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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021
ANNIE GIRARDOT, IL TALENTO DI UNO SGUARDO MALINCONICO Non so in Francia, la sua patria, ma qui da noi di lei si parla poco. Eppure è strano, perché Annie Girardot, in effetti, deve la sua celebrità proprio al nostro paese. Tutto iniziò nel 1960, con un piccolo capolavoro di Luchino Visconti, "Rocco e i suoi fratelli", accanto al connazionale Alain Delon e a colui che diventò suo marito, Renato Salvatori. Nadia, l'affascinate e sfacciata prostituta che divide i due fratelli Rocco (Delon) e Simone (Salvatori), trovando la morte per mano di quest'ultimo, accecato dalla gelosia e dalla rabbia, fece della Girardot la grande attrice che è stata. Con i suoi occhioni grandi, il volto tormentato e fascino da vendere, riuscì a farsi spazio nel mondo del cinema raggiungendo un successo straordinario anche in madrepatria, dove mosse i primi passi. Iniziò la sua carriera giovanissima a Parigi - dove nacque il 25 ottobre 1931 -, dopo il diploma al  Conservatoire national supérieur
 IL "MAESTRO" MANGINI  Sono passati cinquant'anni dalla sua scomparsa ed è davvero difficile (o almeno lo è risultato a me) reperire informazioni su di lui, ma è importante ricordare Mario Mangini. La sua vicenda artistica si lega a doppio filo alla storia del teatro popolare partenopeo, sia per meriti propri che per i suoi legami di parentela. Avvocato e giornalista oltre che pregevole scrittore, Mario Mangini nacque a Napoli il 28 maggio 1899. Il suo nome è soprattutto associato a quello del concittadino Francesco Cipriani Marinelli, detto "Nelli", col quale scrisse le più belle pagine del teatro di rivista. La premiata ditta "Nelli & Mangini" fu infatti tra le più prolifiche tra gli anni '30 e gli anni '50, scrivendo testi per artisti del calibro di Nino Taranto, Carlo Dapporto, Mario Riva e Riccardo Billi, Totò, ed anche i fratelli De Filippo. Da sinistra, "Nelli", Nino Taranto e "Mangini". Eduardo scrisse anche alcu
 RODOLFO SONEGO, RACCONTI DALL' "ITALIA DEL CINEMA"   Pensare che sia trascorso un secolo dalla sua nascita fa scendere una lacrimuccia. Perché metà di quel periodo è legata ad una stagione cinematografica irripetibile, e forse di un'Italia irripetibile. Quella del neorealismo di De Santis, della commedia leggera di Steno, della "commedia all'italiana" di Monicelli, Risi e Zampa, quella della comicità di Totò e Alberto Sordi. Proprio con quest'ultimo, Rodolfo Sonego inaugurò un capitolo straordinario fatto di ritratti di italiani sbruffoni, donnaioli, truffaldini, disperati e quant'altro. Per farla breve, dietro "l'italiano medio" di Albertone c'era la sua "mente". La sua vicenda artistica iniziò a Roma, nel Dopoguerra, dove arrivò dal suo Veneto - dove nacque, a Belluno, il 27 febbraio 1921. Diplomato all'Accademia di Belle Arti, preciso disegnatore, intellettuale con una passione per le scienze, giunse nella Capi
 GIUSEPPE PATRONI GRIFFI: UN UOMO "APPASSIONATO"  Era un intellettuale e uno scrittore, un regista e uno sceneggiatore, un autore e un direttore teatrale. Si potrebbe provare in qualsiasi modo ad ingabbiarlo in una definizione lapidaria e definitiva, ma Giuseppe Patroni Griffi riuscirebbe a sfuggirci comunque. Perché lui non ha fatto tutto questo, lui "era" tutto questo. La sua essenza di uomo "appassionato" gli consentì di immedesimarsi in qualsiasi cosa con medesima dedizione e conseguente successo. "Peppino" - come lo chiamavano tutti - aveva fatto delle sue passioni - il cinema, la letteratura, il teatro - un mestiere. Ma non un mestiere qualunque: un obiettivo di vita, non ascrivibile ad alcun ambito singolare, a meno che non si tratti del "bello" in quanto categoria. La bellezza, l'eleganza, la raffinatezza della sua arte nacquero, si può dire, con lui, il 27 febbraio 1921, a Napoli. Culla per antonomasia della cultura, della
  FERNANDEL, LO STRAORDINARIO SORRISO DI UN PRETE IN CELLULOIDE  Alto, robusto, quarantasei di piede e un sorriso equino che si estendeva da una parte all'altra dello schermo. La sua immagine è quanto di più vivo ci sia nel mondo del cinema, e non solo in Francia. Perché per quanto Fernandel fosse di nazionalità francese - era nato a Marsiglia l'8 maggio 1903 - per noi italiani era a tutti gli effetti un comico nostrano. Quel volto così buffo, con quei trentadue denti perennemente affilati sotto gli occhietti furbi, è stato per anni quello del prete più famoso d'Italia, pronto a tirare ceffoni e calci - e all'occorrenza qualche colpo di schioppo " cum grano salis " - nella decennale lotta col sindaco comunista per antonomasia, Peppone/Gino Cervi, nella fortunata serie cinematografica tratta dai romanzi di Giovannino Guareschi. Quello tra lui e Don Camillo fu un connubio talmente riuscito che fin dal primo film, nel 1952, tutti fecero fatica ad immaginarsi Fern
 GIANNI GRIMALDI, "RISATE ALL'ITALIANA" Vanno ricordati con onore e piacere. Vanno ricordate queste grandi "menti" in grado di stendere fiumi d'inchiostro pieni di gag e battute al limite tra il serio e il faceto. Quando fare un film sembrava qualcosa di così semplice e straordinario allo stesso tempo. Gianni Grimaldi, come regista, non fu particolarmente brillante, ma la sua fantasia fu in grado di sciorinare dialoghi esilaranti e battute memorabili in pellicole note e meno note, in cui espresse al meglio la sua creatività letteraria.  Grimaldi, infatti, iniziò la sua carriera come giornalista, a Catania - dove nacque il 14 novembre 1917 -, dopo una laurea in Giurisprudenza. Si trasferì poi a Roma, dove oltre a scrivere per numerose testate iniziò a collaborare con diverse riviste umoristiche, da "Pinco Pallino" (poi divenuto "Marc'Antonio") alla celeberrima "Marc'Aurelio", fucina di future "penne" della cinem
UNO "SPLENDORE" CHIAMATO GIULIETTA Spesso si parla di lei come della moglie di Fellini, ma questa affermazione appare tanto riduttiva quanto ingiusta. Sarebbe più opportuno dire che era Fellini ad essere il marito di Giulietta Masina. D'altra parte lui stesso, quando ritirò l'Oscar alla carriera a Los Angeles pochi mesi prima di morire, disse apertamente: "io sono nato il giorno in cui ho visto per la prima volta Giulietta". Un messaggio chiaro, che lascia intendere quanto fosse vero che dietro al suo genio ci fosse la fermezza e la solidità della sua compagna. Una donna forte, volitiva, ma anche brillante e spiritosa, oltre che talentuosa, in grado di tener a freno la vulcanica fantasia del maestro riminese. La sua vita incominciò a San Giorgio di Piano, nel bolognese, il 22 febbraio 1921. Era figlia di un musicista e di una maestra elementare, ma della sua formazione si occupò una zia, di origini lombarde, che viveva a Roma, dove Giulietta si trasferì in t
 PIETRO DE VICO: UN VOLTO, UNA "MASCHERA" Di lui è impossibile dimenticarsi. Gli occhietti strabuzzati, il suo "cacagliare" divenuto un marchio distintivo, il sorriso buffo. Pietro De Vico è il "volto" di quello spettacolo semplice e genuino, dell'avanspettacolo più povero e straordinario, di una Napoli di commediografi e capocomici, soubrette e macchiettisti. La sua verve comica, frenetica ed esasperata, venne pienamente sfruttata al cinema, dove fu un validissimo caratterista soprattutto al fianco di Totò, regalandoci siparietti unici (come lo zotico "contatore di piccioni" in "Totòtruffa'62" ).  Ma la sua immagine è legata a doppio filo soprattutto al teatro partenopeo, dove mosse i primi passi esordendo ancora in fasce in una commedia di Scarpetta per poi dare vita al delizioso "Trio De Vico" insieme ai fratelli, fino ad arrivare  alla compagnia di Eduardo De Filippo (per il quale fu uno straordinario "Nennill
 "BIANCO, ROSSO E VERDONE": L'ITALIA CHE "È" Un titolo che richiama il Tricolore. Nulla di più azzeccato per una pellicola che faceva il verso al "diritto-dovere" del cittadino italiano. Sullo sfondo dello sciamare verso le sedi elettorali nazionali, però, "Bianco, rosso e Verdone" offre storie di uomini e donne, nonne e nipoti, padri e figli, mogli e mariti, le cui vicende s'intrecciano in una domenica di inizio estate, tra autogrill e piazzole di sosta, trattorie e pensioni di provincia, scendendo lungo lo Stivale da Nord a Sud, dal Piemonte alla Basilicata passando per la Capitale.  I protagonisti: da sinistra, Furio, Mimmo e Pasquale. Sono trascorsi quarant'anni dall'uscita di questo meraviglioso film - era il 20 febbraio 1981 - eppure ci viene difficile credere che sia passato così tanto tempo. Carlo Verdone, qui alla seconda opera da regista, ci offre personaggi e situazioni di un'Italia che sembra lontana ma che, forse,