuoso, fatto di ostacoli, di delusioni, paure e debolezze, ma anche di coraggio e di fiducia. La felicità è sul sentiero della fede. Perché il sentiero della fede non è asfaltato o lastricato di pietra levigata. È un sentiero impervio, di terra battuta e sassi. Un sentiero che attraversa i luoghi più remoti e angusti. Un sentiero che può percorrere anche chi non pensa di credere, ma lo dimostra coi fatti.  Vent’anni fa, don Luigi Giussani lasciava questo mondo dove tra sofferenza, miseria, padroni, operai, contestatori, giovani “capelloni” e ragazzine in minigonna, tra bombe, assassinii, pillole anticoncezionali e inni all’amore libero, riuscì a portare il conforto della parola di Cristo. Insegnante capace e appassionato, sacerdote moderno e rivoluzionario in nome del “figlio” di Dio, paladino di una Chiesa “umanizzata”, contestato dalle alte sfere ecclesiastiche (che lo spinsero ad...
LUCA RONCONI: IL GUIZZO DELL'AUTENTICITÀ Nelle sue rappresentazioni c’era l’essenza stessa dell’opera, così come l’aveva partorita il suo autore, che fosse Sofocle o Pirandello. La fedeltà al testo era la sua prerogativa. Eppure, Luca Ronconi sapeva essere rivoluzionario e conservatore al tempo stesso. Sul palco portava il Verbo di Sofocle, Pirandello, Shakespeare o di qualunque altro autore. C’erano le loro sensazioni, i loro dubbi, le loro mancanze. Ma c’era anche qualcosa in più: un punto di vista differente, l’anima stessa dell’interprete protagonista e la capacità di coinvolgere lo spettatore facendo largo uso del movimento. Stupire con la semplicità, senza ingannare. Meravigliare, sconvolgere il pubblico con grandi effetti visivi. Generare entusiasmo senza snaturare l’opera e il suo significato. Al link seguente vi ripropongo un articolo che gli dedicai qualche tempo fa, in cui ho ripercorso le tappe salienti della lunga e brillante carriera di questo grande “maestro” del pal...
 ENNIO FANTASTICHINI, UN ATTORE SU MISURA Quando se ne andò, colpito da una emorragia cerebrale - conseguenza di una leucemia - nel dicembre del 2018, lo salutai da queste pagine definendolo “Un grande d’altri tempi”. Ebbene, nel giorno in cui avrebbe compiuto settant’anni non posso far altro che sottoscriverlo e confermarlo ancora.  Perché Ennio Fantastichini è stato sicuramente un attore moderno, dinamico, sanguigno, fortemente espressivo in gesti, voce e sguardo. Ma è stato anche un attore che in tutto quello che ha fatto, dal cinema (Amelio,  Özpetek, Bellocchio, Virzì) alla televisione, ha sempre cercato di ispirarsi agli attori della “vecchia scuola”. Attori che come lui avevano studiato (all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico) e fatto tanta gavetta prima di poter entrare nei panni di grandi personaggi della nostra storia.   Ennio Fantastichini con Gian Maria Volonté in  “Una storia semplice”  (1991) di Emidio Greco. Non a caso il ...
ANNA MARIA FERRERO, L’INTENSITÀ « Aveva una tale intensità negli occhi » e fu quella a contraddistinguerla per sempre. Claudio Gora, al debutto come regista con Il cielo è rosso , se ne accorse appena vide quella bambina per le strade di Roma, riconoscendo nel suo volto luminoso e malinconico al tempo stesso ciò che stava cercando. La piccola Giulia, la ragazzina tubercolotica che muore nella Capitale sventrata dai bombardamenti. Era il 1949 e Anna Maria Ferrero (Anna Maria Guerra per l’anagrafe), quindicenne, rivelò di avere dentro sé tutto ciò che serviva per essere attrice. La grazia, la spontaneità, la dolcezza ma soprattutto l’intensità. Anna Maria Ferrero ha fatto della profondità il suo tratto distintivo.                                                                              ...
  RINO BARILLARI, OTTANT’ANNI IN UN FLASH La sua vita è corsa veloce, al ritmo del flash delle sue Rolleiflex . Di scatti ne ha fatti milioni, di anni ne sono trascorsi ottanta, compiuti oggi, la maggior parte dei quali passati in strada, appostato negli angoli più belli di Roma, in cerca della “foto giusta”. Rino Barillari era solo un ragazzino calabrese quando, alla fine degli anni ‘50, arrivò a Roma e cominciò il suo apprendistato alla fotografia con gli “scattini”, i fotografi che vendevano scatti personalizzati ai turisti nei pressi di Fontana di Trevi.  La prima macchina fotografica la acquistò al mercatino di Porta Portese. Fu l’inizio di tutto. Rino Barillari divenne in breve tempo uno dei più amati e odiati “paparazzi” della Dolce Vita, guadagnandosi sul campo il titolo di The King, il re. Via Veneto con i suoi caffè e il passeggio delle celebrità celava momenti di segreta intimità che il suo obiettivo era pronto a scovare e a consegnare alla Storia. Il bel Walter Ch...
 JACK LEMMON, LA LEGGENDA DI UNA SMORFIA La sua stella brilla ancora sulla collina di Hollywood. Le sue buffe espressioni, il suo essere divertente ai limiti del ridicolo, pur conservando l’eleganza che gli è sempre stata propria, ne hanno fatto uno dei volti più amati della commedia americana.  Dopo gli esordi in teatro mentre era studente ad Harvard e le prime apparizioni televisive, Jack Lemmon offrì i suoi sorrisi al grande schermo dando inizio a due decenni di straordinaria e allegra follia. Il primo Oscar nel 1956  con La nave matta di Mister Roberts , il sodalizio con il regista Billy Wilder (a partire da A qualcuno piace caldo ), e poi l’accoppiata vincente con Walter Matthau che raggiunse l’apoteosi con La strana coppia , nel 1968. Pagine e pagine di commedia americana consegnate alla Storia grazie anche alle sue leggendarie smorfie. Ebbene, a cento anni dalla sua nascita, voglio ricordare Jack Lemmon riproponendovi un articolo che scrissi qualche tempo fa e ch...
  ROMOLO VALLI, UN UOMO DI SCENA L’esordio col Miles gloriosus di Plauto, il “Piccolo” di Milano con Strehler e una tournée in Sudamerica. Il repertorio pirandelliano tra maschere, volti e profili psicologicamente definiti nella indimenticata Compagnia dei Giovani , con Rossella Falk e Giorgio De Lullo.  Romolo Valli è uno di quegli interpreti che il teatro nazionale ha perso troppo presto, strappato alla vita da un incidente stradale lungo la via Appia Antica, di ritorno dall’ultima replica di Prima del silenzio  di Giuseppe Patroni Griffi. Forse un cattivo presagio di ciò che sarebbe accaduto dopo: il silenzioso vuoto provocato dalla morte di un artista che non rappresentava semplicemente, ma viveva ciò che interpretava, con eleganza, savoir faire e modestia. Perché il cinema, sotto la direzione di Visconti, Leone, De Sica e Monicelli, gli aveva dato quel barlume di celebrità che il grande schermo concede, ma sono state le tavole del palcoscenico, conquistate, cal...
  MARIO FRANCESE: LA “RAGIONE” DI SCRIVERE « Cogito ergo sum », penso, ragiono, e dunque esisto, diceva Cartesio. Il saper ragionare, la capacità di porsi delle domande e di darsi delle risposte, di vedere oltre l’apparente, era una sua grande dote. Mario Francese non avrebbe mai potuto andare contro se stesso. Era un uomo che lavorava col cervello, perché sapeva che soltanto così poteva dirsi “vivo”. E forse, proprio per questo motivo, il suo assassinio, avvenuto sotto casa sua la sera del 26 gennaio 1979, per mano di Leoluca Bagarella, cognato e braccio destro di Totò Riina, non ne ha provocato la morte spirituale.  Mario Francese avrebbe compiuto oggi cento anni - nacque a Siracusa il 6 febbraio 1925 - e senza alcun dubbio sarebbe stato una di quelle “firme” di prestigio, da prendere ad esempio (come è stato fatto), da chiamare a testimonianza per i tanti giovani che si apprestano alla professione, difficile e impegnativa, del giornalista. La sua esperienza cominciò tra l’...
  MONICA SCATTINI, L’IRONIA BLASONATA Ironica, raffinata, signorile. Una caratterista di razza ma soprattutto una bella persona. Una donna simpatica, bella, seducente nella sua veracità, un’attrice di talento volata via troppo presto. Monica Scattini dovrebbe essere ricordata molto di più. Innanzitutto perché ha avuto ben poco tempo per dimostrare appieno la sua bravura, e l’ha fatto con intelligenza. E poi perché in quel posto, conquistato in quasi tre decenni di “commedia all’italiana”, lasciato vacante dieci anni fa, il 4 febbraio 2015, quando una lunga malattia ce l’ha portata via, nessuno ha osato più sedersi.  Monica Scattini è stata una delle attrici più brillanti che il cinema italiano abbia avuto negli ultimi quarant’anni di storia. Ha lavorato con Mauro Bolognini, Ettore Scola, Dino Risi, Mario Monicelli (una dei figli che ordiscono l’assassinio degli anziani genitori nella notte di Capodanno in Parenti serpenti ), Pupi Avati. In alto, Monica Scattini con Alessandr...