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Visualizzazione dei post da gennaio, 2019
 EMILIO ALESSANDRINI: IL VOLTO ONESTO DELLA LEGGE Quarant'anni fa, Milano venne avvolta da una insolita "nebbia": era fatta di rabbia, incredulità e tristezza. Perché il 27 gennaio del 1979, Emilio Alessandrini, Sostituto Procuratore al Tribunale di Milano, veniva freddato con otto colpi di pistola, mentre era fermo ad un semaforo nella sua auto. Aveva appena accompagnato suo figlio a scuola e stava per recarsi in tribunale. Con quello sguardo onesto, da padre amorevole, nascosto dietro un paio di occhiali dalle lenti ampie, Emilio Alessandrini era un uomo che amava il suo lavoro. Era arrivato a Milano nel 1968, in un periodo non facile. Erano gli anni in cui si cominciava a parlare di terrorismo, stragismo di massa e delitti politici. Dal 1972 aveva preso in mano le indagini sulla strage di Piazza Fontana - la prima grande strage italiana - portando all'incriminazione di Franco Freda e Giovanni Ventura.  In seguito si batté in prima linea contro il terrorismo
LA MEMORIA È L'UNICO VACCINO CONTRO L' INDIFFERENZA   "La memoria dovrebbe essere spontanea". Diceva così Indro Montanelli, dimostrandosi leggermente contrario all'elogio delle ricorrenze. Senza dubbio, non basta una data simbolo per poter permettere al mondo di conoscere e - soprattutto - non dimenticare drammi come quello che si ricorda oggi, 27 gennaio. La fine dell'Olocausto - lo sterminio degli ebrei operato dai nazifascisti - è una di quelle commemorazioni obbligate. Un giorno in cui nessuno può non fermarsi a riflettere su quanto accaduto in passato. La data - stabilita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel 2005 - ricorda la liberazione del campo di prigionia di Auschwitz, in Polonia, avvenuta ad opera delle truppe dell'Armata Rossa, nel 1945. Da ben quattordici anni tutto il mondo, in questa data, ricorda con documentari, film, cerimonie istituzionali, progetti nelle scuole e mostre, le vittime di quell' atroce carnefici
OTTANT'ANNI FA NASCEVA IL "SIGNOR G": "DATE FIDUCIA ALL'AMORE, IL RESTO È NIENTE" È stato un grande protagonista del secolo scorso. Un attore, un conduttore, un musicista, un cantante, un paroliere. In altre parole, un "drago". Proprio come il "Cerutti Gino", quello dell'omonima "Ballata" che spopolava nelle radio di tutta Italia nel 1960.  Tutti lo ricordiamo così, Giorgio Gaber: sorridente, beffardo, seduto su uno sgabello con la sua inseparabile chitarra. Quello strumento che, regalatogli dal padre per riabilitarlo dopo una brutta malattia - una paralisi al braccio sinistro, conseguenza di una poliomielite -, indirizzò quel giovane ragazzo sulla strada giusta, quella che lo porterà a diventare un uomo, anzi, un "signore": il "Signor G". Amante del jazz e del rock 'n roll, cominciò ad esibirsi come musicista nella sua Milano. Collaborò con Celentano, Luigi Tenco, Enzo Jannacci. In particolare
GUIDO ROSSA: LA "VETTA" DELLA LIBERTA' Genova, 24 gennaio 1979. Erano appena le 6 e 30 del mattino. Guido Rossa è un uomo di quarantaquattro anni. Come tutte le mattine stava per recarsi al lavoro, presso lo stabilimento dell'Italsider - colosso dell'industria siderurgica italiana -, dove lavorava come operaio. Guido lavorava lì da più di vent'anni. Era bravo nel suo lavoro e voleva garantire a tutti di poterlo fare nel modo giusto. Infatti, Guido era membro del consiglio di fabbrica Fiom-Cgil, era un sindacalista e militava nel Pci. Erano anni difficili quelli. "Gli anni di piombo" li chiamavano, talmente erano tanti i proiettili che infestavano l'aria più degli scarichi delle fabbriche e delle automobili, quando appena si cominciava a parlare di smog ed inquinamento. Rossa era un operaio e conosceva bene  i problemi e le esigenze di quelli come lui. Un salario dignitoso, condizioni di lavoro umane, rispettose della persona. Però, a Guid
SI ABBRACCI CHI PUO' ! "Il lunedì mi fa male dalla scuola elementare". Cantavano così i Thegiornalisti qualche anno fa e di certo nessuno di noi sarebbe disposto a dire il contrario.                                                               L'abbraccio, Gustav Klimt. Si sa, il primo giorno della settimana è sempre tragico. Se poi parliamo del terzo lunedì del mese di gennaio, il cosiddetto "Blue Monday" - il giorno più triste dell'anno -, allora la situazione si complica. Siamo ancora assuefatti dai ricordi delle festività natalizie, con qualche chilo in più sull'addome e molti meno soldi in tasca. Ancora non siamo riusciti a riabituarci completamente alla routine quotidiana ed il freddo di queste giornate non aiuta di certo, anzi contribuisce a "congelarci" tra le mille responsabilità che il lavoro e lo studio ci impongono. Però, una soluzione per sopravvivere a questa triste condizione c'è. Lasciarsi coccolare da chi ci
GIULIO ANDREOTTI: NASCITA, SVILUPPO, DECLINO E MORTE DELLA PRIMA REPUBBLICA "Non c'è rosa senza spine, non c'è governo senza Andreotti" - diceva Totò nel film "Gli onorevoli", del 1963. Mai frase è stata più profetica. Sette volte Presidente del Consiglio, più di venti volte ministro, senatore a vita dal 1991, Giulio Andreotti è stato senza dubbio una delle figure più influenti del ventesimo secolo. Nato a Roma il 14 gennaio del 1919, cominciò ad affacciarsi alla politica negli anni '30, durante gli studi giuridici all'università, nella Fuci, la federazione degli universitari cattolici. Entrò tra le fila della Democrazia cristiana all'indomani della Guerra, grazie all' appoggio del fondatore e leader del partito cattolico, Alcide De Gasperi. E proprio all'interno della cosiddetta "Balena bianca" - creando una propria "corrente" - riuscì ad affermare il proprio ruolo, divenendo una delle personalità più in vis
COME TUTTE LE PIU' BELLE COSE "Ricordi, sbocciavan le viole...". Per chi ha amato profondamente Fabrizio De André e la sua originalità, "le viole" non sbocciano più da vent'anni. Come se la "primavera" della musica si fosse conclusa con la sua uscita di scena. Era l'11 gennaio del 1999 quando Faber - soprannome storico datogli dal suo fraterno amico Paolo Villaggio - ci lasciava a causa di un cancro ai polmoni. Era appena iniziato l'ultimo anno del ventesimo secolo. Sicuramente avrebbe trovato l'ispirazione giusta per descrivere anche il mondo d'oggi, quel "nuovo millennio" su cui allora si fantasticava tanto. La sua poesia in musica ha scavalcato decenni e generazioni ed è ancora oggi ascoltata da tutti. Poco incline alle regole, irrequieto, ma di animo fortemente sensibile, Fabrizio era solito trascorrere le sue giornate tra i bordelli e le osterie della sua Genova, in compagnia dei suoi più cari amici. Primo fr
ADDIO A PAOLO PAOLONI: "L'UMANO" MEGADIRETTORE DI FANTOZZI Per tutti i dipendenti della"ItalPetrolCemeTermoTessilFarmoMetalChimica"- la Megaditta - era immortale. Proprio come una Divinità, da venerare assisa sul proprio piedistallo. Invece, anche per il Duca Conte Balabam è arrivato il momento dell'Addio. Oggi, infatti, è venuto a mancare Paolo Paoloni, attore noto soprattutto per aver interpretato il celebre Megadirettore Galattico nei film della Saga del "ragionier Fantozzi". Esordì nel 1968 ne "La pecora nera" di Luciano Salce. La svolta, però, arrivò nel 1975, con il primo film di "Fantozzi" sempre per la regia di Salce. Alto, elegante, dal volto rassicurante e spietato allo stesso tempo, incorniciato da candidi capelli bianchi, ha incarnato, come nessuno mai, il leader aziendale vecchio stampo: quello "con lo scudiscio", in grado di vessare i propri dipendenti con polso fermo, sicuro della loro indefessa v
PEDANE, GUANTI BIANCHI E BUON SENSO: "LA BEFANA DEL VIGILE" Negli anni '50 la Befana, la vecchina che la notte del 5 gennaio portava doni ai bimbi buoni e cenere e carbone a quelli cattivi, aveva un occhio di riguardo anche per i tutori del traffico cittadino: i vigili urbani. La cosiddetta "Befana del vigile", infatti, era un omaggio agli ausiliari della circolazione. Un ringraziamento per chi, quotidianamente, sorvegliava una ancora flebile - ma in espansione - circolazione veicolare, in un Paese che aveva voglia di "rimettersi in moto" dopo gli anni bui della guerra. Quando ancora la "categoria" non era così invisa agli automobilisti, questi, insieme a pedoni, cittadini comuni e commercianti, la mattina del 6 gennaio - giorno dell'Epifania - regalavano ai vigili pandori, panettoni, dolci, spumanti, vini, generi alimentari, balocchi e tant'altro. I regali venivano deposti, solitamente, sotto le pedane da cui i vigili dirigeva