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Visualizzazione dei post da maggio, 2020
CLINT EASTWOOD: UNA LEGGENDA LUNGA NOVANT'ANNI  Lo stesso sguardo di ghiaccio sotto le sopracciglia arcuate, lo stesso fisico slanciato e perfino i medesimi capelli, sebbene ormai imbiancati. A prima vista Clint Eastwood, il "duro" ironico, il cowboy "senza nome" o l'ispettore armato di "44 Magnum", sembra non subire il peso del tempo. Eppure oggi compie ben novant'anni, metà dei quali passati su un set cinematografico dove, a poco a poco, è riuscito a farsi strada con strabiliante successo, prima come star di punta, poi come regista, dagli albori della sua carriera fino ad oggi. Spesso si dice che una cosa è l'attore, un'altra il personaggio che interpreta, ma con Clint Eastwood, forse più di altri, vale quasi la regola contraria. Fin dalla sua adolescenza, a San Francisco, in California - dove è nato il 31 maggio 1930 -, Clint dimostra ben presto una gran voglia di farcela da solo e di essere indipendente. Incomincia dedic
WALTER TOBAGI, LA VERITA' "OLTRE" "Lo sforzo che si deve fare è guardare la realtà nei suoi termini più prosaici, nell'infinita gamma delle sue contraddizioni". Contraddizioni, l'unica cosa che non mancava nell'Italia degli anni '70, perduta tra sangue, stragi e terrorismo. Walter Tobagi lo sapeva, e proprio per questo riteneva che bisognava andare oltre l'apparente per cogliere la verità. E fu proprio questa la sua unica "colpa". Se quarant'anni fa, il 28 maggio 1980, il suo corpo senza vita si accasciò al suolo dopo esser stato colpito da cinque pallottole, la causa fu proprio la sua ricerca del vero ad ogni costo, il non limitarsi a raccontare i fatti ma a spiegare quanto accadeva, ad andare "oltre". Walter Tobagi amava il suo lavoro, era la sua passione. Fin da ragazzino, quando scriveva per la rivista "La zanzara", il giornale della sua scuola, il Liceo Parini di Milano - città in cui negli ann
EDUARDO: L'UOMO, L'ANIMA E IL TEATRO  "Era de maggio", precisamente il 24 maggio 1900, quando a Napoli venne alla luce Eduardo. Non aggiungo altro, perché avrete sicuramente capito. Dire Eduardo e dire Napoli basta per immaginarsi fiumi di inchiostro, storie e personaggi che si insinuano nelle pieghe della storia dello spettacolo nazionale. E sottolineo nazionale, perché Eduardo non significa soltanto Napoli, ma significa anche Italia. Le sue commedie fanno parte della nostra storia, come quelle frasi, diventante ormai modi di dire, insegnamenti preziosi: da "Te piace 'o presepio ?" a "I figli so' figli!", da "Ha da passà 'a nuttata" a "Gli esami non finiscono mai". Questa dà proprio il titolo alla sua ultima commedia: l' exploit  finale di una proficua carriera incominciata cinquant'anni prima. Eduardo De Filippo, infatti, cominciò a scrivere i primi testi negli anni '20. Successivamente, in
FOLCO LULLI: "RUDE DAL CUORE TENERO" Si ritrovò sul grande schermo per caso, senza alcuna esperienza pregressa. "Galeotta" la sua amicizia con Carlo Ponti, suo ex compagno di scuola. Folco Lulli era andato a trovarlo negli studi della Lux Film e proprio lì incontrò il regista Alberto Lattuada, da tempo alla ricerca di un tipo come lui: grosso, imponente, dal volto ora bonario, ora truce, venne catapultato nel mondo del cinema con "Il bandito" (1946), accanto ad Anna Magnani e Amedeo Nazzari, volti noti di quel neorealismo di cui ben presto anche Lulli divenne parte integrante. Non si può certo dire che la sua famiglia fosse estranea all'arte. Suo padre, Gino Lulli, era un cantante baritono, mentre suo fratello minore, Piero Lulli, era già approdato al cinema lavorando con Rossellini e Camerini. Folco Lulli, invece, sanguigno, rude e generoso come le terre intorno alla sua Firenze - dove nacque il 3 luglio 1912 - non ci pensava affatto a quel mo
MARIO PISU, CLASSE E SOBRIETA'   Eleganza e misura. Penso basti questo a sintetizzare appieno l'uomo e l'artista Mario Pisu, grande interprete del nostro spettacolo forse poco ricordato oggi, nonostante una fulgida carriera che lo ha visto spaziare dal teatro alla televisione passando per il cinema. La sua vita artistica è stata intensa sì, ma molto discreta, con una presenza costante che non ha mai, però, brillato per protagonismo, nonostante siano molteplici i ruoli, soprattutto cinematografici, che lo hanno visto partecipe di pellicole importanti. Fratello maggiore del più noto Raffele Pisu - attore comico e volto storico della televisione - Mario Pisu nacque a Montecchio Emilia, in provincia di Reggio, il 21 maggio 1910. Iniziò la sua carriera negli anni '30, calcando il palcoscenico accanto a nomi come Evi Maltagliati, Andreina Pagnani, Paolo Stoppa e Rina Morelli. Nello stesso periodo conobbe e sposò l'attrice Lilli Trucchi, dalla quale ebbe il figlio
ANTONIO CIFARIELLO: BELLO E DIMENTICATO Lui apparteneva a quella schiera di attori che hanno fatto grande il cinema degli anni cinquanta. Giovani belli e affascinanti simbolo di un'Italia "fresca" e spensierata.  Antonio Cifariello, infatti, era uno di quei "bravi ragazzi" protagonisti di pellicole gustose in cui si mescolavano sentimento e commedia, ironia e realtà. Pellicole che potrebbero apparire sciocche ed ingenue, ma che rappresentano appieno lo spirito di quella società.  La sua carriera fu breve ma intensa, concentrata tra la prima metà degli anni '50 e la prima metà dei '60, periodo in cui Cifariello lasciò il lavoro d'attore per dedicarsi al giornalismo come documentarista della Rai, compiendo numerosi viaggi in giro per il mondo. E, ironia del destino, fu proprio in uno di quei viaggi che trovò la morte prematuramente, a soli trentotto anni. La sua vicenda artistica iniziò per caso, nella sua Napoli - dove nacque il 19 maggio 1
GIOVANNI PAOLO II: IL PAPA DELLA SPERANZA "Non c'è speranza senza paura, e paura senza speranza". Credo che se fosse ancora qui, in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo da mesi, Papa Giovanni Paolo II ci ripeterebbe senz'altro queste sue parole. La speranza implica paura, ma laddove c'è paura c'è sempre una speranza. E lui quella speranza non l'ha mai perduta: da giovane seminarista fino a quando, il 16 ottobre 1978, salì al soglio di Pietro inaugurando un pontificato lungo, che lo vide battersi contro il terrorismo, contro la Mafia, contro il Comunismo che aveva soggiogato la sua Polonia, conducendoci per mano e col sorriso nel nuovo Millennio, attraverso il Giubileo del 2000. Solo cinque anni dopo, il 2 aprile 2005, se ne andò, mantenendo fino all'ultimo - malato, stanco, sofferente - il suo Ministero di Fede. Oggi, 18 maggio, ricorre il centenario della sua nascita. Voglio ricordarlo con questo articolo redatto due anni
 LUCIA MANNUCCI, LA "SIGNORINA" CETRA "Una nuvola di capelli biondi e un sorriso bellissimo". Se a questa definizione - creata da suo marito Virgilio Savona, ricordando il loro primo incontro - aggiungiamo anche la dolcezza e il brio delle  sue "corde" ecco che Lucia Mannucci, la "gentil voce" dell'indimenticato Quartetto Cetra, appare l'istantanea di un tempo perduto: "l'immagine" della spensieratezza e della gioia di un Paese che voleva lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare dopo gli anni bui della guerra. Anni in cui la giovane Lucia intraprese la sua carriera artistica a Milano, città in cui si trasferì dalla sua Bologna - dove nacque il 18 maggio 1920. Frequentò la scuola "Arte del movimento" diretta da Carla Strauss e successivamente venne assunta dall'EIAR. Come solista si esibì in numerosi concerti in radio e a teatro, collaborando con artisti quali Gorni Kramer e Natalino Otto
CESARE POLACCO:  L'INFALLIBILE ROCK "Anch'io ho commesso un errore. Non ho mai usato la Brillantina Linetti!". Con questa chiosa - entrata nella storia della televisione in bianco e nero -, si concludeva uno dei "Carosello" più famosi ed amati, pubblicizzante l'omonima crema al profumo di lavanda, quella che metteva "in riga" le chiome prima che la rivoluzione degli anni '70 portasse "scompiglio" anche sulle teste dei giovani. A proferire quelle parole, però, era uno a cui di capelli ne erano rimasti molto pochi e che, dopo un largo sorriso sotto i baffoni folti, si levava il cappello, chinava il capo e mostrava la sua fronte spaziosa, invitando appunto a non commettere lo stesso "errore": detto poi da un ispettore - di nome Rock -, noto per l'infallibilità (con la quale, ad ogni episodio, risolveva brillantemente un giallo misterioso), l'invito valeva doppio. Ma avvolto in quell'impermeabile da investigat
RENATO TURI: IL "DIO" DEL DOPPIAGGIO ITALIANO Forse, più che descriverlo basterebbe ascoltarlo. Ritengo infatti che il nome di Renato Turi, così come il suo volto, non suggerisca molto ai più, a differenza del suo timbro inconfondibile: profondo, contraddistinto da una dizione perfetta, ha fatto la fortuna del doppiaggio italiano per oltre quarant'anni. Senza contare che quella voce fu la sua salvezza dopo un brutto scherzo giocatogli dalla vita. Figlio d'arte - il padre Umberto e la madre Giulia Ragni erano entrambi attori -, Turi nacque "casualmente" a Firenze, il 12 maggio 1920, dove i suoi genitori erano impegnati in uno spettacolo. Passò gran parte dell'infanzia dietro le quinte di un palcoscenico, di teatro in teatro, di città in città. Studiò in collegio, ma d'estate, durante le vacanze, seguiva la madre e il padre nelle loro esibizioni, appassionandosi ben presto a quel mondo. Fu così che, finiti gli studi e stabilitosi a Roma, freq