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Visualizzazione dei post da agosto, 2023
  JOHN FORD, IL "MAESTRO" DEL WESTERN  Spettacolari Canyon , praterie sconfinate. Mandrie bovine e violenti (secondo le leggende "bianche") pellerossa. Assalti alle diligenze e scazzottate nei Saloon . In azione, eroici cowboy senza macchia e senza paura, come l'unico, l'inimitabile John Wayne. Dal bianco e nero al colore. Questo era il suo mondo.  Un mondo in cui vivere storie appassionanti, fatte di leggi e di colt, di assassinii e di paesaggi dorati dal sole al tramonto. Di cavalcate spettacolari. John Ford ha fatto del film storico e di quello avventuroso pane quotidiano, ma è stato di sicuro il western a consacrarlo alla leggenda.  In alto, John Wayne in "Ombre rosse" (1939). In basso, in "Sentieri selvaggi" (1956). Dal muto al sonoro al film in technicolor, John Ford ha posato il cappello su una cinepresa che ha raccontato storie vere e immaginarie, racconti letterari e personaggi storici, il tutto con attenzione maniacale, con psi
 GIACOMO RONDINELLA,  NAPULE COMM'ERA "Penzo a Napule comm'era, penzo a Napule comm'è" . La sua voce, calda e sentimentale, riporta indietro nel tempo e nello spazio. All'epoca di " Munasterio 'e Santa Chiara ", lanciata proprio da lui nel 1945 sui palcoscenici della rivista. Giacomo Rondinella, napoletano verace - benché nato a Messina un secolo fa, il 30 agosto 1923 -, figlio di artisti napoletani, aveva la musica e il canto nel destino. Diplomato all'Istituto nautico, membro del battaglione "San Marco" durante la Seconda guerra mondiale, aspirante boxeur d'infelice successo, aveva fatto di tutto per accontentare i suoi e lasciar perdere il mondo dello spettacolo. Ma fu la musica a chiamarlo. Nel 1944, un concorso a Radio Napoli e l'inizio di una carriera stupefacente, tra Italia e Stati Uniti, addolcendo gli animi con le sue "corde" affabili e gentili. Dalla rivista con Galdieri (autore di " Munasterio &#
 PEPPINO DE FILIPPO... E HO DETTO TUTTO! Bistrattato, sottovalutato, oscurato dal profondo "ego" del fratello maggiore, ha dimostrato di avere più stoffa dei suoi altrettanto illustri fratelli. Peppino De Filippo ha affrontato tutto: teatro (alto e basso), cinema, televisione. Ha portato in scena Molière, ha fatto ridere lasciandosi umiliare da Totò in leggendarie pellicole dirette da registi quali Steno e Mastrocinque, si è divertito con i telespettatori più piccoli inventando il celeberrimo cameriere di se stesso, Gaetano Pappagone.  Ma ha anche gestito una compagnia teatrale tutta sua, dopo aver lasciato quella dei "De Filippo" a seguito del noto litigio del '44 col fratello Eduardo, portando in scena commedie scritte di suo pugno e grandi lavori teatrali partenopei. Il cinema, poi, oltre alle "avventure" con Totò, l'ha visto cimentarsi col comico e col drammatico, passando dal "musicarello" di Fizzarotti a Federico Fellini, con l'
DAVANTI ALLA KOSCINA...UN MONDO!  Tutto è lecito " davanti alla Koscina ". Ne sembrava convinto l'integerrimo vigile Celletti/Sordi, quando si ritrovava al cospetto della spumeggiante attrice alla guida senza patente, lasciandola libera di recarsi alle prove de "Il Musichiere", dal cui palcoscenico, davanti a 18 milioni di spettatori, Sylva Koscina l'avrebbe ringraziato pubblicamente. Ne "Il vigile" di Zampa, dove la bella Sylva interpretava se stessa, si concentra la plateale dimostrazione di cosa sia stata per il pubblico italiano. Un sogno dalle lunghe gambe e dagli occhi seducenti, un simbolo di femminilità audace e ironica, dolcemente sciocca e pretestuosa.  La "commedia all'italiana", tra ragazzotti prestanti in cerca di avventure e mariti cornuti, fece di Sylva Koscina la "bambola" sexy , fustigatrice della società borghese e pudica fino all'eccesso. Eppure, ella sembrava destinata a tutt'altro. Da quella che
 GIORGIO ALBERTAZZI, LA NATURA DELL'ARTE "Io non recito, io sono". Rivendicava con orgoglio dopo anni e anni di esperienza spesi per dimenticare la recitazione. Allievo di Visconti, toscano di Fiesole, dove venne alla luce un secolo fa, Giorgio Albertazzi ha trascorso la sua lunga e intensa esistenza in scena.  Attore di grido, teatrante di fama, interprete di personaggi iconici - il suo Jekyll fu uno dei più pregevoli lavori televisivi della Rai delle origini -, ha saputo trasformare la tecnica in talento naturale. Giorgio  Albertazzi era bravo così come era bello. Preparato ed elegante, seduttore e perfezionista. Tecnica recitativa e natura si fondevano in lui piacevolmente, in una amalgama che ha fatto la gioia del cinema e della televisione, ma soprattutto del teatro, dietro il cui sipario Giorgio Albertazzi visse le sue ultime grandi emozioni prima che il suo cuore smettesse di battere una mattina di maggio del 2016. Non sopportava la vecchiaia, e a novant'anni
VACANZE ROMANE: UNA FAVOLA DA (RI)VIVERE Una favola moderna. Talmente moderna da essere diventata un classico. Un film senza tempo, dove il bianco e nero congela il passato in un eterno presente in cui le principesse fuggono dalle responsabilità e i "principi" sono uomini comuni, affascinanti e mascalzoni.  "Vacanze romane" di William Wyler compie settant'anni - venne presentato ufficialmente al Festival di Venezia il 20 agosto 1953. La storia della giovane principessa Ania che, ignorando l'etichetta, si concede una giornata in libera uscita per le vie dell' Urbe  incontrando sul suo cammino Joe Bradley, spiantato giornalista americano a caccia di scoop , rapisce immediatamente tutti coloro che sanno emozionarsi senza vergogna. Dai Fori Imperiali al Colosseo, da Via Margutta alla Bocca della Verità passando per Trinità dei Monti, Ania e Joe, anime scontente delle proprie vite, si incontrano, si sfruttano a vicenda (l'uno per dare una svolta alla prop
 BUON COMPLEANNO, GIANNI! Golden Boy , ragazzo d'oro. Un soprannome che è una garanzia. Quasi un attestato di stima e fiducia perpetue, anche se ormai ha i capelli bianchi e otto decenni di vita sulle spalle. Ma i piedi no, quelli sono stati sempre liberi. Liberi di condurre il pallone in rete, ovunque si trovasse: dall'Oratorio Don Bosco della natia Alessandria al San Siro di Milano. Da rampante quindicenne in serie A con l'Alessandria a centrocampista del Milan - più che una squadra una casa, un rifugio.  Fantasista di spicco, leggiadro e intelligente, elegante e deciso, Gianni Rivera ha fatto del calcio più di uno sport. Una forma d'arte, un modo in cui esprimere passione e desiderio. Desiderio di vincere. La leggendaria rivalità con l'Inter di Sandro Mazzola e le spettacolari vittorie. Campione italiano, campione europeo e intercontinentale. Sei tra Coppe Italia e Coppe dei Campioni. Vincitore del "Pallone d'oro" nel 1969, dopo sei anni di militanz
  SPEGNIAMO LE MENTI, ACCENDIAMO L'ANIMA: BUON FERRAGOSTO! "Bisogna creare luoghi per fermare la nostra fretta e aspettare l'anima", scriveva il grande Tonino Guerra. Ebbene sì, bisognerebbe davvero creare delle aree di sosta in cui ristorare le nostre anime dalle fatiche quotidiane. Va bene l'estate, le vacanze, il mare e il riposino pomeridiano prima di una serata danzante al chiaro di luna. Ma tutto questo crea, volenti o nolenti, stress congeniti.  Ore in coda in autostrada, corse agli aeroporti, carico e scarico bagagli, pensieri negativi legati al lavoro o allo studio che ognuno di noi si porta in spalla, come una lumaca la propria casa. Dunque? Bisogna necessariamente trovare un luogo qualunque, fisico o mentale, in cui sottrarre cinque minuti al tempo ingrato delle "vacanze intelligenti" - spesso brevi e funestate dal mal tempo o dal mal d'auto. Personalmente, care lettrici e cari lettori, credo che proprio oggi, 15 agosto, al termine di pran
 NUNZIA FUMO: "D'ARGENTO" VESTITA   Figlia d'arte, sui palcoscenici dall'infanzia, dalle commedie di Eduardo al teatro di Nino Taranto, Nunzia Fumo è diventata vecchia calcando prestigiose quinte e consacrandosi alla fama nazionale col cinema, nel ruolo della vecchietta nubile e svampita in coppia con la sorella minore Nuccia.  Nunzia Fumo (a sinistra) con la sorella Nuccia in "Così parlò Bellavista" (1984) di Luciano De Crescenzo. Indimenticabile in "Così parlò Bellavista" il siparietto al "banco lotto" con Renato Rutigliano, e la truffa ai danni dell'ATAN (l'azienda del trasporto pubblico locale) ne "Il mistero di Bellavista", entrambi diretti e interpretati da Luciano De Crescenzo. Spaccato di una Napoli popolare, genuina e geniale come l'arte di questa grande attrice partenopea. Per ricordare Nunzia Fumo nel centodecimo anniversario della nascita vi ripropongo l'ampio articolo dedicatole lo scorso anno, n
  AUGURONI, RON! Musica, recitazione, parole, emozioni. Settant'anni di vita vissuti sul filo delle sensazioni più vere. Cantautore e poeta, attore e compositore, Rosalino Cellamare, per tutti Ron, ha fatto delle emozioni la sua arma vincente. Pavese di nascita (di Dorno), pugliese d'origini, amico di Lucio Dalla e coautore di alcuni dei suoi brani più belli (da " Piazza Grande " a " Attenti al lupo "), ha scritto, ha cantato, ha vinto, eppure è rimasto sempre un passo indietro.  E non di certo per mancanza di talento (tutt'altro) ma probabilmente per volontaria scelta etica. Singoli e album di successo, colonne sonore per il cinema, Ron non si è fatto mancare nulla ma ciononostante non ha mai fatto troppo per mettersi in mostra. Tuttavia non ce n'è stato bisogno, vista la sua lunga e leggendaria carriera vissuta con umiltà ma non priva di sprizzi di luce e celebrità. Da " Il gigante e la bambina " a " Vorrei incontrarti fra cent'a
 GRAZIE DI TUTTO, ANTONELLA! Questa sera, nel profondo blu del cielo, tra tante stelle cadenti ci sarà una "stella" più luminosa. Pronta a farsi ammirare come un tempo, quando il suo talento, la sua bellezza e la sua umiltà ne avevano fatto una giovane antidiva. Amata, ammirata, lodata, Antonella Lualdi aveva conservato nel tempo quel desiderio di riservatezza che le era sempre stato negato dai paparazzi, intenti a coglierla in dolci effusioni col bel Franco Interlenghi.  Il loro fu un grande amore, sbocciato sul set e nutrito per più di mezzo secolo (salvo un periodo di lontananza), proseguendo nei ricordi anche dopo la scomparsa del celebre "Sciuscià", nel 2015. Un matrimonio coronato da due figlie (Antonellina e Stella) e da tanti film girati in coppia. Sguardo languido, lineamenti accennati, eleganza, charme . Per Antonella Lualdi questo era solo un dono di natura, coltivato da grandi registi (da Lizzani a Bolognini) che fecero di lei una ragazza speciale, timid
 ELENA FABRIZI: PILLOLE DI ESISTENZA UMANA Sul suo volto rotondo e pacioso, le rughe segnavano il ritmo di una vita intensa e faticosa.  Per Elena Fabrizi, per tutti "Sora Lella", sorella minore dell'indimenticato Aldo, la dolcezza arrivò al crepuscolo, dopo aver ingoiato tanti bocconi amari. Classe 1915, ultima di sei figli, orfana di padre a due anni, Elena Fabrizi venne praticamente cresciuta dalla madre e dal celebre fratello primogenito in una Roma inimmaginabile per chi la vede ora. Quella di Campo de' Fiori, dei fruttaroli e degli artigiani, dei vetturini come suo padre, e della saggezza romana in parole e sapori. Elena Fabrizi amava recitare.  E non tanto per particolari doti artistiche. Lei amava farlo perché la sua vita si svolgeva su un perenne palcoscenico: quello della quotidianità. Fatta di un marito, di figli (e poi nipoti) da accudire, di pranzi luculliani da preparare a base di amatriciane e abbacchi scottadito. Dalla trattoria a Campo de' Fiori
  SEMPLICEMENTE, MARISA MERLINI  Delle attrici, spesso, si tende a sottolineare la bellezza più che il talento. E ancor più di frequente, si tende sempre a collocarle in secondo piano rispetto agli attori. Ebbene, Marisa Merlini bella lo era, nella sua verace genuinità romana, e per quanto la sua carriera si concentri in ruoli di "carattere", la sua bravura riusciva a scalzare anche protagonisti di primo piano come Totò, Vittorio De Sica o Alberto Sordi. Nata un secolo fa, il 6 agosto 1923, nel quartiere Monteverde, Marisa Merlini si abbandonò alla luce dei riflettori dopo essere stata scoperta da Macario, che la fece esordire al Teatro Valle nel 1941. Tra gloriose riviste con Totò e la Magnani (di cui fu grande amica e superba imitatrice) e sotto la direzione di Garinei & Giovannini, la Merlini mostrò la sua esuberante e spontanea comicità sul palcoscenico prima di diventare una vera "prima donna". Però, attenzione: prima donna in un senso molto, ma molto parti
 GALEAZZO BENTI, ECCENTRICO GAUDENTE  Il viveur di provincia, ricercato nel vestire, col foulard al collo, i baffetti a punta di forbice e i capelli imbrillantinati. Nobile debosciato, alla ricerca di avventure goliardiche, tra conquiste femminili e partite a poker. La maschera del gagà , o più precisamente del dandy - come sottolineava lui - fu per Galeazzo Benti, brillante attore degli anni '50, croce e delizia. Dopo gli esordi nella rivista e lo sbarco al cinema accanto a Totò diretto da registi come Steno e Comencini, il conte Bentivoglio, erede di un antico e nobile casato, partì per il Venezuela pur di riuscire a trovare occasioni migliori per dimostrare il proprio talento attoriale, liberandosi di quei panni che lo avevano di fatto imprigionato.  Le cose non andarono come sperava, e dopo trent'anni tornò in Italia, tra cinema e televisione, riportando in auge una versione "matura" di quei personaggi di una volta, interpreti di un certo modo di vivere spensie
 CIAO, IDRIS!  Il suo sorriso bianco è un fermoimmagine indelebile nelle nostre teste. La sua autoironia afro-italica - gambiano di nascita, senegalese d'origini ma bresciano d'adozione - ne ha fatto un personaggio molto amato. Giornalista sportivo, laureato all'Università per Stranieri di Perugia, sfegatato tifoso della Juventus, sugli spalti, con le cuffie in testa e la sciarpa bianconera al collo, Idris ha commentato decine di partite in diretta con "Quelli che il calcio", storico programma Rai che lo lanciò negli anni '90 come una celebrità.  Da lì, il passo fu breve e quel simpatico uomo dal profilo scuro e dalla battuta chiara e pronta arrivò anche al cinema (nel ruolo di se stesso in "Tifosi" di Neri Parenti) e alla televisione, con le fiction (da "Pazza famiglia" con Montesano a "Butta la luna" con Fiona May). Ma Idris ha soprattutto popolato gli studi televisivi d'Italia, dalle reti nazionali alle emittenti locali, do