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Visualizzazione dei post da gennaio, 2024
  PINA GALLINI: DIVERSAMENTE BELLA, INVERSAMENTE BRAVA  Se ne andava cinquant'anni fa, il 31 gennaio 1974, nella casa di riposo per artisti di Bologna, lontana dalle scene che l'avevano vista protagonista fin dagli anni '30. Pina Gallini è una delle più grandi meravigliose caratteriste che il cinema italiano abbia avuto.  Allampanata, magrissima, dal volto ossuto e occhialuto, decisamente non bella, ha incarnato alla perfezione figure femminili antipatiche o dolci, severe o sagge con una bravura incredibile.  In alto, da sinistra, Ave Ninchi, Pina Gallini e Totò in "Totò e le donne" (1952) di Steno e Monicelli. In basso, da destra, Giorgio Gandos, Pina Gallini, Toni Ucci, Carlo Delle Piane e Claudio Villa in "Serenata per 16 bionde" (1957) di Marino Girolami. Classe 1888, emiliana di Bodeno, esordì in teatro con Cesco Baseggio ed Eleonora Duse ma è stato il grande schermo a conferirle il successo. Da Raffaello Matarrazzo a Marino Girolami, da Mario Bonna
 DONNA LUISA, L'ANIMA IN SCENA Il Teatro Sannazaro, piccolo tempio della cultura napoletana, rinacque grazie alla sua passione e al suo talento. La sua Napoli le tributò in vita molto di più di quello che si è fatto dopo la sua scomparsa, avvenuta trent'anni fa, il 30 gennaio 1994, per un malore. Perché Luisa Conte era Luisa Conte, e per lei ogni regola veniva sovvertita con piacere.  Classe 1925, nata in una famiglia di artisti, esordì nella compagnia Cafiero-Fumo ancora adolescente, mettendo subito in evidenza le sue grandi potenzialità. Dopo essersi esibita in Sud America accanto a Nino Veglia, che diventerà suo marito, Luisa Conte venne scoperta da Eduardo De Filippo che le offrì parti di rilievo in celebri commedie. Ma, come dicevamo, Luisa Conte era Luisa Conte, e non aveva bisogno d'altro se non di se stessa per brillare. La ricostruzione del Sannazaro, riaperto nei primi anni '70, la vide impegnata in prima persona, con il marito e la figlia Brigida, nella diffu
  RENATO CACCIOPPOLI, SREGOLATEZZA E CALCOLO C'è sempre una soluzione, basta solo trovarla. E lui di soluzioni e di risoluzioni se ne intendeva. Renato Caccioppoli, il "matematico napoletano", aveva trascorso la sua esistenza tra genio e follia. Il genio del matematico, del docente universitario, del laureato a soli ventuno anni, e quello del musicista, pianista per diletto nei locali notturni della sua Napoli, vissuta fino all'ultimo bicchiere, all'alba, prima di presentarsi in frac all'Università di Napoli, per affabulare studenti e curiosi nelle sue leggendarie lezioni fatte di calcoli e umorismo.  Ma c'era anche la follia, quella di una vita vissuta in bilico tra ragione e sentimento, tra intelletto e cuore. La stessa follia che lo portò a puntarsi una pistola alla tempia e a "risolvere" l'equazione della sua vita un mattino del 1959. Una soluzione che nessuno che lo conosceva trovò così "inaspettata", ma frutto di una matura lo
 GRANT, " SIR " CARY GRANT Elegante, autoironico, galante. Un " Sir ", un signore, in perfetto stile inglese, anche se dalla terra natia - dove nacque, a Bristol, centoventi anni fa, il 18 gennaio 1904 - partì giovane come giocoliere in una compagnia di girovaghi per approdare in America dove Archibald Alexander Leach diventò Cary Grant.  Eppure, nella sua sconfinata filmografia, fatta di capolavori del cinema brillante ma anche di pietre miliari del thriller, passando da "Incantesimo" di George Cukor a  "Notorious" e "Intrigo internazionale" di Alfred Hitchcock, egli ha sempre conservato i suoi tratti da gentiluomo inglese, affascinante e inappuntabile in ogni condizione, col cappello perfettamente calcato in testa e i completi impeccabili.  Cary Grant e Katherine Hepburn in "Incantesimo" (1938) di George Cukor. Dall'alto della collina di Hollywood, l'attore più amato dalle donne e più invidiato dagli uomini, il sedut
 SANDRO BOLCHI: LA CULTURA TELEVISIVA COME "MISSIONE" La cultura per tutti, la cultura per gli altri. Sarebbe lo slogan più adatto per celebrare degnamente il centenario di Sandro Bolchi (nasceva, a Voghera, il 18 gennaio 1924). Certo, che la cultura fosse al centro dei "pensieri" della Rai delle origini è vero. Ma è anche vero che Bolchi, in vent'anni e più di carriera televisiva, ha dato il contributo maggiore, regalando pagine di letteratura trasformate in immagini vere, intense, affidandosi ai più grandi volti del teatro nazionale.  Giovane attore, giornalista, critico, regista, Sandro Bolchi ha legato indissolubilmente il suo nome ai grandi sceneggiati, condividendo il primato con altri illustri nomi del piccolo schermo, come Anton Giulio Majano e Daniele D'Anza. Da "Il mulino del Po" con Raf Vallone a "La coscienza di Zeno" con Johnny Dorelli, da "I promessi sposi" con Paola Pitagora e Nino Castelnuovo ad "Anna Kareni
 ACHILLE TOGLIANI: UN SOGNO LONTANO Il sorriso dell'amore. Il sorriso di un sogno che diventa realtà. Achille Togliani aveva una voce straordinaria: calda, avvolgente, confidenziale. Ma bastava sorridesse per emozionare il pubblico femminile. Nato cento anni fa - il 16 gennaio 1924 - a Pomponesco, nel mantovano, Achille Togliani deve infatti alla sua avvenenza i primi successi. Dopo aver frequentato il Centro sperimentale di cinematografia di Roma mosse i primi passi della sua carriera come attore, tra cinema e fotoromanzi.  Poi passò alla rivista con Macario, dove iniziò anche ad esibirsi come cantante. Lì venne notato dal maestro Cinico Angelini che lo chiamò nella sua celeberrima orchestra in Radio Rai nei primi anni '40. Fu così che Achille Togliani divenne la voce più celebre del Dopoguerra, il "Principe azzurro d'Italia", l'idolo di tutte le giovani. " Come pioveva ", " Parlami d'amore Mariù ", " Signorinella " sono solo
 LEI, DELIA  Le dedicai il duecentesimo articolo di questo blog, per il suo mancato novantesimo compleanno, e a vent'anni dalla scomparsa voglio riproporvelo per ridarle un po' di luce. Delia Scala è stata "la" soubrette , "la" attrice, "la" cantante, "la" divina protagonista della commedia musicale targata Garinei & Giovannini, coi quali debuttò a metà anni '50 affiancando l'ironico e galante Carlo Dapporto in "Giove in doppiopetto".  Lei che aveva esordito bambina sul palco della Scala, lei che all'anagrafe si chiamava Odette ed era figlia di un militare. Lei che aveva lottato contro il cancro e aveva sofferto per la prematura scomparsa del padre e dei suoi grandi amori. Lei che aveva sbaragliato il pubblico televisivo in bianco e nero con la sua eleganza e la sua raffinata bellezza. Lei, la "regina" del varietà. Lei, l'indimenticabile. Lei, Delia. L'articolo è fruibile al seguente link: https
  ARNOLDO FOÀ, L'INTELLIGENZA DELL'ESSERE  La voce calda, arrochita dal fumo della pipa, lo sguardo sornione e quel sorriso piacione sotto il naso aquilino, su un volto dalle mille pieghe come il suo animo da profondo cultore del bello. Lo ricordiamo tutti Arnoldo Foà, da giovane e da vecchio, da brillante attore a drammaturgo, da poeta a doppiatore in una vita intensamente spesa in scena. Classe 1916, ferrarese, di origine ebraica, aveva sfidato le leggi razziali quando si trasferì a Roma per frequentare il Centro sperimentale ma il Regime lo escluse dai corsi.  Ma Arnoldo Foà, deciso, caparbio, continuò a coltivare la sua passione, a calcare le scene, a frequentare le compagnie più prestigiose fino a diventare quello che tutti abbiamo conosciuto: un grande. Dai microfoni di Radio Rai al teatro di Visconti e Squarzina, dal cinema alla televisione, tra sceneggiati e fiction, Foà non si è fatto mancare nulla, mettendo al servizio del pubblico la sua passione sconfinata per il be
  IN FEDE, GIORGIO LA PIRA " L'impegno politico, è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve poter convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera e meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità ". Preghiera e meditazione: parole chiave per una politica volta al benessere sociale, nel senso più evangelico del termine. Non stupisce che a pronunciarsi in questo modo sia stato un uomo che prima di essere un politico, un deputato della Costituente, uno dei fondatori della Democrazia cristiana, era un uomo di fede. Fede sincera, fede incrollabile, fede profonda.  La stessa fede che portò Giorgio La Pira ai vertici della politica nazionale come umile servitore del popolo. La fede che lo aveva reso illustre e apprezzato docente universitario. La fede che lo aveva portato a consacrarsi, prima come terziario domenicano, poi come francescano. E con la medesima fede guidò Firenze, la sua patria - benché fosse nato a Pozzall
LORELLA DE LUCA, OCCHI DI RAGAZZA Scomparve dieci anni fa, il 9 gennaio 2014, consumata da un tumore che aveva spento i suoi occhi sgranati sopra quel broncio che l'aveva resa irresistibile nei panni di "fidanzatina" del Dopoguerra. Lanciata al successo come "povera ma bella" nella trilogia di Risi dove era sorella di Maurizio Arena e innamorata di Renato Salvatori, Lorella De Luca ha attraversato gli anni '50 con la spensieratezza consona al tempo.  Lavorò con Fellini, Monicelli, Bragaglia, Girolami, fu valletta di Riva a "Il Musichiere". Con la "cognatina" Alessandra Panaro colpì al cuore milioni di italiani grazie alla sua dolcezza e al suo candore per poi darsi alla regia e alla produzione, realizzando "spaghetti western" assieme al marito, il regista Duccio Tessari. Ma la sua popolarità è legata alla sua giovinezza, al suo volto candido e a quegli occhi di ragazza che oggi voglio ricordare riproponendovi un articolo scritto
 BUON COMPLEANNO, RAI! Settant'anni. Settant'anni di storia culturale, sociale, di informazione e di intrattenimento. Settant'anni di una storia cominciata il 3 gennaio 1954, quando la bella, brava e affascinante Fulvia Colombo, la prima "signorina buonasera", dava ufficialmente inizio alle "regolari trasmissioni".  La Rai, Radiotelevisione Italiana, entrava per la prima volta nelle nostre case da un misterioso oggetto, massiccio, ingombrante e facilmente surriscaldabile nelle sue decine di valvole, che in pochi anni tutti iniziarono ad acquistare firmando pacchi di cambiali. Il televisore, rivestito in bachelite, talmente grande da occupare una stanza di medio volume, ha lasciato il posto, col tempo, prima a televisori più piccoli, a transistor, poi a leggerissimi schermi ultrapiatti, trionfi di microchip e cristalli liquidi. E attraverso quegli schermi "mamma Rai" ci ha tenuto compagnia per tutti questi anni, lasciando scorrere la sua storia.