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Visualizzazione dei post da settembre, 2023
  NANNAR'È " Non recita, vive le parti che le vengono assegnate. È già un'attrice ". Era una ragazzina, eppure Silvio D'Amico, direttore della Scuola di recitazione Eleonora Duse (diventata poi l'Accademia d'arte drammatica che porta il suo nome), aveva già capito tutto. Perché Anna Magnani, " Nannarella ", non ha mai recitato. Ha sempre fatto sue quelle vite, quelle gioie e quei drammi. Ha prestato corpo, anima e voce a tante figure femminili, a storie di miserie e di abbandoni, di dolori e di speranze. A vite così simili alla sua: piene di emozioni ma anche di sofferenza. Un padre che non l'ha mai voluta, una madre che non l'ha amata abbastanza, costruendo una nuova famiglia con un nuovo compagno lontano da lei, affidata alla nonna e alle zie in una Roma povera e popolare - dove nacque il 7 marzo 1908. E poi gli amori, tanti, vissuti senza riserve.  Dal matrimonio col regista Goffredo Alessandrini alla travagliata relazione con Roberto
  ADDIO, PRESIDENTE! All'inizio, da ragazzino di quattordici anni, non lo avevo "digerito" per pura affezione a una foto. Quella foto, incorniciata di nero, accanto al Crocefisso, che ritraeva Carlo Azeglio Ciampi, prima nelle aule delle elementari e poi in quelle della scuola media. Quando, invece, nel maggio 2006, Giorgio Napolitano entrava al Quirinale, stavo per affrontare gli esami di licenza media, e, dopo qualche mese, mi sarei ritrovato la sua di fotografia, nella sala presidenza del Liceo.  Tuttavia, dopo un po', la sua figura, austera e ironica al tempo stesso, riuscì a conquistarmi per l' eleganza, la decisione e l'onestà, da convinto e serio comunista capace di riconoscere gli errori del Partito che l'aveva portato ai vertici della politica nazionale e internazionale, dalla Camera dei Deputati al Parlamento Europeo. Quando, poi, nel 2013, fu "implorato" di assumere per la seconda volta il suo incarico, avevo ventuno anni e ben altra t
  LA LEZIONE DI ZAVOLI "Oggi abbiamo bisogno di capire perché stiamo vivendo un tempo che, per molti versi, non ci piace." Parole che sembrano scritte appena ieri. Parole attuali e concrete, come il suo impegno nel mondo della comunicazione. Sergio Zavoli avrebbe compiuto cento anni oggi, eppure, sono certo, sarebbe stato sempre al passo coi tempi. Le sue inchieste, radiofoniche e televisive, sono ancora un esempio per chi si avvicina al giornalismo e vuole farlo bene. Dai racconti di vita delle monache di clausura agli albori degli anni'60, ai commenti sulle tappe del Giro d'Italia con il suo "Processo" fino alle inchieste de "La notte della Repubblica", tra luci ed ombre della storia del Novecento, Sergio Zavoli ha inventato una maniera nuova di approcciarsi alle cose, di raccontare la realtà, di contestarla se necessario, e di provare a cambiare quel che non va. Ecco, credo che in un tempo come quello che stiamo vivendo, la lezione di Zavoli pot
 UN TURCO NAPOLETANO: TOTO' MASCHERA E SERVITORE È vero, Eduardo Scarpetta la scrisse e tutti i più grandi attori partenopei l'hanno interpretata almeno una volta nella propria carriera: dai De Filippo (Eduardo e Peppino prima, Luca e Luigi dopo) ai fratelli Giuffré. Ma se "Un turco napoletano" - " Nu turco napulitano " nel titolo originario di Scarpetta - è oggi una delle commedie più amate e conosciute lo si deve senza dubbio a Totò. Nei panni di Felice Sciosciammocca, con il fez in testa e la battuta audace sempre pronta, il comico napoletano, magistralmente diretto da Mario Mattòli, riportò in auge la famosa maschera scarpettiana conferendole quel brio e quella modernità in più. Sono infatti trascorsi settant'anni - usciva nelle sale il 16 settembre 1953 -, eppure come tutti i film interpretati dal Principe De Curtis, "Un turco napoletano" conserva il fascino dell'immortalità e dell'eternamente esilarante.  Totò (Felice Sciosciammoc
 CIAO, FRANCO! " Felice di stare Lassù ", è proprio il caso di dirlo. Perché quel sogno " Nel blu dipinto di blu ", scritto in un momento di sconforto, e destinato a lanciare nel firmamento musicale italiano Mimmo Modugno, con le braccia aperte ad accogliere il meglio della vita, Franco Migliacci può adesso viverlo con tutto se stesso.  Illustratore e comparsa a Cinecittà per sbarcare il lunario, paroliere per destino vocazionale, Migliacci è "volato via" ieri, lasciando una scia di parole e musiche indimenticabili. Da " Tintarella di luna " per Mina ad " Ancora " per Eduardo De Crescenzo, da " Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte " per Morandi ad altri grandi successi di Modugno, Franco Migliacci ha raccontato sogni, emozioni, speranze. Attraverso i suoi testi è possibile conoscere una storia lunga più di sessant'anni, tra note e versi, sospiri e acuti, che ho ben raccontato qualche annetto fa, nell'articolo
  DON PUGLISI: IL SORRISO DELLA RIVOLUZIONE "Me lo aspettavo", disse sorridendo ai suoi assassini. Perché don Pino Puglisi sorrideva, sorrideva sempre. Anche davanti alla miseria della sua Brancaccio, periferia di Palermo, dove era nato, cresciuto e dove nel 1990 era stato nominato parroco della Chiesa di San Gaetano. La fame, il degrado, il male che imperversava nel suo quartiere don Puglisi li conosceva bene.  Ma lui non si indignava. O meglio, aveva un modo diverso di indignarsi: sorrideva. Sorrideva alla vita, alla sua missione sacerdotale, al suo compito di pastore d'anime, di educatore e insegnante. Don Puglisi lottava contro la Mafia, il clan dei Graviano che controllava il suo angolo di mondo, e sorrideva. Sorrideva ai suoi ragazzi, che trovavano in lui un punto di riferimento, un sostegno fisico e psicologico, un esempio di vita vera. Una vita in cui sorridere, sempre. E don Puglisi sorrideva, anche dall'altare quando attaccava apertamente la Mafia, oppure da
 AURELIO FIERRO,  CORE GRATO Metteva subito allegria, alla sola vista. Col suo faccione rotondo, dalla fronte spaziosa, e il sorriso disteso. Quando poi apriva la bocca e dava fiato ai polmoni, offriva il meglio di sé. E pensare che Aurelio Fierro, avellinese di Montella - dove nacque il 13 settembre 1923 -, era un ingegnere figlio di costruttori. Planimetrie, quartieri e palazzine da costruire mattone su mattone guidando schiere di manovali sembravano il suo destino. E invece, nel 1951, la vittoria a un concorso per voci nuove fece di lui uno dei più grandi, talentuosi e indimenticabili cantori della Napoli più bella.  Da " Scapricciatiello " a " Guaglione ", da " 'A pizza " a " Lazzarella ", dai musicarelli al cinema ai palcoscenici del Giappone (dove la sua fama è ancora viva), Fierro ha cantato amore, folklore, vita popolare, pregi e difetti di quella città di cui la musica ha sempre raccontato il meglio. Con le sue affabili corde, il ris
  PER ELISA Per Elisa, un fiore reciso con rabbia folle un caldo mattino di settembre di trent'anni fa. Per Elisa, la messa alla Chiesa della Santissima Trinità e il pranzo in campagna in famiglia che non c'è stato. Per Elisa, sedici anni e un volto da bambina, una esistenza stravolta dalla follia di un ragazzo, Danilo Restivo, che oggi sconta la sua pena fuori dai confini nazionali.  Per Elisa, tanti sogni sfumati quel 12 settembre del 1993, in un luogo di fede e di preghiera, in cui si sentiva sicura e dove invece ha incontrato il Male, quello vero. Il Male che l'ha offesa, umiliata, uccisa e occultata in quel sottotetto dove, il 17 marzo 2010, è stata ritrovata. Per Elisa, c'è stata giustizia ma non fino in fondo. Per Elisa, a Potenza, la sua città, ancora si piange e si supplica, con mamma Filomena e il fratello Gildo, affinché si sappia tutta la verità. Quella che si è portato nella tomba don Mimì, il parroco di quella Chiesa che, da poco, ha riaperto i battenti ai
 L'ARMISTIZIO DELLA STORIA  8 settembre 1943. L'Armistizio. Pietro Badoglio, maresciallo d'Italia, capo del Governo, comunica via onde radio le cessate "ostilità contro le forze anglo-americane". Gli italiani, quelli che la guerra l'hanno subita, più che voluta, pensano sia finito tutto, e invece no. Perché la guerra per l'Italia fascista ormai dissolta (dopo l'arresto di Mussolini del 25 luglio) continua affianco ai nuovi alleati, contro la Germania nazista di Hitler. Da quel momento, comincia il peggio.  Il Belpaese si divide in due: al Nord i nazifascisti con la Repubblica di Salò, al Sud gli anglo-americani. L'esercito italiano allo sbando mentre Badoglio e il re fuggono a Brindisi lasciando Roma in mano ai tedeschi. Le rappresaglie delle SS si susseguono in borghi e città mentre i partigiani si ritirano in montagna organizzando la Resistenza che permetterà, il 25 aprile 1945, di proclamare l'agognata Liberazione. La Seconda guerra mondiale
 BENVENUTI..."IL" CINEMA!  Ha scritto pagine e pagine di ironico realismo. Pagine di commedia pura, raffinata e intelligente. In coppia con Piero De Bernardi, Leo Benvenuti è stata tra le più brillanti "penne" che il nostro cinema abbia avuto.  Classe 1923, fiorentino di nascita ma romano per formazione artistica, Benvenuti iniziò la sua carriera come umorista per poi approdare al cinema dove incontrò De Bernardi dando vita ad un " tandem " tra i più longevi, che per più di mezzo secolo ha realizzato autentici capolavori, collaborando con registi come Zurlini, Monicelli, Lattuada, Germi, fino ad arrivare a Carlo Verdone (che "tennero a battesimo" con "Un sacco bello"). Attraverso il suo cognome - invito gioioso a buttarsi a capofitto negli anni più belli del cinema italiano - vi ripropongo un viaggio tra titoli, autori e attori di un tempo, ricordando anche altri gloriosi " team " di creatori nazionali, da Age & Scarpelli
 RENATO CASTELLANI: GLI OCCHI DELL'ANIMO  Occhi puntati sulla realtà, lieta o triste, comunque da raccontare. Tra Aldo Fabrizi bidello orgoglioso del figlio professore (che invece si vergogna del genitore) e una giovane Lea Massari che vede spezzarsi i suoi "sogni nel cassetto", morendo prematuramente dopo aver dato alla luce una figlia. Per non parlare del truce borsaro nero Sordi "sotto il sole di Roma" e di due straordinarie Giulietta Masina e Anna Magnani rinchiuse "nell'inferno" delle Mantellate per tristi vicissitudini personali. "Mio figlio professore", "I sogni nel cassetto", "Sotto il sole di Roma" e "Nella città l'inferno" sono solo alcune delle opere più celebri firmate da Renato Castellani, la cui cinepresa ha raccontato angoli lontani nel tempo ma pieni di temi e consuetudini ancora attuali. "Due soldi di speranza", con protagonisti una giovanissima Maria Fiore e l'esordiente ex
 "CI HAI ROTTO PAPA'": C'ERA UNA VOLTA L'"AUDACE" INFANZIA "Noi siamo gli Intoccabili, e voi ci avete rotto/ Voi vi chiamate grandi, ma vi pisciate sotto/ Voi che sapete tutto, a casa e alla Tv, ci avete rotto non ne possiamo più" . Quale ragazzino cresciuto tra la fine del secolo scorso e i primi del nuovo millennio non ha cantato almeno una volta questo celeberrimo ritornello? Specialmente se si ritrovava in quelle ingenue discussioni che ognuno di noi ha avuto coi propri genitori. "Ci hai rotto papà" usciva nelle sale italiane il 3 settembre 1993 e dopo trent'anni è ancora l'immagine più pura, limpida e irriverente dei bambini del tempo.  Il cast. Ragazzi che vanno a scuola la mattina, giocano al pallone il pomeriggio nel cortile di casa e la sera sperano di guardare alla Tv il proprio film preferito. Marco, Stefania, Fabrizio, Andrea, Paolo e Zibbo si radunano nell'abbandonato Cinema Esperia e fanno un giuramento solen
 ROCKY MARCIANO, UN'ESISTENZA "IN GUARDIA"  Era grande, grosso e rude. Gentile nell'animo. Imbattuto alfiere dell'arte "nobile" per definizione. Ancora oggi simbolo di uno sport che insegna a sopportare tutto, ma anche a reagire. Fisico tornito, da muratore per necessità e fame. Muscoli lavorati dalla fatica e dalle risse in strada, pane quotidiano per un italo-americano.  Nato a Brockton, in Massachussetts, un secolo fa - il 1° settembre 1923 -, figlio di emigrati italiani (padre abruzzese e madre campana), Rocco Francis Marchegiano si avvicinò alla boxe quando capì di avere un destro che non perdona e una forza sovraumana. Privo di grazia, lento nelle azioni, capace di incassare colpi fino all'inverosimile ma anche di picchiare giù duro, Rocco Marchegiano diventò Rocky Marciano, l'eroe della boxe , l' Hercules del XX secolo, laureandosi campione dei pesi massimi nel 1952, mettendo al tappeto il campione J. Joe Walcott. Fino al 1956, in ap