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Visualizzazione dei post da ottobre, 2020
 "SI VIVE SOLO IN ETERNO": CIAO, SEAN! "Si vive solo due volte" diceva il "suo" James Bond ma per me, per noi, lui era immortale. Ci fa fatica accettare che sia volato via. Capita quando si confonde la realtà con la fantasia. E questo con Sean Connery l'abbiamo fatto tutti. Perché per quanto fosse bravura recitativa, frutto di una lunga  gavetta (televisione e teatro, dopo la vittoria a "Mister Universo" e una carriera fallita per problemi di salute nella marina britannica), per tutti noi era ciò che appariva sullo schermo: un uomo affascinante, sicuro di sé, in grado di cavarsela in tutte le situazioni. Gentile con le donne e spietato con chiunque si mettesse sulla sua strada, proprio come 007: l'agente segreto di sua Maestà britannica nato dalla penna di Ian Fleming e proprio da Connery portato sullo schermo - grazie alla lungimiranza dei produttori Saltzam e Broccoli - e consacrato così alla leggenda. Una leggenda che sembrava non dove
RINO GAETANO, IRONICO DISINCANTO   Sembravano "solo canzonette" come diceva qualcuno, eppure erano tutto tranne quello. Che i brani di Rino Gaetano fossero orecchiabili nessuno può negarlo, come il fatto che fossero un po' "strani". Un miscuglio di persone e cose, di situazioni e stati d'animo, di ovvio e di insensato, di frasi fatte: messe lì, una dietro l'altra, ed accompagnate da un ritmo scanzonato e coinvolgente, come quei brani che spopolano nelle radio in estate, che tutti cantano perché, a furia di ascoltarli, rimangono in testa. Salvo che, dopo qualche mese, finiscono tutti per dimenticarsene, avendoli a noia.  Questo alle canzoni di Rino Gaetano non è successo affatto. Perché per quanto fossero orecchiabili, non erano affatto "canzonette", anche quelle considerate più commerciali. E lo dimostra il fatto che oggi, dopo trentanove anni dalla sua morte - avvenuta nel giugno del 1981 - le sue canzoni sono ancora vive, presenti e forse fin
 NOVANT'ANNI PER FRANCO MIGLIACCI: LE PAROLE DI UN "SOGNO" ITALIANO " Penso che un sogno così non ritorni mai più ". Chissà se in quel mattino del 1957, quando scrisse queste parole, ha pensato davvero che un "miracolo" del genere mai si sarebbe ripetuto. Invece quel "sogno" era destinato a diventare realtà. Perché dopo aver composto " Nel blu dipinto di più ", brano con cui Domenico Modugno vinse il Festival di Sanremo nel 1958, Franco Migliacci trova finalmente la sua vocazione che lo ha portato fin qui, a novant'anni di età, ad essere tra i più grandi parolieri della musica italiana. Ma a trovare la sua strada, ci ha messo un po'.  Fiorentino ma nato a Mantova - il 28 ottobre 1930 -, cresce nel capoluogo toscano trasferendosi a Roma dopo aver vinto un concorso per giovani attori. Inizia a mantenersi facendo la comparsa a Cinecittà e collaborando come illustratore con alcune riviste. Proprio in quel periodo - nei primi ann
  UGO TOGNAZZI: L'ARTE CHE UNISCE "Tarapìa tapioco, sono passati davvero trent'anni senza la supercazzola o scherziamo?". Effettivamente, potrebbe davvero apparire come una "supercazzola" del Conte Mascetti, eppure sono passati davvero tre decenni dalla scomparsa di Ugo Tognazzi, avvenuta il 27 ottobre 1990. Tuttavia fa strano, perché la sua presenza è più viva che mai, come d'altronde capita a tutti gli artisti il cui lavoro ha reso immortali.  Una carriera brillante, la sua, cominciata nel teatro, prima da dilettante nella sua Cremona - dove nacque, il 23 marzo 1922 -, poi a Milano, debuttando nella rivista accanto a Wanda Osiris, alla fine degli anni '40. Proprio sul palcoscenico conobbe il suo primo partner di scena: Raimondo Vianello.     In alto, Ugo Tognazzi con Raimondo Vianello in "Psycosissimo" (1961) di Steno.                In basso, con Vianello e Walter Chiari ne "I magnifici tre" (1961) di Giorgio Simonelli.        
BUON COMPLEANNO CARLO, E GRAZIE!  Questo articolo è un piccolo atto dovuto. Perché se sono qui a scrivere, un po' del merito è anche suo, che oggi compie sessant'anni ed è ad ampio titolo tra i miei autori preferiti: Carlo Lucarelli. Il nostro "incontro" avvenne per caso quattordici/quindici anni fa, un sabato sera, quando la sua figura rassicurante e tenebrosa allo stesso tempo - in giacca e polo grigio/nera, mani giunte e voce profonda - entrò nella cucina di casa mia, affascinandomi con un grande mistero italiano: la scomparsa di Enrico Mattei, fondatore dell'Eni e uomo chiave della storia politico-economica del secolo scorso. Era una puntata di "Blu Notte", un grandioso programma che ho amato tanto e che da allora ho seguito e riguardato più volte - tra repliche, dirette ed "on demand" -, appassionandomi al suo modo di raccontare senza pari, nonostante da ragazzino spesso non riuscissi a prendere sonno, guardandolo la sera prima di andare a
 GIANNI RODARI: "SERENITA'" CON LE PAROLE "Se io avessi una botteguccia fatta di una sola stanza vorrei mettermi a vendere sai cosa? La speranza". Ne avremmo bisogno, ora più che mai. Un po' di fiducia nel domani, nelle possibilità della vita. E credo che Gianni Rodari queste parole di una sua celebre filastrocca le sottoscriverebbe anche oggi.  Come lo farebbe chi, nel profondo, sa che c'è sempre una possibilità, una via d'uscita. Rodari, in oltre quarant'anni di carriera, dimostrò di non aver dimenticato mai la sua infanzia. Quella trascorsa ad Omegna, sul Lago d'Orta, dove nacque cent'anni fa esatti, il 23 ottobre 1920. Dopo la prematura scomparsa del padre, si trasferì con la madre e il fratello a Gavirate, in provincia di Varese, dove proseguì gli studi diplomandosi maestro (dopo un breve periodo trascorso in seminario) nel 1937. Durante la guerra, venne richiamato alle armi dalla Repubblica di Salò, ma ben presto lasciò la divisa pe
 BORIS GIULIANO VIVE! Avrebbe compiuto novant'anni oggi. Un'età in cui, ormai in pensione, avrebbe certamente trascorso il suo tempo a rimpiangere il suo lavoro. Succede per chiunque, figuriamoci per Boris Giuliano, uno che per seguire la sua passione, fare il poliziotto, mollò un lavoro e uno stipendio più che gratificante a Milano, per ritornare nella sua Sicilia (dove era nato, a Piazza Armerina, il 22 ottobre 1930), facendo esplicita richiesta di essere assegnato a Palermo. Una passione, la sua, che avrebbe certamente trasmesso ai suoi nipoti - come fece col figlio Alessandro, anch'egli entrato in polizia - raccontando storie bellissime di "buoni" e "cattivi", dove purtroppo - non come nelle favole - il male spesso ha la meglio. Come nella sua amata terra, dove nonostante l'impegno, l'abnegazione e il sacrificio di poliziotti come lui, magistrati, e tanta gente perbene, la Mafia, questo immenso male, ha sempre avuto l'ultima parola: la mo
 TINO BUAZZELLI,  "GRANDE" TALENTO Imponente ed elegante, istrionico e misurato. Che la "presenza" di Tino Buazzelli fosse ingombrante non è un segreto per nessuno. E non per via delle sue caratteristiche fisiche, ma soprattutto per le sue immense doti artistiche che ne hanno fatto un vero "grande" del palcoscenico, anche se la sua popolarità nazionale è legata soprattutto alla televisione, dove approdò fin dai primi anni '50. Nato a Frascati, ai Castelli Romani, il 13 luglio 1922, Agostino Buazzelli - per l'anagrafe - intraprese giovanissimo la strada della recitazione, in campo amatoriale. Frequentò (diplomandosi nel 1946) la prestigiosa Accademia d'Arte Drammatica di Roma, nella stessa classe di indimenticabili interpreti dello spettacolo come Paolo Panelli, Bice Valori, Nino Manfredi, Luigi Squarzina e Vittorio Gassman. Fu proprio con quest'ultimo, nel 1947, che Buazzelli debuttò per la prima volta sul palcoscenico, nella compagnia che
 QUELLE SERATE DEL SABATO SERA: GUIDO SACERDOTE   Erano serate speciali quelle lì. Quelle del sabato sera, tutti seduti intorno al televisore "a valvole", nel salotto o nel tinello di casa, con la famiglia riunita, o nelle apposite salette di un bar di paese, a bere un bicchiere di vino dopo una giornata passata nei campi. Tutti pronti, tutti trepidanti, dopo il "Telegiornale" e i siparietti di "Carosello", per assistere allo "spettacolo": dal quiz a premi alla serata musicale, tra ballerine in paillettes e comici in piena forma. Era "Il varietà" del sabato sera, un appuntamento importante per tutti gli italiani, dal Dopoguerra fino alla fine degli anni '70, passando dalla miseria bellica agli anni del "Boom", fino ad arrivare alla "contestazione" e agli orrori del terrorismo. Momenti belli, momenti brutti, pensieri e preoccupazioni che si dissolvevano come d'incanto davanti al video, per qualche ora di diver
 SALVO D'ACQUISTO, UNA "VITA" LUNGA UN SECOLO  "Usi obbedir tacendo e tacendo morir", "Nei secoli fedele". Ma fedele a chi? E obbedire a chi? Non solo alla Patria e all'Arma dei Carabinieri, a cui appartengono questi motti entrati nella storia nazionale. Salvo D'Acquisto, nella sua breve vita, è stato soprattutto fedele ed obbediente alla sua coscienza di uomo. Il 23 settembre 1943 quando salvò ventidue vite umane dalla rappresaglia, mettendosi davanti al plotone d'esecuzione, a prendere quei colpi nel petto non è stato soltanto il vicebrigadiere dei carabinieri, il servitore dello Stato, ma un ragazzo, di neanche ventitré anni, che aveva capito da un pezzo a che punto poteva arrivare la follia della guerra. Si era arruolato nell'Arma a diciannove anni (era nato, a Napoli, il 15 ottobre 1920), aveva partecipato alla Campagna d'Africa, e dopo essere rientrato in patria, nel 1942, era stato inviato prima a Firenze, e poi a Torrimpietr
  MARIO LANDI: ARTE, DIVERTIMENTO E CULTURA TELEVISIVA  Ieri avrebbe compiuto un secolo di vita. Un lasso di tempo che per più della metà del suo percorso si fonde con la storia culturale, cinematografica e televisiva nazionale. Perché Mario Landi, assieme a Daniele D'Anza e Anton Giulio Majano, è stato tra i pionieri della televisione italiana, avendo realizzato alcune delle più belle "pagine" della Rai delle origini, attraverso programmi e preziosi sceneggiati ancora oggi amati e ricordati dal pubblico. Per fare tutto questo, è naturale, ci vuole tanta passione e determinazione. Qualità che Mario Landi possedeva fin dall'adolescenza, trascorsa a Messina (città in cui nacque il 12 ottobre 1920). Lì seguì studi regolari, frequentò la Facoltà di Giurisprudenza, si laureò, ma l'amore per lo spettacolo vinse, portandolo a trasferirsi a Roma, dove si diplomò all'Accademia d'Arte Drammatica.  Iniziò la sua carriera come regista teatrale, mettendo in scena numer
 RAF MATTIOLI: PICCOLI MOMENTI DI GLORIA Chi crede all'esoterismo e alle "fatture", potrebbe pensare ci fosse una vera e propria "maledizione" sulla testa di "belli e dannati" giovani attori del cinema italiano degli anni '50. Alcuni deceduti giovanissimi, nel pieno del successo, come Franco Pastorino (il celeberrimo marchesino Eugenio di "Miseria e nobiltà" di Mario Mattòli), altri morti ancora prematuramente e dopo una brillante carriera conclusasi con una parabola discendente, come i  "poveri ma belli" Renato Salvatori e Maurizio Arena, o anche un altro bel "fusto", Antonio Cifariello, deceduto in circostanze drammatiche, in un incidente aereo, impegnato come documentarista televisivo dopo aver lasciato il cinema. Tra questi, un posto - certamente poco ambito - occupa anche un'altra sfortunata promessa del cinema italiano scomparsa esattamente sessant'anni fa, il 12 ottobre 1960: Raf Mattioli.  Come i soprac
 COSETTA GRECO: UNA "RAGAZZA" DEGLI ANNI '50 Un viso irregolare, due occhi grandi e pensierosi, un fascino enigmatico. Non è passata alla storia come una "fidanzatina d'Italia" o come una "maggiorata", eppure Cosetta Greco è riuscita a guadagnarsi il suo posto nel panorama cinematografico nazionale, grazie alla sua bellezza così particolare e alle sue doti artistiche. Nata Cesarina Rossi - questo il suo vero nome -, a Trento, l'8 ottobre 1930, ma cresciuta a Venezia, entrò nel mondo dello spettacolo per caso, vincendo un concorso indetto dalla Scalera Film, trasferendosi così a Roma con il fratello Moraldo (che diventerà amico e sceneggiatore di fiducia di Fellini).  Esordì sul grande schermo giovanissima, nel 1944, in "Addio, amore!" di Gianni Franciolini, ma ci vollero molte esperienze prima di raggiungere il successo, grazie "all'occhio" di Pietro Germi che la scritturò per il ruolo di Lina, moglie di un povero operai
LAURO GAZZOLO: LA "VOCE" DEL WEST    Il sibilo del vento, il fischio delle sei pallottole di una Colt, il nitrito dei cavalli, il cigolio della porta di un saloon . Sono rumori tipici dei film western, entrati nell'immaginario collettivo come "simboli" di quel mondo lì, conosciuto qui da noi grazie all'estro di registi come Sergio Leone, Sergio Corbucci e Duccio Tessari. Ma a quei suoni lì ne andrebbe aggiunto un altro. Quello di una voce inconfondibile, divenuta anch'essa parte della scenografia: la voce di Lauro Gazzolo.  Un doppiatore che è ancora oggi ricordato come il "vecchietto del west", avendo per anni dato "anima" a numerosi personaggi di contorno presenti in pellicole memorabili di un filone che ebbe un successo formidabile tra gli anni '40 e '60 per poi svanire non molti anni dopo la sua scomparsa, avvenuta il 2 ottobre del 1970. Ma la sua storia iniziò molto prima, negli anni '20, nella sua Genova (lui nacque