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Visualizzazione dei post da novembre, 2022
 CARLO LEVI, MEDICO D'ANIME L'anima non è affar del medico, a differenza del corpo. Eppure lui, forse perché non era solo questo, riuscì a leggere nel cuore della gente, a ritrarre emozioni, speranze, desideri e sofferenze di popoli afflitti. Con la penna o col pennello, Carlo Levi ha raccontato drammi, illusioni e bisogni della povera gente del Sud, cercando di sostenerla, di alleviare le sue sofferenze come un bravo medico. Perché il dottor Carlo Levi, ornato d'alloro nel 1925 alla Facoltà di Medicina dell'Università di Torino - città in cui nacque centoventi anni fa, il 29 novembre 1902 -, capì ben presto che la sua vocazione era ben altra, ma riuscì a suo modo a curare le persone, le loro anime affrante, a denunciare ingiustizie e disparità sociali.  Quando, negli anni '30, il suo impegno politico antifascista lo portò al confino obbligato nelle desolate terre della Lucania orientale, tra Grassano e Aliano, nella provincia di Matera, Carlo Levi si ritrovò davant
 CICCIO BARBI: IL VOLTO BUONO DELL'ANTAGONISTA Del grande popolo dei caratteristi, Ciccio Barbi è forse quello meno ricordato, ma non per mancanza di professionalità o per scarse doti artistiche. È stato l'inesorabile trascorrere del tempo a cancellare dalla memoria un nome che, al pari di Mimmo Poli, Luciano Bonanni e Nando Bruno ha incarnato alla perfezione quelle figure un po' marginali, ma perennemente presenti in piccole e grandi pellicole.  Piemontese, di Trofarello, Alfio Francesco Barbi - per l'anagrafe - nacque il 19 gennaio 1919  e iniziò a muovere i primi passi in palcoscenico, tra rivista e avanspettacolo, spesso condividendo la scena con mostri sacri della comicità popolare, come Totò e Macario. Sarà però il Dopoguerra, tra commedie farsesche e parodie, a fare di Ciccio Barbi un valido caratterista cinematografico. Affetto da calvizie, grassoccio, dal volto gaio e rubicondo, esordì sul grande schermo accanto ad Anna Magnani e Nando Bruno ne "L'onor
 SCHULZ, UN SOGNO A FUMETTI Un mondo fantastico fatto di battute sarcastiche e perle di saggezza. Un mondo fatto di piccoli personaggi animati in grado di far riflettere sul bene e sul male con il sorriso. Un mondo creato ex nihilo da un adulto rimasto nel profondo bambino. Perché Charles M. Schulz e il suo "pupillo" Charlie Brown non erano poi così diversi. Impacciati, timidi e introversi ma decisi a credere nei propri sogni a qualunque costo, anche quando essi sembrano irrealizzabili.  Un secolo fa, in Minnesota, il "papà" dei Peanuts (Charlie Brown, Snoopy, Lucy, Woodstock, Linus e company ) iniziava quel percorso di vita che lo avrebbe portato, nel 1950, a disegnare le celebri strisce a fumetti che per ben mezzo secolo (fino alla sua scomparsa, nel febbraio 2000) vennero pubblicate senza sosta su riviste e quotidiani di tutto il mondo. Ancora oggi, Charlie Brown, "il bambino dalla testa rotonda", il suo fedele amico a quattro zampe Snoopy, l'amico
 NOSCHESE, LA PUREZZA DI UN VOLTO PER CENTOMILA  Geniale, camaleontico, apparentemente privo di una propria personalità - forse proprio ciò che desiderava -, ha saputo indossare panni, volti, sorrisi, espressioni di tanti. Ma quella di Alighiero Noschese, la sua vera "anima" racchiusa in mille smorfie, in mille personaggi sapientemente presentati in leggendarie trasmissioni Rai, come "Doppia coppia", forse nessuno, tranne i suoi familiari e gli amici più stretti, l'ha mai conosciuta. Quell'anima nata novant'anni fa, il 25 novembre 1932, a Napoli, e incarnatasi nei corpi e nei volti di Alberto Sordi, Mike Bongiorno, Giulio Andreotti, Enza Sampò, Ruggero Orlando, perfino Aldo Moro: quell'imitazione che avrebbe dovuto presentare in Tv nel 1978, negli stessi giorni in cui il presidente della Dc venne rapito e assassinato.  Doveva essere il ritorno in grande stile - dopo un periodo di assenza - di Alighiero Noschese, pentito studente in Legge che grazie a
 ACHILLE LAURO, 'O COMANDANTE   Il Comandante. Una definizione che spiega molto più di un saggio storico o sociologico. Perché Achille Lauro, 'O Comandante Lauro, è stato molto di più di un personaggio affascinante e ambiguo. Presidente del Napoli Calcio, sindaco di Napoli negli anni '50, promotore di un processo di sviluppo e ricostruzione edilizia di dubbia correttezza e onestà, proprietario della più grande flotta europea, Achille Lauro ha indubbiamente segnato la storia nazionale in generale, quella napoletana in particolare. Nato a Piano di Sorrento alla fine del diciannovesimo secolo, figlio di un modesto armatore, iniziò a occuparsi di navi come "mozzo" sulle imbarcazioni paterne.  Dopo la scomparsa prematura del genitore, Achille Lauro riuscì a tirar fuori il carattere e la faccia tosta tali da permettergli di costruire e ricostruire più volte il suo impero. Pioniere armatore con la nave "Iris", già ricchissimo nell'era fascista, Achille Lau
 FRANCESCO ROSI: L'ESERCIZIO DEL DUBBIO "Bisogna creare una certa distanza dagli avvenimenti per poterli leggere meglio e anche per poter accogliere quante più nozioni possibili per avvicinarsi alla verità". E da quella distanza - giusta come il dubbio di un bravo cronista - Francesco Rosi ha saputo osservare, raccogliere notizie, verificare ipotesi, proporre tesi, mettere in dubbio. Ecco, nei film di Rosi il dubbio che le cose non stiano come sembrano, che la verità sia qualcosa di diverso è senz'altro il fulcro di tutto. Francesco Rosi nasceva un secolo fa - il 15 novembre 1922 - a Napoli, lì dove vennero alla luce il suo estro, la sua fantasia e quel profondo senso del dovere con cui ha saputo dipingere con arguzia, competenza, anche testardaggine, affreschi poco limpidi - in tutti i sensi - del nostro Paese.  "Penna" prodigiosa passò dalla carta stampata al teatro e al cinema, barcamenandosi tra articoli e sceneggiature, prima di esordire dietro la macch
 ELIO PETRI: IL SEGNO DI UN'EPOCA   Il volto scavato e lo sguardo severo di Gian Maria Volonté, le musiche di Ennio Morricone, la regia di Elio Petri. Potrebbe essere questa la definizione di cinema d'impegno: quel particolare genere di film che, negli anni '70, si poneva come obiettivo quello di smuovere le coscienze, di raccontare la realtà, anche nei suoi angoli più bui. E Elio Petri, come Francesco Rosi, Damiano Damiani e Carlo Lizzani, non fece altro che denunciare una società fortemente funestata dall'ossessione del potere, dalle ingiustizie sociali.  Classe 1929, romano, Elio Petri si appassionò al cinema e al giornalismo fin dall'adolescenza. Iniziò come aiuto-regista e sceneggiatore per Giuseppe De Santis, in capolavori come "Roma ore 11" e "Un marito per Anna Zaccheo", per poi esordire dietro la macchina da presa nel 1961 con un poliziesco dal forte taglio psicologico, "L'assassino", con Marcello Mastroianni. Sarà però il
 ANIME, SOLE E SORRISI: LA FELICITA' DI UN LUOGO "TRISTE" Non ci riesco. So che non per tutti è così, e lo capisco, ma per me il cimitero non è mai stato un luogo triste, anzi. Il mio approccio col 2 novembre è sempre stato quello di una comune "festa". Molto spesso, quando ero bambino, a scuola facevamo "ponte" tra il 31 e il 2 - specialmente se l'ultimo giorno di ottobre capitava di giovedì o di venerdì. Si trattava della prima "sosta" dell'anno scolastico, preludio alle lunghe vacanze natalizie del mese successivo. Ma il motivo per cui andare a far visita ai miei cari defunti era una "festa" è un altro. Ho avuto la sfortuna di crescere senza i miei due nonni, Andrea e Nicola. Uomini che, nei racconti delle mie grandi nonne, Assunta e Rosa, assumevano le vesti di supereroi.  Mi piaceva ascoltare la loro storia, conoscere le loro vite. Ero curioso di sapere se somigliavo loro almeno un po', nel volto e nei gesti. Per qu