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 GIACOMO RONDINELLA, NAPULE COMM'ERA



"Penzo a Napule comm'era, penzo a Napule comm'è". La sua voce, calda e sentimentale, riporta indietro nel tempo e nello spazio. All'epoca di "Munasterio 'e Santa Chiara", lanciata proprio da lui nel 1945 sui palcoscenici della rivista. Giacomo Rondinella, napoletano verace - benché nato a Messina un secolo fa, il 30 agosto 1923 -, figlio di artisti napoletani, aveva la musica e il canto nel destino. Diplomato all'Istituto nautico, membro del battaglione "San Marco" durante la Seconda guerra mondiale, aspirante boxeur d'infelice successo, aveva fatto di tutto per accontentare i suoi e lasciar perdere il mondo dello spettacolo.




Ma fu la musica a chiamarlo. Nel 1944, un concorso a Radio Napoli e l'inizio di una carriera stupefacente, tra Italia e Stati Uniti, addolcendo gli animi con le sue "corde" affabili e gentili. Dalla rivista con Galdieri (autore di "Munasterio 'e Santa Chiara") e Garinei & Giovannini al cinema e al Festival di Napoli, dove la sua elegante figura, la sua prestanza e il suo canto soave ne fecero una delle immagini più belle della Napoli del Dopoguerra. Un mondo a cui Rondinella rimase legato per sempre, con le sue formidabili interpretazioni, da successi musicali come "Malafemmena" di Totò (che fu il primo ad incidere nel 1951) a liriche e sonetti. Lo stesso mondo da cui si congedò nel febbraio 2015, ridestando in donne e uomini dai capelli bianchi ricordi lontani nel tempo ma vicini nel cuore. Pensieri e sentimenti che si riaccendono ancora oggi, riascoltando quelle vecchie canzoni e ripensando a quella "Napule comm'era" e come, purtroppo, più non è.

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