ANNIE GIRARDOT, IL TALENTO DI UNO SGUARDO MALINCONICO
Non so in Francia, la sua patria, ma qui da noi di lei si parla poco. Eppure è strano, perché Annie Girardot, in effetti, deve la sua celebrità proprio al nostro paese. Tutto iniziò nel 1960, con un piccolo capolavoro di Luchino Visconti, "Rocco e i suoi fratelli", accanto al connazionale Alain Delon e a colui che diventò suo marito, Renato Salvatori. Nadia, l'affascinate e sfacciata prostituta che divide i due fratelli Rocco (Delon) e Simone (Salvatori), trovando la morte per mano di quest'ultimo, accecato dalla gelosia e dalla rabbia, fece della Girardot la grande attrice che è stata. Con i suoi occhioni grandi, il volto tormentato e fascino da vendere, riuscì a farsi spazio nel mondo del cinema raggiungendo un successo straordinario anche in madrepatria, dove mosse i primi passi.
Iniziò la sua carriera giovanissima a Parigi - dove nacque il 25 ottobre 1931 -, dopo il diploma al Conservatoire national supérieur d'art dramatique, entrando ben presto a far parte della Comédie - Française. I palcoscenici la videro farsi un nome nel cabaret e nel teatro di rivista, ma nei primi anni '50 il suo volto apparve anche sul grande schermo. La popolarità, però, arrivò grazie a Visconti e a quel ruolo che la consacrò alle cronache cinefile e mondane, visto che sul set si innamorò di Renato Salvatori, col quale convolò a nozze nel 1962 e che gli diede la figlia Giulia - anch'ella divenuta attrice.
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Annie Girardot con Alain Delon in "Rocco e i suoi fratelli" (1960) di Luchino Visconti. |
Da quel momento, le porte del cinema per lei si spalancarono, soprattutto in Italia. Lavorò con Mastroianni e Salvatori ne "I compagni" (1969) di Mario Monicelli, con Jean-Louis Trintignant e Florinda Bolkan in "Metti, una sera a cena" (1969) di Giuseppe Patroni Griffi. Fu anche nel cast stellare della parodia di Sergio Corbucci "Il giorno più corto" (1963). E persino partner di Gian Maria Volonté ne "Il sospetto" (1975) di Francesco Maselli.
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In alto, Annie Girardot con Marcello Mastroianni ne "I compagni" (1963) di Mario Monicelli. In basso, con Ugo Tognazzi ne "La donna scimmia" (1964) di Marco Ferreri. |
Ma tra le sue migliori interpretazioni spicca senza dubbio Maria, la grottesca donna ricoperta di peli ne "La donna scimmia" (1964) di Marco Ferreri, accanto ad un altrettanto straordinario Ugo Tognazzi.
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Annie Girardot con Maurice Ronet in "Tre camere a Manhattan" (1965) di Marcel Carné. |
Nel frattempo, anche il cinema d'oltralpe le diede finalmente visibilità: lavorò con Claude Lelouch in "Vivere per vivere" (1967) e con Marcel Carné in "Tre camere a Manhattan" (1965), che le valse una Coppa Volpi come miglior interprete femminile.
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Annie Girardot in "Metti, una sera a cena" (1969) di Giuseppe Patroni Griffi. |
Tuttavia, come accadde anche al marito Salvatori - da cui si separò senza mai divorziare - , Annie Girardot vide il suo successo sfumare col passare degli anni. Nonostante ottime interpretazione e prestigiosi premi (due César nel 1977 e nel 2002), la sua parabola artistica procedette tra alti e bassi pur continuando a lavorare fino ai primi anni duemila, quando abbandonò le scene dopo aver contratto il morbo di Alzheimer.
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Annie Girardot assieme al marito Renato Salvatori. |
Nel 2005 uscì anche la sua autobiografia: scritta forse per trattenere i ricordi prima che fosse troppo tardi. Ma sarà poi la figlia a parlare della sua malattia in un libro a lei dedicato. L'età che avanzava e la sofferenza l'avevano resa ancora più fragile, accentuando la malinconia dei suoi occhi, consegnati per sempre alla storia del cinema e spentisi definitivamente dieci anni fa, il 28 febbraio 2011, nell'ospedale parigino dove era stata ricoverata. Ebbene, proprio al suo sguardo malinconico, gloria e onore del cinema che fu, volevo dedicare quest'articolo, nella speranza di aver adeguatamente rinnovato il ricordo di questa indimenticabile attrice.
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