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Visualizzazione dei post da dicembre, 2023
LA DIFFERENZA SIAMO NOI: BUON ANNO!  Malinconia e paura. Credo siano questi i sentimenti che pervadono un po' tutti in queste ultime ore dell'anno. Perché la gioia, il buonumore a tutti i costi, il "trenino" di mezzanotte, i fuochi d'artificio, lo schiocco dei tappi di spumante servono solo a nascondere una sensazione comune: mo' che succede? Per carità, come diceva il buon Luciano De Crescenzo in un suo esilarante film, " è tutta una convenzione ". Non è che domani mattina ci alziamo dal letto - rintronati dai bagordi del Veglione - e ci ritroviamo catapultati in un mondo diverso.  D'altra parte, Gianni Rodari, in una sua filastrocca, diceva con saggezza che il nuovo anno sarà il frutto della volontà dell'uomo. Però, però, premettendo che tutto ciò sia giusto, bisogna ammettere che l'idea di ricominciare daccapo suscita sempre un po' di strizza. Per quanto mi riguarda ho una grande paura. L'anno che ci stiamo buttando alle spalle
 ANTONIO ALLOCCA, L'ARTE UMILE Ha attraversato il mondo artistico in punta di piedi, e con la medesima discrezione se ne è andato, dieci anni fa, il 31 dicembre 2013, lasciando vuoto quel piccolo posto che si era guadagnato in anni e anni di gavetta. Antonio Allocca è stato un grande. La sua figura corpulenta, il suo nasone sopra i baffetti sale e pepe, la sua verve partenopea hanno impreziosito decine e decine di pellicole, ma anche molte pièce teatrali.  Classe 1937, nativo di Portici, Allocca iniziò la sua carriera sulle assi del palcoscenico sotto la guida di Eduardo De Filippo, che lo volle con sé anche nelle primissime trasposizioni televisive delle sue commedie, come "Napoli milionaria!". Calcò prestigiose scene partenopee, fu per anni in compagnia con Nino Taranto, per poi costituirne una propria. Ma come per altri grandi attori napoletani è stato il cinema a dargli la visibilità nazionale. A partire dalla fine degli anni '70, Antonio Allocca è diventato una
  LE DUE VITE DI MAURIZIO ARENA  Uno sbruffone dal cuore tenero. Bello, simpatico e piacione. Maurizio Arena è rimasto così nella memoria di tutti. Con la canottiera, la medaglietta d'oro al collo e lo sguardo malandrino nel tentativo di conquistare la sfuggente e maliarda Marisa Allasio sulle sponde del "biondo" Tevere.  Dopo "Poveri ma belli" nel 1956, Maurizio Di Lorenzo, romano della Garbatella, diventò per tutti Maurizio Arena, il divo di belle speranze: di giorno sui set di commedie di grande successo, di sera per le strade di Roma a "combattere" con i "paparazzi", pronti a beccarlo in dolce compagnia. Poi, nel giro di dieci anni, più nulla. Arena perse la sua aurea da star, cominciò ad ingrassare, a perdere i capelli, trovando sempre meno scritture. Fu così che la sua vita cambiò. Diventò un asceta, rinchiuso tra le mura del suo villone a Casal Palocco dove accoglieva "pazienti" in cerca di cure per i propri mali. Appesantito
 TITINA DE FILIPPO: COL CUORE IN SCENA Cuore grande, cuore umile, cuore appassionato. Battiti feroci, forti e decisi fino allo stremo. Forse anche per questo quel cuore la tradì, sessant'anni fa, portandosela via per sempre. Eppure Titina De Filippo, con quel cuore, costruì una carriera senza precedenti. Vero che era figlia di Scarpetta. Vero che aveva iniziato a recitare da bambina perfino in ruoli maschili (Peppiniello di "Miseria e nobiltà"). Vero anche che fosse un'artista a tutto tondo (scrittrice, poetessa, pittrice), ma la verità è che Titina De Filippo metteva il cuore in tutto ciò che faceva. Filumena Marturano, il personaggio che il caro fratello Eduardo ideò per lei, esprime forse al meglio ciò che è stata Titina per il teatro italiano.  Un'attrice superba, una interprete vera. Una che viveva tutto con intensità, con ogni singolo battito di cuore. E non solo quando recitava un dramma, una pièce teatrale. Anche al cinema, in ruoli comici, come quello de
   L'INNOCENZA DEL CREDERE: BUON NATALE A TUTTI!  "[Il presepe]  è piccolo, ridicolo, meschino, ma lui lo vede grande come un regno e ci si perde dentro a tale segno da chiacchierare con Gesù bambino. Vorrebbe mescolarsi coi pastori poiché li sente battere quei cuori, ma le montagne sono di cartone e quei pastori sono di terracotta. Pure i Re Magi ai piedi della Grotta hanno usato la latta per corone. L'innocenza di Luca è fuori orario, il suo mondo dissolve ". Sono le parole con cui Eduardo De Filippo introduce la versione televisiva del 1962 della sua commedia più amata, "Natale in casa Cupiello". Luca Cupiello, un vecchio-bambino legato alla tradizione natalizia e cieco davanti al dramma in cui la sua famiglia sguazza da tempo (tra problemi di soldi e rapporti familiari complicati), si perde tra colla, pastori, pennelli e cartone nella realizzazione di quel piccolo sogno di religiosa devozione, tanto da estraniarsi e perdere il contatto con la realtà per
  ANCHE QUESTO NATALE...COME QUARANT'ANNI FA! " Anche questo Natale...se lo semo levato da 'e palle! ". In queste parole, che hanno reso celebre - a dispetto di una ben più ampia e "alta" carriera - quel gentiluomo di Riccardo Garrone, si condensa il senso profondo di un film che ha compiuto quarant'anni e ciononostante continua ad essere uno spaccato autentico delle festività natalizie. Era il 22 dicembre 1983, quarant'anni fa, quando nelle sale italiane usciva "Vacanze di Natale", film commedia targato fratelli Vanzina e capostipite dei cosiddetti "cinepanettoni", sebbene a torto.  Il cast. Da Guino Nicheli, il " cumenda"  milanese tutto affari e libidine, a Jerry Calà, cantante da pianobar e  playboy  di provincia (" Non sono bello ma piaccio "), passando per una affascinante Stefania Sandrelli, giovane moglie annoiata, fino al già citato Garrone nei panni dell'avvocato Covelli, sono tanti i volti in cui
  VITTORIA CRISPO,  " FEMMENA " DI RAZZA Se ne andava mezzo secolo fa, il 24 dicembre 1973, una tra le più grandi, talentuose e gioiose caratteriste del cinema italiano in generale, di quello partenopeo in particolare. " 'U mamma miiia, che guaaaaio! " è una di quelle espressioni - con gli occhi rivolti al cielo e le mani giunte con forza in seno - che hanno reso Vittoria Crispo una presenza indimenticabile nello spettacolo del secolo scorso.  Corpulenta, materna o pettegola, maliziosa o ingenua, risoluta o disperata ha incarnato la donna popolare partenopea, passando dal teatro al cinema e alla televisione con grande disinvoltura. Fu in scena con Eduardo De Filippo nelle sue commedie più celebri, da "Napoli milionaria!" a "Questi fantasmi". Con Nino Taranto divise quinte teatrali e studi televisivi, ma è stato il cinema a consacrarla per sempre alla storia.  Vittoria Crispo in scena con Eduardo De Filippo. Memorabile nelle vesti della povera
 ENNIO DE CONCINI: IL "DOLCE" TRATTO DELLA VITA Una "penna" gentile, sottile e discreta. Un grande narratore che ha raccontato tutto col cuore. Ennio De Concini è forse poco ricordato, ma le sue storie parlano ancora oggi per lui. Il cinema l'ha fatto, bene, e per questo è stato anche premiato.  Da Dino Risi a Florestano Vancini, da Mario Monicelli a Pietro Germi - col quale vinse l'Oscar per il miglior soggetto e la migliore sceneggiatura di "Divorzio all'italiana" -, De Concini ha sperimentato tutto: il film avventuroso e il  peplum , il melodramma e la commedia all'italiana.  In alto, Ferruccio Amendola e Maria Fiore in "Quei trentasei gradini" (1984). In basso, Ferruccio Amendola col figlio Claudio in "Pronto soccorso" (1990).   Ma, a mio avviso, è con la televisione che ha dato il meglio di sé. Negli anni '80, infatti, Ennio De Concini ha firmato prestigiose fiction Rai quando ancora si chiamavano sceneggiati. D
 JOHN KITZMILLER: ATTORE PER CASO, FAMOSO PER MERITO Fu tra gli Americani che nel 1943 sbarcarono in Italia per liberarla dal nazifascismo, ma la sua "America" la trovò proprio qui. John Kitzmiller si ritrovò da un giorno all'altro sul grande schermo a impersonare ciò che era stato: un soldato. Nato nel Michigan centodieci anni fa - il 4 dicembre 1913 -, afroamericano, alto e prestante, John Kitzmiller si era laureato in ingegneria chimica e  aveva partecipato alla Seconda guerra mondiale come capitano dell' US Army , l'esercito statunitense.  Arrivato in Italia tra gli Alleati liberatori, decise di stabilirsi qui, collaborando come ingegnere alla Ricostruzione post-bellica. Ma il suo destino era il cinema. Carlo Ponti, grande produttore del Dopoguerra, vide in lui la persona adatta per interpretare Joe, un soldato afroamericano fuggito da un campo di prigionia tedesco in "Vivere in pace" di Luigi Zampa.  In alto, John Kitzmiller in "Vivere in pace&