Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2021
 PRONTI PER RICOMINCIARE...BUON 2022! "Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi", scriveva Cesare Pavese e forse proprio per questo, quando arriva la fine dell'anno ci assale un po' di malinconia. Il 2021 non è stato di certo straordinario a livello globale. Il virus ci tiene ancora sotto scacco e, nonostante vaccini, timori e prudenza, sembra non volerci mollare. Eppure nella nostra individualità di singoli, l'anno che sta per terminare ci ha sicuramente regalato piacevoli istanti, gli "attimi" di cui parlava Pavese. Che poi siano ore, giorni o mesi poco importa. Ciò che conta è che ci siano stati e la speranza che pervade tutti è che possano essercene di nuovi. La speranza, appunto.  Il 31 dicembre è il giorno più speranzoso dell'anno. Tra un bicchiere di spumante e l'ennesima fetta di panettone (o di pandoro, secondo i gusti), aspettiamo con ansia la mezzanotte per fantasticare sul futuro, fare buoni propositi, prendere decisioni imp
CIAO, RENATO!  " 'Stu Cazzaniga! ", avrà esclamato o esclamerà il professor Bellavista/De Crescendo vedendoselo arrivare Lassù. Perché il dottor Cazzaniga, il capo del personale dell'Alfasud, al secolo Renato Scarpa, se n'è andato all'improvviso, senza neanche aspettare l'anno nuovo. Si sa, sono decisioni che non si prendono ma si accettano, ed è facile immaginare come l'abbia fatto lui: con rigore e serietà. Come quei personaggi, noti e meno noti, che Renato Scarpa ha portato sul grande schermo per decenni con professionalità, da buon milanese - era nato nel capoluogo meneghino il 14 settembre 1939 - trasferitosi a Roma per frequentare il Centro sperimentale di cinematografia.                                        Alto, distinto, grassoccio, dal volto ingenuo e dalla voce calda e pastosa, Renato Scarpa è passato con disinvoltura dal teatro alla televisione, a cui si è dedicato negli ultimi anni, ma è stato il cinema a consacrarlo al successo. Esordì
 RENATO RUTIGLIANO: DAL CABARET AL "BANCO LOTTO" DI BELLAVISTA -  "Merda fa settantuno!" -  "Veramente, io ho detto cacca!" -  "Fa sempre settantuno..."  A volte, bastano poche parole per passare alla storia, e accadde proprio così anche a Renato Rutigliano, attore napoletano protagonista, insieme alle leggendarie Nunzia e Nuccia Fumo, di una delle sequenze più belle del cult di Luciano De Crescenzo, "Così Parlò Bellavista" (1984). Rutigliano era l'impiegato del "banco lotto", ovvero della ricevitoria del lotto dove due anziane zitelle si recavano per "interpretare" numericamente un sogno fatto la notte precedente. "Non esistono i bersaglieri a cavallo!", dice Rutigliano dopo un'estenuante lotta verbale con le due vegliarde, vedendosi ingenuamente rispondere " e quello per questo è un sogno!".  Quell'esilarante siparietto teatrale - frutto della bravura dei suoi interpreti - consacrò
 LEI, MARLENE  Sensuale e dolce, gelida e ironica. Marlene Dietrich era un concentrato di fascino e contraddizioni. Le stesse che le consentirono di diventare ciò che è stata: una diva. Tra le più grandi, tra le più complesse. Come complessa fu la sua vita cominciata, appena fuori Berlino, il 27 dicembre 1901. Figlia di un ufficiale prussiano, Marie Magdalene Dietrich venne avvicinata dalla madre alla letteratura (si appassionò a Goethe), alla poesia e alla musica. Studiò fin da bambina le lingue (inglese e francese), imparò a suonare il violino e il pianoforte, e ben presto si appassionò al mondo dello spettacolo.  Cominciò con il  cabaret , esibendosi in teatro e ammaliando tutti con la sua bellezza e il suo talento vocale. Un suono roco, sensuale che ben presto divenne il suo punto di forza. Tra un palcoscenico e l'altro, iniziò anche a comparire sul grande schermo in alcuni film muti, ma la svolta arrivò nel 1929, quando incontrò Josef von Sternberg, che la scelse come protagon
 IL "TEMPO" DEI MIRACOLI: BUON NATALE A TUTTI!  "Sono tempi cattivi, tempi faticosi, dicono gli uomini. Viviamo bene e allora i tempi sono buoni. Noi siamo i tempi: quali noi siamo, tali sono i tempi". Scriveva così Sant'Agostino in un suo sermone. Il suo intento è quello di spiegare come "i tempi" siano lo specchio della nostra condizione personale. Se i tempi sono buoni o cattivi dipende sostanzialmente dal nostro stato d'animo e dalle nostre azioni. Certo, non tutto dipende da noi. Questo virus, ad esempio, con cui conviviamo da ben due anni, non l'abbiamo di certo voluto. Ma se, nonostante la sua presenza sia ancora consistente, la sua pericolosità si sta lievemente riducendo il merito è anche nostro.  Perché abbiamo capito che l'unica soluzione possibile fosse quella di stare attenti, di limitare i contatti quando non necessari (sebbene con dispiacere), di vaccinarci. Fare fronte comune contro il pericolo, pensando non solo alla propri
  I DUE MARESCIALLI: QUANDO LA COMMEDIA FA STORIA   "Forse hai ragione tu, in questo caos nessuno di noi è più quello che è veramente". Questa frase, a mio avviso, sintetizza lo spirito di un film che dovrebbe essere comico (e lo è) ma che in realtà cela, dietro gag e situazioni comiche, il dramma di un evento che, storicamente, aveva portato via certezze e punti fermi. Sto parlando de "I due marescialli", film che usciva nelle sale cinematografiche nazionali sessant'anni fa esatti, il 21 dicembre 1961, diretto da Sergio Corbucci e con protagonisti Totò e Vittorio De Sica. Il maresciallo Cotone (Vittorio De Sica) e Antonio Capurro (Totò) nella scena iniziale del film. Un maresciallo dei carabinieri (De Sica) e un ladruncolo da quattro soldi (Totò) che si ritrovano l'uno nei panni dell'altro. Siamo alla vigilia dell'8 settembre 1943: Badoglio rompe l'alleanza con i nazisti, il Re fugge a Brindisi e gli Alleati stanno per sbarcare a Salerno, mentre
 WALTER CHIARI, PARABOLA DI UN GENIO INCOMPRESO "Parlava, parlava, e, a differenza di quelli che parlano, parlano, diceva anche delle cose intelligenti". Con queste parole, il regista Dino Risi lo pennellò. Perché lui, "Il Walter", era così. Poteva parlare per ore ed ore, fare interminabili monologhi, dire cose apparentemente insensate, eppure, alla fine, qualunque fosse il pubblico (i telespettatori nelle loro case o le platee del varietà), nessuno andava mai via senza aver riso di gusto e senza aver capito la cosa più importante: la sua genialità. Forse era troppo geniale, "esagerato" in tutto. Troppo simpatico, troppo bello, troppo libero. Una esistenza "leggera", la sua, pagata a caro prezzo. Walter Chiari  era profondamente sensibile. Troppo anche in quello probabilmente, ma aveva anche la forza e l' abnegazione di chi era venuto fuori dal nulla, contando soltanto su se stesso.  Figlio di un sottufficiale di P.S. e di una maestra element
 VITTORIO MEZZOGIORNO, RIGOROSO ANTIDIVO  Schivo, riservato, a tratti anche timido. Non fu mai un esibizionista Vittorio Mezzogiorno, anche se nella sua breve ma intensa carriera avrebbe potuto permetterselo. Una fama, la sua, che raggiunse il successo anche all'estero, soprattutto in Francia, dove per alcuni anni visse. Ma ciononostante, il suo carattere, ombroso come il suo volto, tormentato come molti dei personaggi portati in scena (che fosse in televisione o al cinema) rimase sempre quello di un giovane studente napoletano - nacque a Cercola, alle porte del capoluogo campano, il 16 dicembre 1941 - che tra un esame di diritto e una capatina sul palcoscenico, capì soltanto dopo la laurea in Giurisprudenza di essere davvero interessato alla recitazione.  Frequentò a Napoli il "Teatro S." , recitando Beckett, e nel 1966 entrò a far parte della "Scarpettiana", sotto la guida di Eduardo De Filippo. Si trasferì poi a Roma, recitando con i fratelli Giuffré prima, 
 DESIO, L'ARDITO "PROFESSORE"  Sembrava eterno, invincibile. Aspro come le sue amatissime montagne, come i luoghi più affascinanti del mondo che, da geologo, esplorò per conoscerne la storia evolutiva. Sembrava eterno, eppure, anche per Ardito Desio arrivò il momento di andare via. Vent'anni fa esatti, alla lodevole età di 104 anni, il "professore", il capo spedizioniere che guidò i più grandi alpinisti nostrani alla conquista del K2, abbandonò per sempre scarponi e martello (quello da geologo) che gli avevano tenuto compagnia fino alla fine, guidandolo nei suoi studi. Perché di studiare, Desio, non si stancò mai.  D'altronde, aveva cominciato giovanissimo - era nato, a Palmanova, nel Friuli, il 18 aprile 1897 -, da studente e poi professore universitario di geologia, negli anni '30. Indossò gli scarponi, prese in mano carte e strumenti vari, e cominciò ad esplorare il globo in lungo e in largo. Dal mar Egeo alla Persia, dall'Etiopia all'Anta
 LUCIANO MARIN: IL VOLTO DI UN SOGNO Giovane e bello, come tanti attori più o meno conosciuti del meraviglioso cinema del Dopoguerra. Luciano Marin aveva il volto del bravo ragazzo. Sorriso sincero, capello imbrillantinato "ad onda", sguardo furbo, fisico prestante, divenne uno dei più celebri protagonisti dei fotoromanzi, come "Sogno" e "Grand Hotel": quelle storielle strappalacrime che le adolescenti o le giovani lavoratrici acquistavano sognando ad occhi aperti. Perché Marin era quello che si sarebbe definito il "fidanzato ideale".  A renderlo tale, però, non era soltanto la sua figura slanciata e distinta, ma anche la sua spontaneità recitativa. Sul grande schermo ci arrivò per caso, come molti altri attori della sua generazione (da Antonio Cifariello a Raf Mattioli, passando per i "poveri ma belli" Maurizio Arena e Renato Salvatori), scoperto da Pietro Germi che lo volle nel suo "L'uomo di paglia", nel 1958.  In alto,
 CIAO, LINA!           È volata via stanotte, in silenzio. Una contraddizione se si pensa alla sua personalità, così estroversa e " caciarona " come si dice nella sua amata Roma, dove era nata - il 14 agosto 1928 - e dove ha visto crescere la sua passione per l'arte. Una passione tanto forte quanto personale, che le ha permesso di rendere gloria ed onore al cinema italiano nel mondo. Forte come la sua esistenza di donna tenace, anticonformista, che strizzava l'occhio al surreale e al grottesco, come quei film dai titoli lunghi tanto quanto i suoi successi. Con "Mimì metallurgico ferito nell'onore" (1972) e "Travolti da un insolito destino" (1974), Lina Wertmuller consacrò la coppia Giancarlo Giannini- Mariangela Melato agli altari della celebrità, e con "Pasqualino Settebellezze" - sempre interpretato dal suo "pupillo" Giannini - si guadagnò la prima candidatura agli Oscar data ad una regista.  Ma la sua vicenda artistica ha
 VALERIA VALERI, ENERGIA IN SCENA Ironica, sorridente, elegante, raffinata ma anche esuberante. Valeria Valeri ha incarnato l'artista eclettica per eccellenza. Muovendosi con disinvoltura dal comico al drammatico, dal palcoscenico alla televisione, ha saputo regalarci momenti di spettacolo indimenticabili, dosando con gusto competenza e passione. Una passione coltivata fin da giovanissima nella sua Roma - dove nacque l'8 dicembre 1921 -, diplomandosi in recitazione sotto la guida di Elsa Merlini. Il suo debutto avvenne nella Compagnia di Laura Carli nel 1948 e da lì il palcoscenico divenne la sua dimora. Per oltre cinquant'anni, dal Dopoguerra ai primi due decenni del nuovo millennio, Valeria Tulli - questo il suo vero nome - calcò i palcoscenici di tutta Italia, dividendo la scena con artisti del calibro di Gino Cervi e Andreina Pagnani, ma soprattutto con la Compagnia Attori Associati, fondata da Ivo Garrani, Giancarlo Sbragia e dal suo grande amore, Enrico Maria Salerno.