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Visualizzazione dei post da aprile, 2022
  PIO LA TORRE: UOMINI CHE RESTANO Ci sono uomini che restano. Anche se non ci sono più, anche se la loro esistenza si è conclusa precocemente e miseramente. Perché ciò per cui hanno lottato, con sacrificio, abnegazione, è ancora qui. La confisca dei beni mafiosi, il reato di associazione di stampo mafioso, sono cose di cui si parla quotidianamente ormai. Ma fino a quarant'anni fa, sembrava tutto una follia. Molti si ostinavano a ribadire che la Mafia non esisteva, che era una invenzione della stampa. Però c'era chi moriva, chi veniva assassinato da mani "ignote" appartenenti ad una organizzazione "fantasma". Anche Pio La Torre, segretario regionale del Pci siciliano, sindacalista, uomo perbene, venne assassinato da quella organizzazione la cui esistenza era negata.  Era il 30 aprile 1982 quando, a Palermo, la sua auto venne bloccata da un commando in moto e il suo corpo crivellato di colpi insieme a quello del suo autista, Rosario Di Salvo, che fece appena
BUON COMPLEANNO, ANOUK! Sensualità e malinconia. Sono questi i caratteri che hanno fatto di Anouk Aimée una diva: novant'anni oggi con la freschezza di un fascino senza tempo. Come quei film in bianco e nero che l'hanno consacrata alla storia e non solo in Francia. Perché Nicole Françoise Florence Dreyfus - questo il suo vero nome - venne definita dalla rivista "Life" come 'la più bella residente della Rive gauche'. Nella sua Parigi - dove è nata il 27 aprile 1932 -, Anouk Aimée ha seguito le orme dei genitori (entrambi attori), consacrandosi alle scene fin da bambina. Dalla danza al teatro - studiò recitazione, anche in Inghilterra - per arrivare al cinema dove, inorgoglisce dirlo, divenne la musa di grandi cineasta italiani.  Primo fra tutti Federico Fellini, che la affiancò a Mastroianni in quel piccolo spaccato di amara e finta allegria della Roma di via Veneto ne "La dolce vita". Quei primi piani e quegli sguardi di noia e tristezza, di follia e
 RENATO RASCEL, ISTRIONICO "FANCIULLO" Un casco di capelli sopra le orecchie a sventola e gli occhietti vispi. Il sorriso e il corpo di un "ragazzino" per un artista immenso forse troppo dimenticato. Renato Rascel è stato un piccolo-grande istrione. Torinese di nascita ma romano nel cuore - il suo "Arrivederci" alla Capitale è una dichiarazione d'amore -, Renato Ranucci (per l'anagrafe) ha segnato indissolubilmente il panorama artistico nazionale. Dalle origini con l'avanspettacolo e il varietà, fino alla maturità con la prosa (memorabile con Chiari in "Finale di partita" di Beckett). Dalla commedia musicale con Garinei & Giovannini al cinema, passando per lo straordinario padre Brown portato sul piccolo schermo nel 1972. Un concentrato di estro, simpatia e dolcezza in un uomo rimasto bimbo nell'animo oltre che nell'altezza (un "corazziere" di appena un metro e cinquantotto), con quella fanciullesca voglia di div
 UN "FENOMENO" CHIAMATO JIMMY Una faccia da fesso. Una faccia da fesso unica al mondo. Sono queste le parole che uscirono spontanee a Totò quando, impegnato nelle riprese del film "Gambe d'oro" (girato in Puglia, a Cerignola), si trovò davanti quel faccione buffo in mezzo a tante altre comparse. Era il 1958 e il volto di Luigi Origene Soffrano, in arte Jimmy il Fenomeno, si preparava a diventare il più famoso della storia del cinema italiano. Da quel momento, lasciata la provincia di Foggia e la sua Lucera - città in cui nacque novant'anni fa, il 22 aprile 1932 -, Jimmy il Fenomeno si trasferì a Roma divenendo la mascotte ufficiale di Cinecittà.  Non c'è film, non c'è set in cui Jimmy il Fenomeno - nome d'arte suggeritogli dalla produttrice Vania Protti, moglie di Teddy Reno - non sia apparso. Oltre cento pellicole nella lunga carriera che va dagli anni '60 ai primi anni '90. Dal musicarello con Mina ("Io bacio...tu baci") e Lit
 DANIELE D'ANZA: LA TV "SPERIMENTALE" Ironia, musica, varietà, giallo, psicologia. Era questa la televisione di Daniele D'Anza: un eterogeneo insieme di generi, di stili, di strumenti ed esperimenti che hanno segnato la storia della Rai delle origini. La sua regia, il suo modo raffinato di dirigere uomini e mezzi, di mettere in scena copioni e sceneggiature (spesso da lui stesso curati) ha costituito un vero e proprio pilastro dell'intrattenimento televisivo degli anni '60 e '70. La sua ascesa ebbe inizio nei primi anni 50. Appena trentenne - era nato, a Milano, il 20 aprile 1922 -  D'Anza aveva alle spalle una laurea in Scienze Politiche e un trascorso da critico (sulla rivista "Platee") e regista teatrale.  Aveva lavorato con la Compagnia Carraro-Zoppelli cimentandosi con Cocteau, nell'estate del '46 aveva allestito nei giardini del Castello Sforzesco "Per venticinque metri di fango" di Irwin Shaw . Ma D'Anza era uno s
  GIANNI PARTANNA: UN NOBILE TRA "SATIRI" E COMICITÀ  Era il suo fisico a "tradirlo". Alto, slanciato e con quel portamento signorile non c'era alcun dubbio che due "paesanelli" come Totò e Peppino in viaggio al Nord lo riempissero di salamelecchi e complimenti, scambiando il  maître  del "Gran Milan" per un "commendatore" e un "consigliere". Sta di fatto però che Gianni Partanna, brillante attore di cinema e teatro, non era di certo un umile plebeo, bensì un nobile siciliano. Si chiamava Giovanni Grifeo dei Principi di Partanna, era un conte e discendeva da una illustre famiglia del comune trapanese.  Proprio lì nacque, un secolo fa - il 18 aprile 1922 -, ma la sua blasonata anima longa conobbe il successo nella Capitale. Studiò all'università (Scienze politiche), frequentò il Centro Sperimentale di Cinematografia e nel 1949 fondò, insieme alla sorella Maria Carmela, il celebre Teatro dei Satiri, sito in via di Grotta
 CIAO, CATHERINE! Appena quindicenne divenne il simbolo della spregiudicatezza e della sensualità precoce. Bersaglio prediletto della censura cinematografica. Eppure, a rivederli, molti di quei film incriminati mettono in risalto una civetteria quasi ingenua, una sfrontatezza non priva di garbo ed eleganza. Perché questo è stata Catherine Spaak: una fanciulla prima e una donna poi di innata eleganza, sensuale e mai volgare. Fisico da mannequin , capelli biondi, origini belga e francesi, nacque nell'Île-de-France il 3 aprile 1945, ma fu l'Italia a portarle fortuna.  Con quell'inconfondibile accento francese cantò "Quelli della mia età", celebre successo della Hardy, mentre al cinema mieteva successi di pubblico al fianco di celebri attori. Esordì con Lattuada in "Dolci Inganni", ma lavorò con Gassman ne "Il sorpasso" (1962) di Risi e "L'armata Brancaleone" (1966) di Monicelli, con Tognazzi ne "La voglia matta" (1962), con
LA FORZA DI RIPARTIRE: SERENA PASQUA A TUTTI! "Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno". Così parlò Pablo Neruda e in questa frase si cela il senso più profondo dell'esistenza umana. Perché spesso crediamo che la nostra vita sia cominciata tanti anni fa, quando "uscimmo a riveder le stelle" dal grembo materno. Ma dimentichiamo che la vita è fatta di salite e di discese, di mille ostacoli da superare. Qualcuno potrebbe parlare della vita come impossibile o difficile, ma il termine più adatto sarebbe "complicata". E proprio questo dovrebbe spingerci a capire come le nostre anime abbiano la costante possibilità di tornare a vivere come e meglio di prima. Dopo ogni fine c'è sempre un nuovo inizio. Ciò che si è interrotto può sempre essere ripreso.  Oggi, secondo il calendario cristiano, si celebra la Pasqua, ovvero la Resurrezione di Gesù Cristo dal Sepolcro. Anche per lui la vita non fu per niente semplice. Subì un ingiusto proc
  RICCARDO BILLI, IL "PRINCIPE RANOCCHIO" Se ne andò in punta di piedi, come se non volesse disturbare. Lontano dagli applausi e dal clamore delle platee del varietà, dove la sua comicità aveva fatto la fortuna nel Dopoguerra. Sono trascorsi quarant'anni - era il 15 aprile 1982 - da quando Riccardo Billi lasciò per sempre il palcoscenico della vita. Fu un infarto a sottrarlo a quel mondo in cui sembrava non esserci più posto per lui. E pensare che solo una quarantina di anni prima, dire "Billi e Riva" equivaleva a sganciare una "bomba" che avrebbe in breve tempo prodotto una esplosione di risate.  Quel Riva era Mario Riva, indimenticato conduttore de "Il Musichiere", che Riccardo Billi conobbe negli studi radiofonici della Compagnia del Teatro Comico Musicale, quando interpretava il ruolo di Noè nella rivista "La bisarca" (poi portata in teatro da Garinei & Giovannini). Billi, all'epoca, era già diventato un romano a tutti g
  ALEX BARONI, POETA DEI SOGNI  Calvo, col pizzetto e l'orecchino all'orecchio sinistro. Un pirata dall'anima pura e dalle corde prodigiose. Alex Baroni è stato un poeta. Un cantore della vita e dell'amore, andato via troppo presto, dopo aver lottato per venticinque giorni, in coma, in un letto d'ospedale, dopo un incidente in moto. Non era la prima volta che gli capitava. Era già successo quando era adolescente - era nato, a Milano, il 22 dicembre 1966. Così si appassionò alla musica, costretto per un mese al riposo assoluto, nel suo letto. Da quel momento, Alex Baroni tirò fuori la sua voce. Potente, appassionata, affinata grazie alle lezioni col maestro Luca Jurman e messa al servizio di grandi artisti come Eros Ramazzotti e Ivana Spagna, come corista.  Poi Sanremo 1997, l'esordio con "Cambiare" tra le nuove proposte e un successo costellato da altri titoli come "Male che fa male", "Onde" e "Sei tu o lei (Quello che voglio)&
 MIMMO POLI, "IL" CARATTERISTA Si potrebbe fare un gioco. Prendere un film qualsiasi, che si tratti di una commedia sentimentale, di un "musicarello" o di una parodia western, di un film commerciale o d'autore, di una pellicola degli anni '50 come degli anni '70, e verificare se ci sia anche lui. È difficile, infatti, che qualcuno non lo riconosca, che non l'abbia mai visto. Perché Mimmo Poli non è stato semplicemente un caratterista, è stato "Il" caratterista. Un generico di casa a Cinecittà, come Luciano Bonanni e Gianni Baghino.  Un "pezzo" di storia della cinematografia nazionale, a volte più celebre degli stessi film a cui ha partecipato. Abbastanza alto, grassoccio, dall'aria simpatica e gioviale, popolano e romano verace, Domenico "Mimmo" Poli nacque nella "Citta Eterna" un secolo fa, l'11 aprile 1922. In alto, Mimmo Poli con Audrey Hepburn e Gregory Peck in "Vacanze romane" (1953) di W
 MARIA PIA CASILIO: GRAZIA E IMPERTINENZA Viso grazioso, grandi occhi scuri e un temperamento "selvatico". Sono questi i caratteri che hanno fatto di lei una vera star. Perché  Maria Pia Casilio non sarà stata famosa come Sophia Loren, Silvana Mangano o Gina Lollobrigida (con la quale "duellò" in due film). La si potrebbe forse accostare alla "sanguigna" Giovanna Ralli, ma neanche questo paragone sarebbe adatto. Però, a modo suo, nel suo genere, è stata davvero unica. Quelli della servetta sono stati i panni che, senza dubbio, ha indossato con maggior disinvoltura. E in quelle vesti è stata sempre ricordata da tutti, anche al momento della sua morte, sopraggiunta il 10 aprile 2012.  La sua vicenda artistica iniziò a Roma, città in cui giunse giovanissima dagli Abruzzi - dove nacque, vicino L'Aquila, il 5 maggio 1935. Proprio nella Capitale venne infatti notata da Vittorio De Sica che stava cercando una ragazza a cui far interpretare il ruolo di una ser
 "DIABOLICUS": TOTO' TRA CRONACA VERA E GIALLO LETTERARIO Un marchese pugnalato e una straordinaria eredità nelle mani dei suoi quattro fratelli: una pia baronessa, un ex generale della Milizia, un famoso chirurgo e un alto prelato. Sotto la lama omicida, sul petto di Galeazzo di Torrealta, un biglietto con su scritto "Diabolicus": la firma del criminale che ha commesso il delitto. Un solerte commissario di polizia indaga sul caso. Timoroso nel muovere accuse verso i parenti della vittima, tutte persone "al di sopra di ogni sospetto", arriva alla verità grazie ad un fratellastro, figlio illegittimo del capostipite della famiglia, a cui monsignor Antonino, l'ultimo superstite dei Torrealta - dopo che Diabolicus, tornato in azione, ha ucciso anche gli altri tre fratelli -, ha deciso di cedere l'eredità. Ma sotto l'abito talare del monsignore, con buona dose di trucco, si nasconde il marchese Galeazzo, che ha inventato la figura di Diabolicus