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Visualizzazione dei post da giugno, 2021
 MAGALI NOËL, LA VENERE D'OLTRALPE In lei si fondevano oriente e occidente, sole e luna, bellezza e fascino, sensualità e ironia. Perché Magali Noël non è stata soltanto una donna piena di grazia e talento. È stata anche un simbolo di fusione di culture ed etnie. Nacque infatti in Turchia, il 27 giugno 1931, da genitori francesi. Nel suo sguardo, tagliente come una lama e splendente come i diamanti più pregiati, si celava l'anima di un' artista poliedrica, in grado di cantare e ballare oltre che di recitare. Iniziò la sua carriera come artista nei café-chantant parigini, poi passò al teatro e alla rivista, dove ottenne grande successo. Ma la vera fortuna arrivò negli anni '50, quando il suo fisico statuario e i suoi occhi ammaliatori approdarono sul grande schermo. Il suo primo film importante fu il poliziesco "Rififi" (1955) di Jules Dassin, che la impose come interprete di rilievo nel suo paese. Ma il suo volto da " femme fatale " divenne tra i pi
 JACK LEMMON, LA COMMEDIA IN UN VOLTO Bello, brillante e buffo. Tre "B" che - a mio avviso - sintetizzano appieno la sua figura d'uomo e d'artista. Certo, sembrerebbe riduttivo per un divo pluripremiato interprete delle più belle commedie americane del secolo scorso, eppure Jack Lemmon può essere davvero racchiuso in questi semplici aggettivi. Nel corso della sua lunga carriera, iniziata negli anni '50, Lemmon ha indossato le maschere più intelligenti del cinema hollywoodiano. Il suo nome è indissolubilmente legato al regista Billy Wilder, per il quale fu protagonista di pellicole memorabili come "A qualcuno piace caldo" (1959), con Marilyn Monroe, e "Irma la dolce" (1960), con Shirley MacLaine. Da sinistra, Tony Curtis, Marilyn Monroe e Jack Lemmon in "A qualcuno piace caldo" (1959) di Billy Wilder. La sua prima passione fu però il teatro. Proprio sul palcoscenico, quando era ancora un giovane studente all'Università di Harvard,
 DHIA CRISTIANI: SUADENTI EMOZIONI La voce, nel cinema, ha sempre avuto un ruolo preponderante. Non solo perché ci consente di vedere un film straniero pur non conoscendo la sua lingua d'origine, ma anche perché proprio con essa un personaggio acquisisce precise sfumature, in grado di consegnarlo alla storia. Ebbene, un secolo fa esatto, nasceva "l'anima" di gran parte delle dive del secolo scorso, ma anche di numerose attrici nostrane: Dhia Cristiani.  La sua storia cominciò al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dove giunse dalla natia Dovadola, in Romagna, diplomandosi e intraprendendo la sua carriera come attrice. Graziosa, delicata non solo in voce ma anche in volto, la Cristiani iniziò con il teatro. Lavorò con  Andreina Pagnani e Carlo Ninchi, e prima della Seconda guerra partecipò a numerose pellicole tra cui "Ossessione" (1943) di Visconti, accanto a Massimo Girotti.  Dhia Cristiani con Massimo Girotti in "Ossessione" (1943) di L
 CARLO DAPPORTO, GIOIOSO VIVEUR DA PALCOSCENICO   Un sorriso splendente sotto gli occhietti vispi e le sopracciglia diabolicamente arcuate. La testa imbrillantinata, lucida ed elegante come gli abiti sfoggiati ad ogni occasione. Carlo Dapporto era così: un concentrato di allegria e stile, propri di quell'arte che negli anni '30 lo aveva visto emergere nei panni di viveur dalla battuta pronta, ammiccante e bugiardo, ma sempre raffinato e mai volgare. Sui palcoscenici e nei locali della riviera ligure, dove nacque, nella "città dei fiori", il 26 giugno 1911, Carlo Dapporto mosse i primi passi di una carriera che lo avrebbe portato lontano, cantando, ballando, recitando e raccontando gustose barzellette. Lui, figlio di un calzolaio e di una casalinga, dopo aver compiuto i mestieri più disparati, consacrò se stesso all'arte del palcoscenico, trasferendosi a Milano con la speranza di conquistare tutti col suo fascino. Carlo Dapporto con Delia Scala in "Giove in d
 PETER FALK, SGUARDO D'ARTISTA  È entrato nelle nostre case per anni, col suo impermeabile beige e lo sguardo torvo, con la sua aria trasandata e il fiuto infallibile e continua a farlo ancora oggi, visto che proprio di recente il tenente Colombo è tornato con le sue indagini sulle reti Mediaset (Rete 4 e Top Crime). Sembra quindi strano, a pensarci, che siano passati dieci anni dalla scomparsa di Peter Falk, visto che il suo personaggio è ancora qui. Spesso mi è capitato di fare zapping e imbattermi nel suo volto sorridente dominato da quello sguardo disincantato e particolare, dovuto a quell'occhio di vetro che, a causa di un tumore, fu costretto ad indossare fin da quando aveva tre anni. Ma fu proprio lo sguardo a conferire un carattere inconfondibile ai suoi personaggi. Nato a New York, il 16 settembre 1927, Peter Falk iniziò la sua carriera in teatro, a Broadway, dopo un corso di recitazione e un passato da impiegato. Le sue prime interpretazioni si collocano tra gli anni
  LEA PADOVANI: BELLA, LIBERA, FIERA  Era tornata in scena, tra alti e bassi, da pochi anni e si stava preparando per "L'imperatrice della Cina" di Ruth Wolff, con cui si sarebbe dovuta esibire al Festival di Todi, ma il tempo non glielo consentì. Il 23 giugno 1991, infatti, Lea Padovani se ne andò, portata via da un attacco cardiaco che pose fine ad una vita vissuta all'insegna della passione e della libertà. Una vita cominciata il 28 luglio 1920, a Montalto di Castro, figlia di un ferroviere che proprio non voleva accettare che lei, ragazza di buona famiglia, si "perdesse" nei meandri dello spettacolo. Ma Lea Padovani lottò per i suoi sogni. Frequentò l'Accademia d'arte drammatica, lavorò in teatro, passando dalla rivista musicale al teatro classico, poi comparve svariate volte sul grande e sul piccolo schermo, passando con disinvoltura da ruoli impegnati a leggeri grazie al suo talento recitativo. Fu però soprattutto il teatro a consacrare Lea Pad
 ELISA CEGANI: GARBO D'ALTRI TEMPI Bella e raffinata. Sofisticata nella sua semplicità. Come quel cinema in bianco e nero di cui fu protagonista: delicato e appassionato proprio come lei. Elisa Cegani aveva la grazia e lo charme tipici di quei film. Che si trattasse di una commedia, di un film in costume o di un dramma, il suo fascino si univa ad una recitazione sempre misurata. L'arte, probabilmente, era nel suo destino.  Dopo aver viaggiato per l'Europa, per approfondire i suoi studi linguistici, Elisa Cegani venne notata nel 1935 a Torino - dove era nata il 10 giugno 1911 - dal regista Carl Theodor Dreyer, che stava per realizzare un film in Africa. La pellicola non vide mai la luce, ma passò poco tempo prima che qualcun altro la notasse. Durante un soggiorno a Roma, infatti, Alessandro Blasetti, "Il regista con gli stivali", ne rimase folgorato. Così, col nome d'arte di Elisa Sandri, entrò di diritto nella storia del cinema, divenendo ben presto la "
 GIULIO MARCHETTI, L'ELEGANZA DI UN SORRISO Alto, elegante, sorridente. Brillante come quei personaggi portati in palcoscenico per più di vent'anni. Raffinato come le sue caratterizzazioni cinematografiche: ruoli marginali, per lo più comici,  resi visibili dalla sua presenza e dalla sua prestanza fisica. Giulio Marchetti è uno di quegli artisti caduti nell'oblio del tempo, nonostante una lunghissima carriera probabilmente "predestinata". Egli era infatti figlio d'arte. Suo padre era un direttore d'operetta e di rivista, sua madre una soprano. Nacque il 9 giugno 1911, a Barcellona, dove la compagnia paterna era impegnata in una tournée .  Giulio Marchetti, tuttavia, visse in Italia, dove rientrò con la famiglia prima dello scoppio della Prima guerra mondiale. Studiò in un collegio, a Bologna, fino alla licenza liceale, e per quanto i genitori volessero avviarlo ad una professione "solida", lui decise di seguire le loro orme. Capì ben presto che i
  THEA PRANDI, LA VOCE DELL'AMORE   Fu uno dei grandi amori di Eduardo, la madre del suo erede artistico, ma fu prima di tutto una donna bella, solare, dalla voce melodiosa. La stessa che narrava le vicende di "Napoletani a Milano" (1953), perla cinematografica del Maestro De Filippo. Una delle poche occasioni in cui è possibile ancora oggi ascoltare la sua voce. Perché Thea Prandi, nativa di Alba, nel cuneese - dove nacque il 25 novembre 1925 -, di modesta estrazione sociale, iniziò la sua carriera nello spettacolo come cantante.  La sua anima canora, infatti, si legò nei primi anni '40 al Trio Primavera, un terzetto che faceva il verso al celebre Trio Lescano. Assieme ad Isa Bellini e Wilma Mangini, Thea Prandi diede prova delle sue qualità artistiche in due film: "L'allegro fantasma" (1941) di Amleto Palermi, accanto a Totò, e "Una famiglia impossibile" (1940) di Carlo Ludovico Bragaglia, in cui le tre si esibivano in alcuni brani. Da sinist
  ANTHONY QUINN, AUTENTICO MITO  "Devi essere autentico, anche a costo di perdere il pubblico". Recitare per lui era questo: essere autentico. Portare tutto se stesso nel personaggio, attraverso un processo di immedesimazione totale. Anthony Quinn non recitava, "era". Fisico possente, lineamenti virili in un volto scuro e torvo, specchio delle sue origini. Nacque infatti a Chihuahua, in Messico, il 21 aprile 1915, da padre di origini irlandesi e madre messicana, fuggiti negli Stati Uniti dopo aver partecipato alla Rivoluzione. Il seme della ribellione, probabilmente, attecchì anche dentro di lui, visto che la sua vita, fin da ragazzino, fu molto movimentata. Dopo la morte del padre, quando aveva solo nove anni, lasciò la scuola per mantenere la famiglia. Fece i mestieri più disparati, poi tentò con la boxe, con la scultura (fu allievo di Frank Lloyd Wright) fino a scoprire il mondo dello spettacolo con un corso di recitazione che lo catapultò sul palcoscenico. In te
 BUON COMPLEANNO, MARINA! " 'O programm' 'e chitemmuort' te l'aggio miso...che cazz' ti manca? E dici che nun vuoi fatica'! ". Parole indelebili nella memoria. Un attacco di collera che vale forse buona parte della riuscitissima pellicola. Ma il merito del successo di Rachelina, personaggio chiave del film cult di Luciano De Crescenzo, "Così parlò Bellavista", è tutto della sua interprete: Marina Confalone. Settant'anni oggi, gran parte dei quali passati su un palcoscenico, salvo qualche fortunata apparizione cinematografica e una capatina sul piccolo schermo.  L'ultima pochi mesi fa, nei panni di Olga, la simpatica madre snob di Mina Settembre/Serena Rossi, nella fiction Rai tratta dai romanzi di Maurizio De Giovanni.                                                                             Marina Confalone nella celebre scena della lavastoviglie in "Così parlò Bellavista" (1984) di Luciano De Crescenzo.            
 GIANNI MECCIA, NOVANT'ANNI DI "LEGGEREZZA" Erano melodie orecchiabili, testi ingenui e forse anche sdolcinati per i gusti di qualcuno, però erano anche lo specchio di un'epoca. L'Italia degli anni '60, quella che correva "a tutto gas" a bordo della 600 pagata a rate, con un mangiadischi applicato sotto la plancia di guida (le autoradio mangiacassette arrivarono dopo) ascoltando magari un suo 45 giri. Perché Gianni Meccia, novant'anni oggi, è proprio tra coloro che in un Paese che voleva far scomparire le ombre della guerra alle "luci" del "Boom", scriveva e cantava parole d'amore, di leggerezza, di sogno.  È stato proprio lui il primo a fregiarsi del titolo di cantautore, termine coniato appositamente da Vincenzo Micocci, all'RCA, per lanciarlo come cantante, quando Meccia si trasferisce Roma dalla natia Ferrara - dove è nato il 2 giugno 1931 - e dopo aver tentato di sfondare nel cinema. La musica l'aveva già nel