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Visualizzazione dei post da giugno, 2018
C'ERA UNA VOLTA... LA "STANDA"! Vent'anni fa, si concludeva, dopo oltre sessant'anni di attività, la storia della "Standa", la catena di grandi magazzini più famosa e diffusa d'Italia. Una storia cominciata a Milano, nel 1931, quando Franco Monzino, ex direttore dell'Upim (altra grande azienda del settore), fondò la "Società Anonima Magazzini Standard", con un capitale iniziale di 50mila lire. Il nome venne cambiato in Standa (Società Tutti Articoli Nazionali Dell'Abbigliamento) nel 1938, poiché le leggi fasciste impedivano l'utilizzo di nomi stranieri. Il vero successo, però, arrivò dopo la Seconda Guerra, negli anni '50. La ripresa economica ed il consumismo avevano cambiato completamente le abitudini degli italiani. La gente cominciava a spendere e comprare a dismisura. Ed invece di gironzolare per negozietti e botteghe, come si era sempre fatto, ecco risolto anche il problema del tempo, in una società che chied
...PER UN ISTANTE DI FELICITA' ! "La vita è come un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia, passando per l'attimo fuggevolissimo del piacere". Credo sia la perfetta sintesi della vita umana. Arthur Schopenhauer, l'autore di questa massima, aveva capito tutto. La nostra vita - inutile negarlo - è una continua ricerca. Passiamo la vita a cercare. Che cosa? Un po' di tutto. Cominciamo da bambini: appena veniamo al mondo, prima con la voce, poi con i gesti e le parole, cerchiamo di capire cosa ci sia intorno a noi, cerchiamo di esplorare il mondo. I bambini fanno continue domande, sono curiosi ed un po' incoscienti, non conoscendo, o meglio ignorando il pericolo. Ma, non appena scoprono qualcosa, si annoiano e si mettono subito alla ricerca di altro. I giocattoli ne sono un esempio: tutti i genitori lo sanno. Quando un ragazzino passa davanti ad una vetrina e vede un giocattolo è capace di fare storie e capricci per ore, piangendo fin quando papà
LE BASI DI UN SOLIDO FUTURO Una "notte di lacrime e preghiere" si appresta ad essere, per molti studenti italiani, l'epilogo di questa giornata. Questa, almeno, era la descrizione che Antonello Venditti dava della propria "notte prima degli esami", nell'omonimo brano diventato un po' il manifesto di generazioni di maturandi. Centinaia saranno i giovani che domattina, armati di vocabolari, penne e buona volontà, affronteranno la prima prova - identica per tutte le scuole - degli esami di stato. Un tempo ufficialmente - oggi nell'accezione comune- si chiamava "esame di maturità", come ad indicare che il superamento dello stesso dovesse testare la preparazione e la consapevolezza raggiunti dallo studente. Che poi, effettivamente, se si possa giudicare adulto o meno uno studente sulla base dell'esito di un esame è molto discutibile. Resta però, senz'altro, una prova importante. Rappresenta una fine, ma anche un inizio: la fine
BASTA NON ESSER CERTI, MAI! "Il bene è il dubbio! Quando incontrate una persona che ha dei dubbi, state tranquilli, vuol dire che è una brava persona" - dice il professor Bellavista ai suoi "discepoli". Mi riferisco, ovviamente, al film "Così parlò Bellavista" (1984) diretto ed interpretato dal mitico Luciano De Crescenzo - scrittore, ingegnere e filosofo. Lo scrittore napoletano interpretava la parte di un professore di filosofia in pensione che passava le sue giornate dando "lezioni di vita" ad alcuni amici -inquilini del suo palazzo, nel centro di Napoli- come una sorta di Socrate del XX secolo. Per "il professore" il dubbio è la miglior cosa che possa capitare all'uomo: il dubbio ci fa vacillare, ci rende sospettosi, insicuri delle nostre convinzioni. Facendo questo, ci consente di ragionare meglio sulle cose, di non dare nulla per scontato. E su questo possiamo anche essere d'accordo. "Il dubbio è il padre de
IL MUSICARELLO: IL CINEMA A 45 GIRI A cavallo tra gli anni '50 e gli anni '60 - quando ancora non esistevano internet e le "pagine ufficiali" sui social network - le case discografiche avevano trovato un modo davvero originale per pubblicizzare i brani dei propri cantanti di punta: i film musicali, noti a tutti come "musicarelli". Erano gli anni del Boom, della ripresa economica e del benessere, ma soprattutto erano gli anni in cui la società italiana subiva una radicale trasformazione, rivoltando completamente usi e i costumi.  I giovani erano in pieno fermento, in lotta perenne con i "matusa", nome con cui definivano i propri genitori, giudicati antichi e troppo legati ad idee, concezioni e modi di vivere ormai superati. Era l'epoca delle scorribande in Vespa, delle schitarrate in spiaggia davanti ad un falò, dei ragazzi in blue jeans e delle ragazze in minigonna. C’era aria di cambiamento, voglia di libertà. E la libertà vera, quest
 "C'È STATO UN TEMPO": QUANDO L'ITALIA VENNE FATTA DAGLI ITALIANI 1946. La guerra era passata da un anno, ma le sue tracce erano ancora presenti ovunque: nelle città, sulle case e nelle strade, molte delle quali ancora sepolte dalle macerie e dai residuati bellici, come jeep e camion abbandonati dagli Alleati. L'Italia voleva lasciarsi alle spalle quegli anni bui, pieni di morti, dolori e sofferenze. Per questo, il 2 ed il 3 giugno di quell'anno, l'intera popolazione venne chiamata al voto. Un referendum istituzionale che avrebbe deciso la futura forma di governo della nazione: la Monarchia o la Repubblica. Agli elettori venne consegnata anche un'altra scheda: quella per la scelta dei deputati della cosiddetta Assemblea Costituente, i famosi "padri" che, due anni dopo, avrebbero firmato la Costituzione. I cittadini dimostrarono grande interesse per la questione. L'affluenza alle urne fu notevole: per la prima volta parteciparono