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Visualizzazione dei post da maggio, 2022
 ADDIO A CIRIACO DE MITA: L'ULTIMO LEADER DELLA DC  Ci provò, fino alla fine, ma i suoi propositi non valsero a molto. Ciriaco De Mita provò a rafforzare e modernizzare la Democrazia cristiana. Arrivò nelle sue fila, nella corrente "Sinistra di base" (quella finanziata da Enrico Mattei, presidente e fondatore dell'Eni) negli anni '50, dopo una laurea in Giurisprudenza. Da quel momento, la politica divenne la sua vita. Nominato segretario, nel 1982, e poi presidente (fino al 1992) del partito cattolico, presidente del Consiglio dei ministri dal 1988 al 1989, De Mita si ritrovò ad agire nei tumultuosi anni del cambiamento, tra la fine della Guerra Fredda e il dissolversi dell'Urss grazie alla politica di Gorbaciov.   Provò a cambiare le cose nella Dc. Cercò appoggi con socialisti (nell'era Craxi), liberali, democratici e comunisti. Tentò di stabilizzare il governo nazionale favorendo quelle alleanze e quei progetti che avevano visto battersi in prima person
  ENRICO BERLINGUER, GLI IDEALI DI UN SECOLO  Era la politica del "fare", quella degli ideali incrollabili e degli atti concreti, della democrazia e della cooperazione. La politica fatta di avversari, non di nemici. Lui e Aldo Moro furono l'esempio vivente che una collaborazione tra persone di idee e posizioni differenti fosse possibile, raggiungendo un accordo negli interessi dell'Italia. Enrico Berlinguer è stato uno dei pilastri della politica nazionale nei primi quarant'anni di storia repubblicana . Un  leader  carismatico, un uomo perbene, intelligente, colto. Un comunista che seppe prendere le distanze dalle direttive dell'URSS affinché il Pci potesse raggiungere quella autonomia decisionale che prese il nome di "eurocomunismo". Di origini nobili, figlio di un massone socialista, Enrico Berlinguer nacque un secolo fa, il 25 maggio 1922, in Sardegna, a Sassari.  Dopo la maturità classica si iscrisse all'università nella sua città natale, all
 FRANCESCO DE ROSA, PARABOLA DI UNA "MASCHERA" PERDUTA - " 'A Poma', so' Felice!"  - " Sì, e beato te che sei felice!" Questo scambio di battute al telefono tra Armando Feroci detto "Er Pomata", interpretato da Enrico Montesano, e il suo amico Felice, interpretato da Francesco De Rosa, è forse uno dei più celebri di "Febbre da cavallo", il cult diretto da Steno nel 1976. Ma quella ironica risposta di Montesano, ironia del destino, si trasformò in un involontario sfottò nei confronti di un attore verso cui la vita, probabilmente, non fu troppo magnanima. Perché Francesco De Rosa, caratterista napoletano, avrebbe compiuto oggi settant'anni - era nato il 25 maggio 1952 - se solo non si fosse tolto la vita, il 2 dicembre 2004, impiccandosi nel suo appartamento nel centro storico di Perugia. De Rosa è stato forse uno degli ultimi eredi della tradizione artistica partenopea,  portando sul grande schermo personaggi che, già all
 GIOVANNI FALCONE, IL SORRISO DELLA GIUSTIZIA "Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine / appunti di una vita dal valore inestimabile". Le parole di "Pensa" di Fabrizio Moro sono il segno di ciò che uomini come lui hanno lasciato. Perché se è vero che la morte, apparentemente, cancella d'un tratto una persona, trasportandola nella sola dimensione del ricordo, è anche vero che solo in quella dimensione tale persona può davvero raggiungere l'eternità. Giovanni Falcone morì in ospedale il 23 maggio 1992, dopo che cinquecento chili di tritolo, posizionati su un tratto dell'autostrada che dall'aeroporto di Punta Raisi conduce a Palermo, nei pressi di Capaci, fecero saltare in aria le due Fiat Croma su cui viaggiavano lui, sua moglie Francesca Morvillo, l'autista Giuseppe Costanza e i ragazzi della sua scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Tutti morti, eccezion fatta per l'autista del giudice - che aveva lasciato la guida a
 LUIGI CALABRESI, ALL'OMBRA DEI RICORDI Se si volessero sintetizzare in una sola parola gli anni '70, quelli dello stragismo, dei delitti politici, del "colpirne uno per educarne cento", della "strategia della tensione", del terrorismo di destra e di sinistra e delle BR, credo che il termine più adatto sarebbe questo: distruzione. Distruggere anni di lavoro e di fatica per ricostruire un Paese uscito fuori dalla guerra con le ossa rotte ma, in quel momento, in grado di correre i cento chilometri verso il progresso. Alla fine degli anni '60, il "Boom Economico" era ormai al tramonto. Nelle teste dei giovani, oltre le canzonette " beat " c'erano idee rivoluzionarie. Idee, per la maggiore, del tutto pacifiche. Idee volte ad un cambiamento sociale ancor più radicale, in termini non solo di costumi ma di diritti sociali. Accanto a questi, impegnati in proteste più o meno violente (le lotte studentesche tra i "figli di papà" e
 PIPPO BARZIZZA, "PRODIGI" DI NOTE   Era un "maestro" vero. Di quelli che sapevano insegnare. Insegnare a divertirsi, a sognare, a gioire. Erano gli anni '30, quelli del Fascismo e dell'autarchia, ma dai microfoni dell'Eiar, il maestro Pippo Barzizza e la sua orchestra sapevano consolare il popolo con quelle melodie ispirate alle "proibite" musiche d'oltreoceano. Il jazz , lo swing , accompagnarono Barzizza lungo tutta la sua esistenza, dai locali genovesi alle tournée mondiali. Si dice che imparò la musica a soli sei anni, prima ancora di saper scrivere. Si diplomò precocemente in violino per poi imparare a suonare, da solo, molteplici strumenti, passando dal pianoforte alla fisarmonica e ai fiati, specialmente il sax . E proprio i fiati, così "estranei" alla musica del tempo, divennero la presenza costante nelle sue orchestre, prima la Blue Star, poi la Cetra.  Dai locali notturni della sua Genova - dove nacque il 15 maggio 190
 UMBERTO BINDI: LE NOTE DEL CUORE "Ovunque sei, se ascolterai". Non posso non attingere al testo di una delle sue canzoni più celebri per rivolgermi a lui. "Il nostro concerto", Umberto Bindi, la "scuola genovese" e gli chansonnier degli anni '60. Avrebbe compiuto novant'anni oggi - era nato il 12 maggio 1932 - se fosse ancora qui tra noi. Ma "lontano", in verità, lo era stato già prima di andarsene, in difficili condizioni economiche e con problemi al cuore. Perché Umberto Bindi non ebbe quello che avrebbe meritato. Elegante, distinto, una voce e un talento musicale senza pari, arrivò sulla scena alla fine degli anni '50. Prima di Tenco, prima di Paoli, il vero "rivoluzionario" genovese della musica fu lui. Con quell'aria triste e pensosa, cantore dei sentimenti con "Arrivederci" e "Amare te" oppure ancora "Il nostro concerto", attraverso una sinfonia di note e parole - spesso quelle del c
 RAIMONDO VIANELLO, UN SECOLO DI STILE Di lui ho sempre ammirato l'eleganza, l'ironia " british " e quella faccia declinata in espressioni "da tonto" nelle commedie farsesche degli anni '50 e '60. Di lui ho apprezzato la capacità di far sorridere portando in scena se stesso, soprattutto in coppia con la sua dolce metà nelle tragicomiche vicende coniugali di "Casa Vianello". Perché Raimondo Vianello non si poteva non apprezzare. Era un artista e un signore, un comico e un presentatore, un marito petulante, un appassionato di sport (con trascorsi agonistici in gioventù). Un amore sconfinato per il calcio. Una passione seconda solo a quella per la sua "Sandrina", conosciuta nel mondo della rivista e del varietà, dove lui approdò alla fine degli anni '40. Figlio di un ufficiale della Marina Militare, Raimondo Vianello nacque a Roma un secolo fa, il 7 maggio 1922.  Si laureò in Legge, ma capì ben presto che alla toga preferiva altr
  CIAO, LINO!    Non si è mai mostrato troppo. Ha sempre tenuto fede alla sua immagine di uomo perbene, timido, riservato. Come Giorgio, il giovane ebreo innamorato e perseguitato nella Ferrara dei primi anni '40, quella nazifascista e antisemita de "Il giardino dei Finzi Contini", il celebre romanzo di Bassani portato sul grande schermo nel 1970 da Vittorio De Sica - che gli valse un David di Donatello. Ruolo con cui ancora oggi era identificato da tutti. Lino Capolicchio ha avuto una carriera lunga e ricca di soddisfazioni. Nato a Merano - il 21 agosto 1943 -, cresciuto a Torino, si formò artisticamente a Roma, all'Accademia d'arte drammatica. Il suo battesimo artistico avvenne sul palcoscenico del "Piccolo" di Milano, con Giorgio Strehler, e da quel momento il teatro divenne il suo habitat naturale. Ma la notorietà di Capolicchio - oltre che attore, anche sceneggiatore, regista e docente al Centro Sperimentale di Cinematografia -, come dicevamo, è le
 "LA RONDINE": VENT'ANNI DI UN GARRITO D'AMORE E POESIA Nessuno mi toglie dalla testa che sia andata così. Sono convinto che Mango abbia scritto una delle sue canzoni più celebri ammirando "il cielo sopra Sant'Antuono". Lo stesso pezzetto di cielo che, fin dall'infanzia, ammiro anch'io, abitando a pochi passi da quella che era casa sua, in via Sant'Antuono, nel centro di Lagonegro, città in cui Pino Mango - perché noi compaesani lo abbiamo sempre chiamato così - nacque e vide crescere il suo talento. Pochi giorni fa, ammirando quel pezzetto di cielo, ho ripensato a "La rondine" (link al video  https://youtu.be/6hX-5NAp41I ), il famoso brano che Mango pubblicò esattamente vent'anni fa, il 3 maggio 2002, come estratto dell'album "Disincanto" - che uscì alla fine dello stesso mese.  Di rondini, in questa porzione di cielo, se ne possono ammirare tantissime fin dalla fine d'aprile. Da ragazzino, il canto di questi
   SERGE REGGIANI, UN " ITALIEN " D' OLTRALPE Dovremmo essere un Paese molto più riconoscente verso i propri figli. Perché è vero che Serge Reggiani si formò nei teatri parigini e trascorse praticamente tutta la sua vita lì, ma era pur sempre italiano. Si chiamava infatti Sergio Reggiani ed era nato a Reggio Emilia un secolo fa, il 2 maggio 1922. Lasciò tuttavia la città natale a soli otto anni, quando suo padre, militante antifascista, decise di riparare con la famiglia in Francia per sottrarsi alla durezza del Regime. Così nacque "Serge" Reggiani, tra la Normandia e Parigi, città in cui si formò la sua coscienza antifascista e socialista - da buon emiliano.  Nella  Ville Lumière , tuttavia, si formò soprattutto come attore. Frequentò fin da giovanissimo il teatro, scoperto da Jean Cocteau, e seguì i corsi del prestigioso  Conservatoire national supérieur d'art   dramatique . Poi, l'approdo al cinema, dove si fece notare alla fine degli anni '40 in
  LAVORATORI "VISIBILI" E "INVISIBILI", BUON PRIMO MAGGIO! "Mentre voi dormite, La Trippa lavora!", gridava a squarciagola Totò, molestando gli inquilini del suo stabile nel cuore della notte, nei panni di un ex bersagliere in lista alle elezioni politiche. Quel film ("Gli onorevoli" di Sergio Corbucci) lo conoscete sicuramente tutti, come l'ironica battuta sul suo stesso nome, "La Trippa". Ovvero una ingenua strizzata d'occhio al fatto che di notte "la trippa", ovvero la pancia, lavora. Mi è venuta in mente questa scena pensando al senso della Festa del Lavoro, che si celebra oggi, primo giorno del mese di maggio.  Perché è vero che si tratta di una data simbolica, che unisce tutti, ed è anche vero che sono molte le persone costrette a lavorare anche in questa giornata. Ma è pur vero che esiste un lavoro silenzioso, proprio come quello che "la trippa" fa in fase di digestione o di riposo del corpo. Sto parla