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Visualizzazione dei post da agosto, 2022
GORBACIOV: L'UOMO DEL " WIND OF CHANGE " Era l'uomo della perestrojka e della glasnost' . L'uomo della rivoluzione sovietica responsabile di un radicale cambiamento della geografia politica e militare mondiale. La fine del mondo diviso in due, tra Usa e Urss, la conclusione della Guerra Fredda e del pericolo nucleare. Il crollo del Muro di Berlino, la riunificazione della Germania dell'Est con quella dell'Ovest. La fine della "cortina di ferro". Una rivoluzione al cui comando c'era lui, Mikhail Gorbaciov. Col suo volto rassicurante, a tratti anche simpatico, con la sua fede negli ideali del comunismo aveva promosso un processo di rinnovamento del sistema sovietico impensabile solo fino a qualche anno prima.  Era il 1986: appena eletto segretario del PC dell'Unione Sovietica, Gorbaciov diede subito segnali forti. Bisognava cambiare il volto dell'Unione Sovietica, lasciarsi alle spalle anni di disastri sociali ed economici, di sopr
 INGRID BERGMAN, SORRISI D'AMORE  Il suo sorriso e la sua bellezza rappresentavano la vera luce del cinema. Ingrid Bergman, per molti, è stato un esempio: di garbo, femminilità, dolcezza, passione. Eppure quella luce, sul suo volto di porcellana, non riuscì a nascondere le sofferenze e la preoccupazione per quel tumore che, a poco a poco, se la portò via nel giorno del suo sessantasettesimo compleanno, il 29 agosto 1982. Ma parlavo di sofferenze, perché la sua vita non fu semplice. Nata in Svezia, a Stoccolma, nel 1915,  Ingrid Bergman aveva appena due anni quando perse sua madre, e dodici quando venne a mancare anche il padre, venendo così affidata ai suoi zii. Suo padre fotografo e pittore, però, aveva fatto in tempo ad insegnarle una cosa: posare davanti ad un obiettivo. La piccola Ingrid trovò nella passione per l'apparire, per lo spettacolo e il teatro la forza di ribellarsi ai colpi del destino. Frequentò i corsi del Dramatiska Teater di Stoccolma e appena ventenne arriv
 GRAZIE, ENZO!  Se n'è andato anche lui, uno degli ultimi caratteristi di razza. Quelli che trovavi ovunque, in ruoli più o meno defilati, ma talmente costanti da risultare indimenticabili. Enzo Garinei, l'uomo dal sorriso semplice e dalle buffe orecchie a sventola è volato via a novantasei anni, compiuti da poco - era nato, a Roma, il 4 maggio 1926. Fratello dell'indimenticato Pietro Garinei, autore insieme a Sandro Giovannini di leggendarie commedie musicali, anche Enzo aveva calcato le più grandi arene teatrali, partecipando a molte pièce targate G&G come "Alleluja brava gente" e "Aggiungi un posto a tavola", assistendo al passaggio del testimone da Johnny Dorelli al figlio Gianluca Guidi, accanto al quale è stato "La voce di Dio" nelle ultime repliche andate in scena nella scorsa stagione. Ma sono stati il cinema e la televisione a decretarne la popolarità.  Col suo volto simpatico e distinto, su di un corpo esile e sempre elegante, En
 GENE KELLY, L'UOMO CHE DANZAVA (E CANTAVA) SOTTO LA PIOGGIA  L'ombrello nella mano sinistra e la destra aggrappata ad un lampione, sotto una pioggia scrosciante, cantando a squarciagola sopra una musichetta indimenticabile. Dire Gene Kelly significa dire pochi minuti di un film diventato leggenda. Perché magari molti non hanno mai visto " Singin' in the Rain " ("Cantando sotto la pioggia"), ma quella canzone, quella scena superba, di una folle danza magistralmente preparata ad ogni passo, la conoscono tutti. Eugene "Gene" Curran Kelly è stato il più grande artista del musical americano. Anche più di Fred Astaire, col quale lavorò e al quale, va detto, non riuscì a rubare del tutto la scena solo perché decise di lasciargli campo libero. Era la fine degli anni '60 quando Gene Kelly appese le scarpette da tip-tap al chiodo, per dedicarsi alla sola regia.  Gene Kelly nella celebre scena di "Cantando sotto la pioggia" (1952). La concl
 GABRIELE TINTI, STORIA DI SGUARDI ONESTI  Il suo volto non lo ricorda più nessuno, eppure i suoi occhi grigio-azzurri, il sorriso da ragazzo onesto ricorrono a più riprese in centinaia di pellicole. Erano gli anni '50, il decennio d'oro per il nostro cinema. Gabriele Tinti, giovanissimo, lasciò la sua Molinella, un borgo alle porte di Bologna - dove nacque novant'anni fa, il 22 agosto 1932 -, per giungere a Roma e diventare uno dei più promettenti attori italiani.  Lavorò con registi come Carlo Lizzani, tra "Cronache di poveri amanti" e "La banda Casaroli", con Luigi Zampa in "Anni facili", con Mastrocinque e Steno in brillanti commedie con Totò, come "Totò, lascia o raddoppia?", "La banda degli onesti" e "Letto a tre piazze".  In alto, Gabriele Tinti con Antonella Lualdi in "Cronache di poveri amanti" (1954) di Carlo Lizzani. In basso, con Totò ne "La banda degli onesti" (1956) di Camillo Mast
 LA TV DI ENZO TRAPANI: ALLEGRIA "NON STOP" Da "Senza Rete" a "Fantastico", dalle "corde" di Mina alle gambe di Heather Parisi, passando per "Non Stop", dove scoprì giovani talenti come Carlo Verdone e Massimo Troisi. Praticamente un mondo televisivo, fatto di sperimentazioni e improvvisazioni, di rischi e di vittorie. Enzo Trapani, quel mondo, dopo anni di successi, aveva deciso di lasciarlo, perché in esso non riusciva più a riconoscersi. Si era ritirato nella sua solitudine, fino a quando, nel novembre 1989, con un colpo di pistola volle mettere il punto anche alla sua esistenza.  Non sappiamo se la sua decisione fosse legata al lavoro o a qualcos'altro. Non sappiamo perché Enzo Trapani scelse quel finale. Così triste e malinconico rispetto a quello dei suoi programmi, pieni di musica, di battute, di risate. E con quell'infinita allegria, con la stessa gioia di divertirsi e sperimentare, vogliamo ricordarlo oggi, nel centesim
  VINCENZO TALARICO: UN UOMO DI "PAROLA" Sguardo strabico e severo, voce reboante, gesticolare nervoso e deciso. Questo è il fotogramma che il cinema ci ha lasciato di lui, ma circoscrivere Vincenzo Talarico alle sue performance attoriali sarebbe sbagliato. Perché per quanto il ruolo di "Principe del foro", presentato in diverse pellicole, gli sembrasse cucito addosso, e per quanto Giurisprudenza fu il corso di laurea che egli scelse all'università di Roma - città in cui si trasferì dalla natia Acri, nel cosentino, dove nacque il 28 aprile 1909 -, Vincenzo Talarico era un amante della letteratura e della parola. Per questo sapeva ben utilizzarla, costruendo e dando animo a fenomenali arringhe che sembravano reali, anche per via della sua enfatica interpretazione.  Vincenzo Talarico ne "Il vigile" (1960) di Luigi Zampa. Ma, come dicevamo, Talarico non era affatto un avvocato, bensì un giornalista. Nel 1943, fu lui a dare in anticipo la notizia dell'
 UN "SORPASSO" LUNGO SESSANT'ANNI: BUON FERRAGOSTO!  Era il 15 agosto 1962, giorno più, giorno meno, quando Dino Risi girò le primissime riprese di quello che sarebbe diventato un capolavoro: "Il sorpasso". Più che un film un documentario storico-sociale, un'analisi sociologica e antropologica del "Boom economico" e dell'Italia dei primi anni '60, quella della "Supercortemaggiore, la potente benzina italiana" e delle Fiat 600 sovraccaricate, tra uomini e bagagli, contro ogni legge di gravità. A raccontare quel Paese, quello delle autostrade ancora assenti (la A1, l'Autostrada del Sole, era in costruzione), sono le strade "consolari", che si riempivano di piccole e grandi auto, di camion coi rimorchi, di Lambrette, Vespe,   side-car  e qualche bicicletta. Loro, le "consolari", sono le vere protagoniste di un progresso che correva veloce, come le auto nei giorni di festa, verso freschi lidi e amene località m
 CIAO, ROSSANA! Era conosciuta come " Sora Garbatella ", un'istituzione del quartiere romano dove lei e il suo "bel" fratello erano cresciuti e dove lei ha sempre vissuto. Ma per tutti, per il cinema italiano, Rossana Di Lorenzo è stata una delle ultime esponenti di quella romanità verace e popolare, come la "buzzicona" Anna Longhi e la mitica "Sora Lella". Come la seconda, anche Rossana Di Lorenzo aveva un fratello celebre, mentre come la prima, si ritrovò quasi per caso sul set e grazie alla stessa persona: il grande Alberto Sordi. Rossana Di Lorenzo aveva visto entrare il cinema in casa sua negli anni '50, quando suo fratello, Maurizio Di Lorenzo, in arte Arena, divenne celebre con la trilogia di Risi sui "poveri ma belli", accanto a Renato Salvatori, Lorella De Luca, Alessandra Panaro e Marisa Allasio.  Perfino i suoi genitori, nel 1960, si affacciarono sul set, nel film prodotto e diretto dallo stesso Arena, "Il princi
ARRIVEDERCI, PIERO!  Distinto, elegante, serio ma non serioso. Sapiente ma non "saputo". Ha insegnato molto più lui, in oltre quarant'anni di "Quark" e "Superquark", che legioni di professori nelle scuole. Il segreto? Incuriosire, affabulare, captare l'attenzione con semplicità e arguzia. Dalla medicina all'antropologia, dalla musica - passione coltivata fin dalla gioventù, quando suonava il  jazz al pianoforte nei locali della sua Torino - alla fisica quantistica.  Lui che non aveva amato la scuola ma lo studio. Lui che aveva fatto per anni il giornalista (in radio prima, in televisione poi) e conosceva l'importanza della parola usata bene, soprattutto nella divulgazione, è riuscito ad inculcare nei giovani di diverse generazioni l'amore per la sapienza. Ora se ne è andato, con discrezione, senza clamori, come sapeva fare lui. E noi, sussurrando, senza disturbare troppo, vogliamo solo ringraziarlo, di tutto e per tutto. Arrivederci, Pi
 HENRY FONDA, L'EROE Era malato da tempo, conviveva con un pacemaker che cercava di "correggere" gli errori del suo cuore, ma la sua immagine di grande interprete, consacrata da un Oscar alla carriera appena un anno prima, non venne minimamente scalfita da quell'attacco cardiaco che se lo portò via, in un letto d'ospedale, il 12 agosto 1982. Da allora sono passati quarant'anni, ma Henry Fonda è ancora per tutti l'Eroe. Era il cinema dei western, di uomini coraggiosi, senza macchia e senza paura. Anche realmente esistiti come Abramo Lincoln, che Fonda fece suo in "Alba di gloria" di John Ford, nel 1939, affermandosi definitivamente nel panorama hollywoodiano, e non solo.  Nato in Nebraska, il 16 maggio 1905, Henry Fonda iniziò a fare teatro mentre studiava giornalismo all'università. Sbarcò a Broadway, capì che il palcoscenico era la sua strada e cambiò direzione alla sua vita. Il cinema di Hollywood lo chiamò subito e così per Henry Fonda ini
 "L'IMBATTIBILE" BINDA Chi è appassionato di ciclismo oppure semplicemente di storia (perché anche lo sport è storia) non può non essere affascinato dalle vite e dalle imprese di Gino Bartali, Fausto Coppi, Marco Pantani. Tutti diversi, tutti popolari, tutti imbattibili. Ma prima di loro c'è stato chi, per la sua tenacia, per la sua forza, imbattibile lo era con l'articolo determinativo davanti. "L'Imbattibile" era infatti l'appellativo con cui Alfredo Binda divenne celebre. La sua passione per la bicicletta nacque a Nizza, in Francia, dove il giovane Binda si trasferì da Cittiglio, nel varesotto - dove era nato centoventi anni fa,  l'11 agosto 1902 -, per lavorare.  Lì iniziò a spingere sui pedali e, chilometro dopo chilometro, vittoria dopo vittoria, se ne ritornò in Italia per diventare leggenda. Ciclismo su strada, ciclismo su pista. La Milano-Sanremo, il Giro di Lombardia, il Giro d'Italia, i colori della "Legnano" che dal
 NON SI PUÒ AFFERRARE UNA STELLA...MA UN'OCCASIONE SÌ! "Niente storie, favole e chimere, restiamo con i piedi per terra, non si può afferrare una stella". Edoardo Bennato ne sembrava convinto e noi non ci sentiamo di smentirlo, ma il punto qui è un altro. Quel che a noi interessa è che le stelle che il buon San Lorenzo -  celebrato oggi, 10 agosto, secondo il calendario cristiano - vorrà mandarci sotto forma di pioggia argentea siano abbastanza da soddisfare tutti i nostri desideri. L'estate, d'altronde, è quel periodo dell'anno considerato quale preludio a un nuovo inizio, anche più del 31 dicembre.   I mesi estivi sono quelli in cui ci si riposa, chi più, chi meno, in cui si riflette sulla propria vita e sulle proprie aspettative. Si va al mare, in montagna, si viaggia, si fa sport, si legge, ma soprattutto si sogna. Si immagina che, a settembre, al di là della fatica di riprendere il lavoro o gli studi, ci aspetti una nuova vita, piena di possibilità e di c
 SANDRO PATERNOSTRO: UN " BRITISH" SUI GENERIS "Qui Londra, vi parla Sandro Paternostro". Parole indimenticabili, come il suo volto sornione impreziosito dalla brillantina e da un paio di baffi ben curati sotto lo sguardo malandrino. Abiti eleganti, sgargianti, uniti ad una parlantina rigorosa ma non priva di humor : quello della Londra delle sue corrispondenze, e quello della natia Sicilia. La terra in cui nacque un secolo fa, il 9 agosto 1922, e dove mosse i primi passi come giornalista. Iniziò a "L'Ora" di Palermo, negli anni '40, trasferendosi successivamente a Roma, dove lavorò ancora per la carta stampata prima di approdare al Giornale Radio Rai e, successivamente, al Telegiornale nazionale. Da lì, l'inizio di una lunga carriera di corrispondente, passando dal sole d'Oriente (fu inviato dalla Cina, dal Vietnam durante la guerra) all'ombra del "Big Bang", sotto l'elegante pioggia inglese, discreta e insistente, un po&
 ADDIO, OLIVIA!  Gli occhioni languidi, la voce d'usignolo, la dolce Sandy. È inutile negarlo, Olivia Newton-John era rimasta per tutti quella timida ragazza degli anni '50 disposta a tutto pur di ottenere il "suo" Danny/Travolta in "Grease" (1978), un musical che ha segnato la storia del cinema e della cultura mondiali. Tant'è che Sandy, la dolce Sandy "acqua e sapone", sul finire del film, tirava fuori gli artigli, si scompigliava i capelli e cominciava a ruggire come una vera tigre.  Come in " Physical ", il singolo che, qualche anno dopo (1981) consacrò definitivamente la Newton-John alla storia musicale. E la stessa grinta, la medesima voglia di vivere, di gioire, di amare, nella scena, sul palco e nella vita, l'aveva dimostrata anche quando il cancro sembrò spegnerle il sorriso per sempre. Ma il sorriso di Olivia Newton-John è rimasto acceso. Ha combattuto, ha lottato con coraggio. Purtroppo non ce l'ha fatta, ma è riusc
 MARIA PARIS, MELODICA "REGINA"   Temperamento, calore, armonia, umiltà, umanità. Queste cinque parole sintetizzano, a mio avviso, il talento e la personalità di una artista che ha fatto grande la musica napoletana. Maria Paris ha rappresentato l'effige dei sentimenti, dell'allegria, della tenerezza. Una carriera piena di soddisfazioni, di luci, di musica, di successi, terminata per sua esplicita volontà, quando volle dedicarsi ai suoi affetti. Nata a Napoli il 6 agosto 1932, Maria Rosaria Pariso, in arte Maria Paris, iniziò ad esibirsi giovanissima, nel Dopoguerra.  Bella, generosa nelle forme e nella voce, così calda, esuberante e delicata, la Paris lavorò nel teatro di rivista, in radio, al cinema, dove recitò in "Tuppe tuppe, Marescià!" (1958) di Bragaglia, accanto a Roberto Risso e Lorella De Luca, cantando l'omonimo brano con cui si classificò seconda al Festival della Canzone Napoletana. Maria Paris, infatti, rimase per sempre legata a quel festiv
 5 AGOSTO 1962: LA MORTE DI MARILYN CHE FERMÒ  IL MONDO  "Gli uomini preferiscono le bionde" è forse tra i suoi film più celebri, anche più di "A qualcuno piace caldo", dove lei e Jack Lemmon rappresentavano - a mio avviso - l'immagine della Hollywood ironica e raffinata. Ecco, per capire quella "bionda" che nessuno può dire di non aver mai visto, bisognerebbe partire dalla fine: 5 agosto 1962, esattamente sessant'anni fa. L'estate, le vacanze al mare, un po' ovunque, un po' alla stessa maniera per tutti, per quanto un po' più povere o più ricche. Quel mondo lì si ferma, si ferma davanti ad una notizia che nessuno si aspettava. Quella di una donna trovata senza vita, riversa su un letto, nuda, avvolta nelle lenzuola e con la cornetta del telefono in mano. Marilyn Monroe, come in una scena di un film. Solo che quegli occhioni ammaliatori, sopra il sorriso da bellona senza cervello, non brillano della luce delle star, ma sono spenti.
 GIULIO GABRIELLI, UN UOMO DELLA MONTAGNA Era un giovane pieno di vita. Un alpinista, un amante della natura, un poeta. Un ragazzo forte e vigoroso rimasto tale per sempre. Perché aveva solo ventisette anni Giulio Gabrielli quando, il 12 agosto 1959, trovò la morte sulla Marmolada, in una spedizione resa difficoltosa dalle avverse condizioni meteo. Il 1° agosto aveva festeggiato il suo compleanno, inconsapevolmente l'ultimo. Oggi sarebbe stato il novantesimo. Gabrielli avrebbe forse avuto figli, poi nipoti, a cui raccontare le sue imprese seduto su una sedia a dondolo davanti ad un caminetto scoppiettante, oppure in mezzo al verde, su un prato o nei boschi.  Tutto ciò non è stato possibile. La montagna, da lui venerata, amata, difesa - fu tra i primi a parlare di rispetto dell'ambiente quando l'ecologia era ancora fantascienza - decise di accoglierlo nel suo "silenzio". Quel "suono vuoto" che tutti gli alpinisti come lui amano. E Gabrielli era un grande
 BUON COMPLEANNO, GIANCARLO!  Sguardo limpido e penetrante su un volto da sempre pieno di fascino. Dai tempi di Pasqualino Settebellezze, l'invenzione di "mamma" Lina che tenne a battesimo quel figlio nei "musicarelli" della Pavone, per poi unirlo per sempre alla Mariangela nazionale. Ma Giancarlo Giannini, con la sua folta capigliatura bianca, una leggera peluria candida sul mento e i suoi ottant'anni, segnato da qualche ruga in più ha conquistato quella bellezza che va ben oltre l'estetica, raggiungendo orizzonti sconfinati. E di orizzonti, Giancarlo Giannini, ne ha cambiati tanti.  Nato a La Spezia - il 1° agosto 1942 -, cresciuto a Napoli, diplomato perito elettrotecnico - l'elettronica è tuttora una sua grande passione - all'"Alessandro Volta", diplomato poi attore all'Accademia D'Arte Drammatica di Roma iniziò a lavorare in teatro giovanissimo. A consacrarlo al palcoscenico ci pensò Zeffirelli, affidandogli il ruolo di Rom