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Visualizzazione dei post da aprile, 2021
 LA LUNA A UN PASSO  Era "un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità", ma non fu lui a compierlo. Quella notte, tanto calda quanto indimenticabile, del 20 luglio 1969, Michael Collins non poggiò il piede sul suolo lunare. Furono Neil Armstrong e Buzz Aldrin a farlo. Lui rimase a bordo del modulo lunare, in orbita. Si può dire che anche lui, da dietro l'oblò della navicella, abbia assistito al "miracolo" come i tanti telespettatori che, in mondovisione, videro l'uomo sfidare il "mistero" dell'Universo.  Anche tanti italiani, quella notte, assistettero all'evento, tra stupore e incredulità, tra Tito Stagno e Ruggero Orlando che, tra Roma e Houston, facevano la loro "staffetta", commentando minuto per minuto quanto stava accadendo. E pensare che Michael Collins, dopo tutto, era italiano di nascita. Nacque a Roma, il 31 ottobre 1930, come ricorda una targa apposta vicino la sua casa. Suo padre, ufficiale dell&#
 BUON COMPLEANNO, "DIVINA" GIORGIA!  Credo sia uno degli ultimi "regali" della storia musicale del Novecento. La sua voce, la sua luce, quel sorriso da eterna ragazzina, ha cavalcato le classifiche nazionali e non alla fine del secolo scorso, approdando nel nuovo millennio con una sola certezza: le sue corde avrebbero "squarciato" il mondo.  Jazz , soul , rock , pop, sentimento e grinta, emozioni e sorrisi, Giorgia ha regalato a tutti noi performance indimenticabili, dando libero sfogo al suo precocissimo talento. Oggi - non sembra affatto - compie mezzo secolo di vita ma è da soli otto anni su questa terra quando incide il suo primo 45 giri. Da lì, la musica, passione trasmessagli dal padre Giulio Todrani, fondatore del gruppo "Io vorrei la pelle nera" (oltre che membro del duo Juli & Julie ), inizia a coinvolgerla sempre di più. Comincia esibendosi nei club della sua Roma prima col padre, poi con la sua band, "Giorgia Todrani's Gr
 CLAUDINE SERA TOUJOURS CLAUDINE  " Paris sera toujours Paris ", recitava una vecchia canzone, e forse vale anche per una delle sue " filles ". Perché anche Claudine Auger sarà sempre Claudine Auger: bella, sensuale, talentuosa. Forse non troppo sofisticata, ma in grado di catturare l'attenzione con la sua eleganza, col suo sguardo felino e il sorriso sincero. Ma la sua avvenenza non sarebbe stata sufficiente a regalarle il successo che ha avuto. Claudine Oger (questo il suo vero nome) si classificò seconda al concorso di "Miss Mondo", nel 1958, ma frequentò anche i corsi del Conservatoire national supérieur d'art dramatique , a Parigi - dove nacque il 26 aprile 1941 -, affinando le sue innate doti drammaturgiche.  Debuttò sul grande schermo nel 1960 nel film di Jean Cocteau "Il testamento di Orfeo", e da lì non le mancarono occasioni per dimostrare il suo talento. Tuttavia, a livello internazionale, il suo nome è indissolubilmente legato
  CUORI "LIBERI"   Siamo prigionieri di noi stessi. Spesso sono i nostri stessi princìpi a tenerci legati, a impedirci di essere completamente liberi. Ma cos'è la libertà? Per Indro Montanelli era "la sincerità", era "dire e scrivere quello che uno pensa". Ma per fare questo, bisogna anzitutto essere in grado di capire davvero ciò che si vuole, seguire il proprio cuore. Mi dispiace contraddire il mio "maestro", Luciano De Crescenzo, secondo cui o si era "uomini d'amore" o  "uomini di libertà", ma io penso che la libertà e l'amore siano molto più simili di quanto si creda. Come diceva Enzo Biagi, "la libertà è come la poesia, non ha bisogno di aggettivi". Ebbene, anche l'amore è così: "è" e basta. Libertà è per me essere sinceri fino al midollo, è poter fare ciò che si desidera senza dare conto a nessuno - e senza andare contro nessuno, si intende. Libertà è semplicemente seguire la propria c
 ADDIO, "ROSSA"!  Erano le "belve" della musica leggera italiana. Lei la "Pantera", Mina la "Tigre" e Iva Zanicchi "L'Aquila", a cui si aggiungeva anche il candido "Usignolo" Orietta Berti. Milva ha smesso di "ruggire" dopo oltre cinquant'anni di attività: dalle balere della sua Goro, in Emilia Romagna - dove era nata il 17 luglio 1939 - ai palcoscenici e ai teatri di tutto il mondo.  Fu in tournée con Astor Piazzolla, collaborò con Franco Battiato, con Ennio Morricone, con Enzo Jannacci, che per lei scrisse "La rossa", ispirato alla sua chioma: indimenticabile forse più delle sue canzoni. Lavorò in teatro, portò Brecht in tv diretta da Strehler, e sul piccolo schermo apparve in programmi e varietà di successo. Ma è stata senza dubbio la sua energia, la sua voce così profonda e sensuale a fare di lei una vera "belva" della musica. Passionale come i suoi lunghi capelli color rame, Milva ci
  GIORGIO DE LULLO, L'ARTE DELLA SOFFERENZA Un animo sensibile e fragile. Una vita malinconica e a tratti dolorosa, come molti dei suoi personaggi. Giorgio De Lullo portò in scena i propri dissidi interiori come le sue gioie e le sue speranze. La scomparsa del padre, avvenuta quando aveva solo diciassette anni - nacque, a Roma, il 24 aprile 1921 -, seguita non molti anni dopo da quella della madre, a cui si era fortemente legato, forgiò il suo carattere: schivo, riservato, solitario e tendente alla depressione.  Ma l'amore per l'arte, in qualche modo, permise a Giorgio De Lullo di aprire se stesso, di donare questo suo "essere" al pubblico, fino alla fine dei suoi giorni. Dopo gli studi superiori, si iscrisse all'Accademia d'Arte Drammatica di Roma ma nel 1945, senza neanche terminare gli studi, era già in palcoscenico (contravvenendo ai regolamenti per gli studenti) all'Eliseo di Roma, diretto da Orazio Costa ne "Il candeliere" di de Musset,
 NIETTA ZOCCHI, LA FORTUNA DI ESSERE "RACCHIA"  Il suo nome è stato per sempre associato a quello della contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, nobildonna e azionista della Megaditta in cui lavorava l' "inferiore" Fantozzi ragionier Ugo/Villaggio nel secondo capitolo della saga sull'impiegato più sfigato d'Italia. Ma prima di quel film ("Il secondo tragico Fantozzi" di Salce), Nietta Zocchi aveva dato prova di sé in decine di pellicole, spesso di matrice comica, divenendo una delle caratteriste più quotate del cinema italiano. Figlia di un baritono e nipote di uno scultore, Antonietta "Nietta" Zocchi respirò arte a pieni polmoni fin dall'infanzia, trascorsa a Firenze (anche se nacque a Rivoli, in provincia di Torino, il 10 luglio 1909). Si può dire, dunque, che il suo destino fosse segnato, tanto è vero che calcò i primi palcoscenici ancora bambina, in alcune filodrammatiche della città. Da sinistra, Nietta Zocchi, Peppino De
 JULA DE PALMA, NOVANT'ANNI DI "UN'ANIMA  SWING" Scandalo. Una parola che si utilizzava fin troppo in quell'Italia lì, quella degli anni '50. Bastava fare qualcosa di "diverso" dal consueto per essere etichettati come "osceni" e provocatori. Accade anche a lei, alla sua bellezza e alle sue movenze, perfino alla sua voce. Era il Festival di Sanremo '59, quello vinto per la seconda volta da Modugno con "Piove". Jula De Palma si era lasciata andare. Nell'esecuzione di un brano ancora oggi conosciutissimo, "Tua" - presentata in coppia con Tonina Torrielli -, si lasciò trasportare dal sentimento, dalla musica così coinvolgente, in un abito abbastanza scollato e attillato per l'epoca, dando al brano - in voce e movenze - un'interpretazione giudicata troppo audace e sensuale. A rivedere quell'esibizione - semplicemente perfetta - non c'è ovviamente nulla di sconveniente, eppure, nonostante abbia guadagna
 DON SIEGEL, L'AZIONE CHE "FREGA" "Ecco perché mi chiamano 'Harry la carogna', perché frego sempre tutti quanti". A pronunciare queste parole fu Clint Eastwood, ma non c'è dubbio che dietro ci sia il suo "creatore". Perché è vero che il "mito" Eastwood nacque da noi in Italia grazie a Sergio Leone, ma è altrettanto vero che senza di lui probabilmente oggi non staremmo qui a lodarlo ancora. Perché lui, Donald "Don" Siegel, il cineasta che rilanciò il poliziesco, che sapeva raccontare l'azione in modo molto personale, riusciva davvero a "fregare tutti". Proprio come il "suo" Callaghan: il poliziotto misogino e un po' "carogna" che gli causò accuse pesanti, tra cui quella di essere "fascista". Sta di fatto che la sua pellicola "Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!", uscita nelle sale nel 1971, diede inizio a una saga composta da altri tre film (non diretti da
 BUON COMPLEANNO, MARISA!  Esuberante, vulcanica, spiritosa. Un concentrato di energia pronta ad esplodere, travolgendoci con la sua allegria. Una donna passionale: come la sua Napoli, dove è nata settant'anni fa esatti e dove a soli otto anni ha capito che la recitazione sarebbe stato il suo futuro. Marisa Laurito scioglie le trecce che le faceva sua madre, si raccoglie i capelli in un morbido chignon - divenuto un suo tratto distintivo - e inizia ad esibirsi in casa prima, nel teatro della sua parrocchia poi. La sua famiglia, in realtà, non è molto propensa ad assecondare la sua vocazione, pur riconoscendole un precocissimo talento. Marisa però è determinata e riesce a realizzare il suo sogno appena maggiorenne (ventuno anni, al tempo), scritturata da colui che considera il suo mito e che per lei è stato un maestro: Eduardo De Filippo. Con lui Marisa Laurito calca il palcoscenico per ben sei anni, partecipando anche a numerose trasposizioni televisive delle sue opere più celebri
  GIUSEPPE SALVIA: LA COSA GIUSTA No, non voleva diventare un eroe. Sicuramente non ci aveva neanche mai pensato. Giuseppe Salvia faceva semplicemente il suo dovere. Era il vicedirettore del carcere di Poggioreale, e il suo compito era quello di far rispettare le regole ai detenuti, qualunque essi fossero. Anche  'O Professore  era un detenuto come tutti gli altri. Certo, il peggiore, il più sanguinario. Ma "la legge è uguale per tutti", come sta scritto in qualsiasi aula di tribunale. Ed era uguale anche per uno come lui. Salvia, la legge, l'aveva studiata. Arrivato ancora ragazzino a Napoli da Capri - dove era nato il 23 gennaio 1943 -, aveva atteso studi classici in collegio, per poi iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza. Poi vinse il concorso come vicedirettore penitenziario e nel 1973 eccolo arrivare a Poggioreale, in anni complicati. Quando la Nuova Camorra Organizzata, capeggiata proprio da  'O Professore , Raffaele Cutolo, seminava morte e terrore per
 SERGIO AMIDEI, LE PIU' BELLE "PAGINE" DEL CINEMA ITALIANO  Fotogrammi di un cinema perduto. Angoli di una realtà osservata nei suoi punti più oscuri, nei suoi momenti più bui. Ma anche in quelli più semplici e gioiosi. Era l'Italia del Dopoguerra quella descritta da Sergio Amidei attraverso fiumi d'inchiostro che hanno inondato il Paese di pellicole indimenticabili, tanto quanto i loro interpreti. La sua vicenda artistica iniziò per caso, a Torino, dove si trasferì dalla natia Trieste - città in cui nacque il 30 ottobre 1904. Era ancora uno studente quando venne scritturato come comparsa in un film, ma ben presto capì che era più semplice raccontare che interpretare. Più incline alla sua natura schiva e riservata.  Basti pensare che è stato autore delle più belle opere della rinascita cinematografica del Dopoguerra, dal neorealismo alla commedia sentimentale (neorealismo rosa), eppure il suo nome spesso scompare dietro quello di "maestri" quali Roberto
 RICCARDO MANTONI, LA VOCE DEL SORRISO Aveva un bel sorriso, ma furono pochissime le occasioni in cui poterlo sfoggiare, in pubblico si intende. Perché Riccardo Mantoni, in quarant'anni di carriera, ha nascosto il suo volto dietro un microfono. Amava la recitazione, si diplomò in una filodrammatica, ma a differenza del fratello minore Corrado, uno dei "padri" della televisione italiana, aveva sempre un po' timore di apparire. Così poco più che ventenne - era nato, a Roma, l'8 maggio 1918 - partecipò ad un concorso dell'EIAR. Via etere, la voce di Riccardo Mantoni raggiunse le case di tutti gli italiani, sia come radiocronista che come attore, ma si occupò anche della regia di numerose opere di rivista per la Compagnia del Teatro Comico Musicale. Tuttavia Mantoni fu soprattutto un grande autore, realizzando numerosi programmi che hanno fatto la storia della radio nazionale:  "Oplà" (1947), la trasmissione che lanciò Alberto Sordi,  "Rosso e nero&
 GAGARIN NEL "BLU": SESSANT'ANNI DI UN SOGNO SPAZIALE "Penso che un sogno così non ritorni mai più", cantava Modugno nel 1958. Il suo sogno era quello di volare "nel blu dipinto di blu", oltre le nuvole e tra le stelle. E sembrava già tanto raggiungere il cielo, figuriamoci andare "oltre". E invece, soltanto tre anni dopo, il 12 aprile 1961, un uomo riuscì a fare di quel sogno di innamorati perduti nella contemplazione del firmamento una realtà. A librarsi in volo, non aprendo le braccia come il Mimmo nazionale, ma a bordo della navicella spaziale Vostok 1, c'era Yuri Gagarin: pilota sovietico ventisettenne scelto tra tantissimi candidati dopo una lunga selezione e un corso d'addestramento. Alle 9 del mattino di sessant'anni fa, la navicella partì per il suo viaggio: si levò in volo, superò i confini del cielo e raggiunse le stelle, compiendo un giro completo intorno alla Terra per poi tornare tra noi mortali, dopo essere stato in
 ADRIANO OLIVETTI, ORGOGLIO ITALIANO Era l'Italia della Ricostruzione, dell'evoluzione industriale, economica e sociale che portò al "Boom". E lui era uno di quegli imprenditori che, già prima della Seconda guerra, avevano capito che non bastava il fatturato a fare grande un'azienda. Una fabbrica, la sua, già leader nella produzione di macchine per scrivere, ma destinata ad estendersi all'elettronica e agli antesignani dei moderni computer. Perché legati al nome di Adriano Olivetti non ci sono soltanto le storiche "Lexicon 80" e  "Lettera 22" - esposta al MoMA di New York -, ma anche  il primo calcolatore elettronico, l'Elea 9003, e molti altri prodotti frutto di anni di studi e sperimentazioni. Ma Adriano Olivetti, ingegnere che aveva provato sulla propria pelle il lavoro in fabbrica come apprendista operaio, inventò soprattutto un nuovo modo di vivere l'azienda. L'Olivetti divenne l'archetipo della fabbrica a misura di &qu
 LE DIVINE "CORDE" DI RENATO TURI Calda, profonda, paterna. Avvolgente come un abbraccio sincero. La voce di Renato Turi era tutto questo. Un timbro inconfondibile che si diffondeva prepotentemente nell'aria. "Divino" proprio come quello di Dio ("La voce di Lassù") nel celebre musical "Aggiungi un posto a tavola" (1974) di Garinei & Giovannini. Forse la sua interpretazione più amata, dopo anni di militanza nella storica società di doppiaggio italiano, la CDC, prima di passare quale cofondatore alla CVD e alla SEDIF.  Una voce in grado di dare la giusta personalità a celebri volti del cinema hollywoodiano come Walter Matthau, Lee Van Cleef e Christopher Lee (Dracula). Ma quella voce fu anche la sua salvezza, dopo esser stato costretto a rinunciare alla carriera d'attore in teatro (sebbene ritornò saltuariamente a recitare, soprattutto in televisione) dopo aver perso una gamba durante la Seconda guerra mondiale. E le sue corde, così ind
 FRANCESCO DE GREGORI 70: POETA DEL "MISTERO"  Appartiene a quella schiera di artisti che hanno fatto dell'impegno la propria bandiera. Ma la sua voce così profonda, sensibile, accompagnata dal continuo fluire di temi e stili, lo ha portato ben oltre. Nella musica di Francesco De Gregori c'è tutto: amore, cultura, poesia, denuncia, narrazione. C'è emozione: quella di chi sa cantare quello che non sa, come recita il titolo della sua autobiografia uscita qualche anno fa. E di cose ne ha cantate tante. Dalla guerra di "Generale" all'amore quasi fiabesco della "Donna cannone", dall'indifferenza di "Alice" al tormento di "Rimmel". Brani e note che riecheggiano ancora nell'aria, risuonano nelle nostre orecchie. Melodie indimenticabili che hanno consacrato al successo uno dei "quattro ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulla spalla" del Folkstudio di Roma. Gli altri tre erano Giorgio Lo Cascio, Ernesto Br
  RINASCITA E SERENITÀ: BUONA PASQUA A TUTTI! "Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé". Così scrisse Gabriel Garçia Marquez e non credo ci siano parole migliori per spiegare il senso profondo della ricorrenza che stiamo celebrando. Secondo il calendario cristiano, infatti, oggi si celebra la Pasqua, ovvero la Resurrezione di Gesù dal Sepolcro. Un messaggio di speranza che va ben oltre la semplice "rassicurazione" di un'esistenza al di là della morte terrena, in cui confida chi crede. La rinascita del Cristo sta a ricordarci che c'è sempre una possibilità anche quando sembra tutto perduto. È vero, la pandemia con cui conviviamo da più di un anno sembra averci tolto tutto, perfino la certezza del domani, ma è proprio nei momenti più difficili che bisogna trovare la forza di ricominciare. Come scriveva Marquez, noi veniamo generati una volta ma siamo