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Visualizzazione dei post da febbraio, 2024
 IL “GRANDE” SALERNO Un Grande. Un Grande del palcoscenico, del cinema, anche della televisione. Un Grande artista, versatile, competente, appassionato. Grande come il vuoto che ha lasciato trent'anni fa, quando un tumore se lo portò via troppo presto. Ma oggi, di Grande, c'è solo l'oblio. Quello che ha travolto Enrico Maria Salerno a dispetto di una vita e di una carriera perennemente sotto i riflettori.  Dai successi in palcoscenico alle vicende sentimentali, tra figli, mogli, matrimoni e flirt di un certo livello. La passione, dopo tutto, è ciò che lo ha sempre contraddistinto.  Enrico Maria Salerno, Umberto Orsini e Sarah Ferrati in "Chi ha paura di Virginia Woolf?" (1963), regia di Franco Zeffirelli. . La passione per il teatro, che lo ha visto fin dagli anni ’40 cimentarsi con Shakespeare, Eschilo, Moliére e Dostoevskij, passando dalla compagnia Adani-Tofano  al “Piccolo” di Milano con Strehler, fino a fondare con Ivo Garrani e Giancarlo Sbragia l’innovativ
 DIANA DEI: UNA DONNA, UN’ARTISTA, UN AMORE Dietro un uomo di talento c’è sempre una donna di talento. Ed ecco che, se Mario Riva è stato l’uomo, l’artista, l’attore e “l’amico del sabato sera” di talento che abbiamo tutti apprezzato, anche Diana Dei, nel suo piccolo, ha dimostrato di avere talento, anche più d’uno. Per l’anagrafe si chiamava Agnese Mancinelli e nasceva a Roma centodieci anni fa, il 28 febbraio 1914. Ma fu quel nome dal suono gradevole, che rimandava alle divinità e alle leggende greche, a renderla nota sui palcoscenici nazionali. Ella era in principio una pianista, diplomata all'Accademia di Santa Cecilia.  Aveva mosso i primi passi come concertista, ma fu l’arte dello spettacolo a rapirla e a renderla ciò che è stata: una donna talentuosa, bella, affascinante, simpatica e spiritosa. Fin dagli anni ’40, Diana Dei iniziò a esibirsi nel teatro di rivista, lavorando con Galdieri (nella compagnia di Totò e Anna Magnani), e soprattutto Garinei & Giovannini, e così,
 BUON COMPLEANNO, MAL! Yeeeeeeh! , potremmo urlare ricordando uno dei suoi primi successi. Sono ottanta. Ottant'anni per Mal, un "ragazzo" del Galles che ha fatto la sua fortuna in Italia. " The Primitives " era il nome del suo gruppo che dai palcoscenici londinesi sbarcò al Piper Club di Roma negli anni '60.  Idolo delle ragazzine yé-yé , con i suoi capelli fluenti e lo sguardo chiaro e tenebroso, Mal ha conquistato cuori e primi posti in classifica con brani come  " Tu sei bella come sei ", " Pensiero d'amore " e " Furia " (croce e delizia per lui), rimanendo sempre fedele a se stesso. Perché anche oggi, con qualche chilo in più e la chioma bianca, mantiene quell'accento britannico un tempo corresponsabile del suo fascino, oggi latore di una simpatia che suscita ilarità ad ogni frase. Ma soltanto quando parla. Perché se prende il microfono in mano e canta, portandoci indietro nel tempo, tra capelloni e minigonne, ness
 TONI UCCI: ROMANO NEL CUORE Alto, allampanato, occhi azzurri, naso grosso. Un volto indimenticabile in decine e decine di pellicole, passando dai film musicali con Claudio Villa alle commedie con Totò, fino ad arrivare al poliziottesco trash con Tomas Milian, al culmine di una carriera iniziata con l'avanspettacolo con Chiari e Dapporto e la commedia musicale targata Garinei & Giovannini.  Toni Ucci ha incarnato alla perfezione il romano d'estrazione popolare, gioviale, giocherellone e dalla battuta pronta. Se ne andò a novantadue anni, il 17 febbraio 2014, privandoci del suo "carattere", fortemente incisivo in quasi tutte le pellicole a cui ebbe l'onore di partecipare. Per saperne di più, al link seguente potete rileggere un ampio articolo dedicatogli qualche tempo fa. L'articolo è fruibile al seguente link:  https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2022/01/ucci-carattere-romano-adoro-i.html
  MARCO VIVE! In piedi, sui pedali, ad assecondare tortuosi tornanti. Ricurvo sul manubrio, con l'orecchino scintillante al sole che illumina il pizzetto biondo, a pochi metri dall'arrivo, prima di spalancare le braccia esultando alla vittoria.  Sembra ancora di vederlo, Marco. Quel ragazzo magrolino, tenace come pochi, capace di vincere il Giro d'Italia e il Tour de France nello stesso anno, come solo pochi campioni avevano fatto prima di lui (e nessuno dopo). Sembra ancora di vederlo, il Pirata, con la sua bandana in testa, che sorride alla vita, dopo aver macinato chilometri, senza sosta, andando sempre forte al fine di "abbreviare la sua agonia". Invece la sua agonia è stata lunga, spietata. Madonna di Campiglio, il Giro del '99, la squalifica, l'accusa di doping . Marco Pantani viene emarginato e cade in depressione. Sembra ancora di vederlo, Pantani. Che non sorride più, che grida al complotto, che perde fiducia in se stesso. Un Pirata che non comba
 SHIRLEY TEMPLE, UNA BAMBINA DI SUCCESSO " Ho smesso di credere a Babbo Natale quando avevo sei anni. Mamma mi portò a vederlo ai grandi magazzini e lui mi chiese l'autografo ". È lei stessa a rivelare, con questa frase, cosa significhi diventare una "star", una diva di Hollywood. Significa avere successo, soldi, gratificazioni umane e morali. Ma anche tante responsabilità, difficili da sopportare se le spalle su cui gravano sono quelle di una bambina. Shirley Temple, scomparsa dieci anni fa, il 10 febbraio 2014, conobbe la fama e il successo quando ancora non si hanno né l'età né le capacità per comprende. Aveva appena tre anni - era nata nel 1928 - quando passò da un giorno all'altro nel mondo dello spettacolo, ballando, cantando e sorridendo col suo faccino tenero contornato da biondi boccoli. "Riccioli d'oro", titolo di uno dei suoi film più celebri, è proprio il soprannome che ha contraddistinto la piccola Temple tra gli anni '30 e
 SANTE CAROLLO, "PRIMO" TRA GLI "ULTIMI"  Era un manovale vicentino e come tale trascorse il resto della sua vita. Ma per un caso fortuito, per una coincidenza astrale particolarmente favorevole, quel manovale diventò un campione, un campione degli ultimi. Correva - o forse meglio "pedalava" - il Giro d'Italia del 1949, in quegli anni la competizione più amata dagli italiani, pedalatori giornalieri per lavoro o per diletto nel disastrato e speranzoso Dopoguerra. Fiorenzo Magni, vincitore del Giro in carica, è costretto a rinunciare alla gara e così, la Wilier Triestina per cui egli correva, per completare la squadra decise di ricorrere ad uno sconosciuto: un dilettante che si era fatto notare per le sue doti di scalatore. Uno che la bicicletta la utilizzava più per necessità che per passione.  Sante Càrolo, o più precisamente Carollo - così come venne erroneamente registrato al Giro -, si ritrovò così a gareggiare nella celebre competizione a tappe che
 IVO GARRANI, STATURA E RISERBO Sguardo severo, voce profonda, fisico imponente. Un vero "monumento" del teatro italiano, ma anche un attore di cinema e televisione, oltre che apprezzato doppiatore. Uno con un tal curriculum , non può rischiare di essere dimenticato. Ivo Garrani è una di quelle figure che se non fossero esistite sarebbe stato un dramma, vero. Perché di "finti", Garrani ne ha interpretati molti nella lunga carriera che va dal Dopoguerra al nuovo millennio.  Cominciò nel 1943 con Tamberlani, poi lavorò con Anton Giulio Bragaglia, Squarzina, Strehler, mostrando a tutti la sua solida recitazione, spesso cinica, raramente ironica. Con Enrico Maria Salerno e Giancarlo Sbragia fondò una compagnia, "Attori Associati", che proponeva commedie innovative e impegnate.  Ivo Garrani in scena con Lea Padovani in "Le confessioni della signora Elvira" di Mimo Roli e Giancarlo Sbragia. Teatro Odeon di Milano, 1965. E proprio "impegnato"
 GIANNI PARTANNA, FASCINO E DISCREZIONE  Tutti lo ricordano come il maître del "Grand Milan", il locale in cui Totò e Peppino, contadini del Sud, ricevettero un "servizio" indimenticabile, eppure Gianni Partanna, nobile siciliano, anima longa e aristocratica, non si limitò a partecipare soltanto a gran parte dei film più celebri del Principe De Curtis. Anche se fu proprio quest'ultimo a scoprirlo e a lanciarlo come attore.  Gianni Partanna ha un legame con lo spettacolo italiano ben più profondo, che si estende dal cinema agli sceneggiati Rai passando per il teatro. Fu infatti egli a fondare, nel centro storico di Roma, il Teatro dei Satiri, alla cui direzione si dedicò fino alla morte, sopraggiunta dieci anni fa, il 5 febbraio 2014. Un personaggio discreto e affascinante di cui vi ripropongo la storia, raccontata da me qualche tempo fa. L'articolo è fruibile al seguente link: https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2022/04/gianni-partanna-un-nobile-tra-satir
 CIAO, SANDRA! Ha scandalizzato l'Italia bigotta e perbenista degli anni '60 con le sue forme prorompenti e i seducenti ammiccamenti. Ha vissuto sul filo della leggerezza i suoi novant'anni, fatti di cinema, amori e follie. Eppure, alla fine, se n'è andata in silenzio, accudita dai suoi cari, come una qualunque signora borghese. Una di quelle che la felliniana Sandrocchia  disprezzava nelle pellicole del maestro riminese che fu anche un suo grande amore.  Sandra Milo non ha mai rinunciato ad essere se stessa, e forse proprio questo, al netto della sua bravura e delle sue indubbie doti recitative, non le ha permesso di vedere riconosciuto appieno il proprio talento. Ma chi ha amato la sua bravura, la risatina frivola, i suoi vaporosi capelli biondi e la sua eleganza nell'esprimere la sua sincera essenza sa che le è stato fatto un grande torto. Ma poco importa, perché ciononostante la "signora" Milo ha sempre saputo di valere. E il suo valore, andandosene vi
 DINO VERDE, GENIO E HUMOR  Umorista al "Marc'Aurelio", "firma" del teatro di rivista per Macario e Billi & Riva, autore radiofonico e televisivo con Bruno Broccoli e Antonio Amurri, passando da "Gran Varietà" a "Doppia coppia" e "Studio Uno", paroliere per Modugno, Dino Verde ha scritto pagine di spettacolo indimenticabili, dove l'intelligenza e l'umorismo la facevano da padrone.  Ripercorrere il suo " cursus honorum " equivale a compiere un viaggio nella storia televisiva nazionale. Un viaggio che, a vent'anni dalla sua scomparsa - avvenuta il 1° febbraio 2004 -, vi invito a intraprendere riproponendovi un articolo scritto qualche tempo fa, nel centenario della nascita di questo grande genio della risata intelligente. L'articolo è fruibile al seguente link: https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2022/07/verde-lironia-intelligente-il-suo.html
 ALBERTO SORRENTINO, "AFFAMATO" DA COMMEDIA Forse il suo nome non lo ricorda nessuno, ma il suo volto, quello, è impossibile da dimenticare. I suoi occhi da pesce lesso, il viso smunto, la figura allampanata e trasandata hanno fatto la fortuna della commedia leggera italiana. Alberto Sorrentino è uno di quei caratteristi ricorrenti fino all'inverosimile, coprotagonista di film entrati nella storia. La sua carriera ebbe inizio nel teatro di varietà e avanspettacolo, ma il palcoscenico non l'abbandonò mai.  Partecipò al "Rinaldo in campo" di Garinei & Giovannini accanto a Modugno, si cimentò con Pirandello e Goldoni e affiancò perfino la Moriconi ne "L'Abominevole donna delle nevi" di Wilcock per la regia di Franco Enriquez. Tuttavia, la sua notorietà è dovuta al cinema.  In alto, da sinistra, Mario Riva, Alberto Sorrentino e Walter Chiari in "Arrivano i nostri" (1951) di Mario Mattòli. In basso, Alberto Sorrentino e Totò ne "G
 MARINO GIROLAMI, "ARTIGIANO" DEL BELLO Gioventù, sentimento, ironia, costume, commedia, equivoci, ilarità. Credo siano queste le parole chiave per comprendere la filmografia di Marino Girolami. Un regista nato centodieci anni fa - il 1° febbraio 1914 -, morto quasi trent'anni fa - il 20 febbraio 1994 - e consacrato per sempre al successo da decine e decine di commedie di vario genere e tipo.  Romano de Roma, campione di pugilato, allievo del Centro sperimentale di cinematografia, "patriarca" di una famiglia d'artisti (dal fratello regista Romolo Guerrieri al figlio attore, il bel Enio Girolami), Girolami iniziò la sua carriera nel 1943 scrivendo il soggetto di una perla del neorealismo, "Campo de' fiori" di Bonnard, con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, per poi esordire dietro la macchina da presa nei primi anni '50, prima in collaborazione con Marcello Marchesi e Vittorio Metz, poi da solo, dando libero sfogo alla propria fantasia e agli spunt