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Visualizzazione dei post da maggio, 2018
"FLEMING, IAN FLEMING!": IL PAPA' DI UNA LEGGENDA Molteplici sono stati gli scrittori che hanno raccontato il Regno Unito e Londra, sotto punti di vista spesso differenti: da William Shakespeare a Charles Dickens, da Arthur Conan Doyle ad Agatha Christie. Con questi ultimi, Ian  Fleming condivide il genere letterario: il giallo. Lui, però, si è spinto oltre la tradizionale sfera criminosa, cercando di descrivere una delle attività più misteriose ed affascinanti di sempre: lo spionaggio. Storie di uomini che, con il cappello calato sugli occhi e il bavero del trench sempre sollevato a coprirgli il volto - secondo l'immaginario collettivo- vivono nell'ombra, come dei fantasmi, privi di una identità, custodendo segreti inconfessabili. Fleming ha raccontato - in maniera fantasiosa ma realistica- quel mondo. È passato oltre un secolo dalla sua nascita - avvenuta a Londra, il 28 maggio di 110 anni fa - e più di mezzo secolo dal suo primo romanzo (1953). Eppure,
CINEMA, MUSICA E LETTERATURA: LE "CAVERNE" D'OGGI "La televisione è l'oppio dei popoli" - disse Leonardo Sciascia. Lui la intendeva come una vera e propria dipendenza. Ed in passato lo è stata. Oggi, invece, sarebbe più giusto parlare di "smartphonedipendenti" che di "teledipendenti". Senz'altro, però, una cosa è certa: la televisione, come il cinema, la letteratura e la musica possono essere una cura per l'animo umano. Sono strumenti in grado di alleviare le nostre pene quotidiane - oltre che offrirci piacevoli passatempi. Cominciamo da bambini, quando i nostri genitori ci leggono le favole oppure quando guardiamo i cartoni animati. Poi, crescendo, passiamo ai film, alle serie tv, alla musica e - per quelli più sensibili e audaci - ai libri. Qual è il motivo? Perché, fin dalle nostre origini, sentiamo il bisogno di tuffarci nel mondo della fantasia?  Probabilmente perché la fantasia, il più delle volte, ci mostra il mond
DONNE CHE HANNO DETTO NO E CONTINUANO A FARLO Legge 194: lo Stato italiano concede alle donne (maggiorenni) la possibilità di interrompere la propria gravidanza. Era il 22 maggio del 1978. Si coglieva il frutto di una dura battaglia, politica e sociale, promossa dai radicali di Marco Pannella e appoggiata dai maggiori partiti di sinistra. Il culmine di una rivoluzione che caratterizzò a fondo quel decennio: gli anni '70. L'interruzione volontaria di gravidanza era l'ennesima conquista di un ormai rodato (e tutt'ora incompleto) processo di emancipazione femminile. Erano cambiate molte cose. La donna col grembiule, che prepara il "doppio brodo" Star e sogna la lavatrice, apparteneva al passato. Quella era la società delle madri: le figlie sognavano altro. Fino agli anni '50, la donna aveva un destino segnato. Appena nata una figlia, ogni genitore sapeva già cosa gli toccava fare: preoccuparsi del suo avvenire. Un matrimonio con un bel giovane, magar
IL VERO "ADDIO" A CAROLINA Ha attraversato rapidamente l'universo cinematografico italiano, tra gli anni '50 e '60. Poi, il ritiro dalle scene. Potremmo definirla una cometa. Ed infatti, anche il suo passaggio ha lasciato un segno, una scia. Sto parlando di Anna Maria Ferrero, brillante attrice di cinema e televisione, scomparsa quest'oggi all'età di 84 anni. La notizia è stata comunicata da suo marito, Jean Sorel - anche lui attore - , con cui era sposata dal 1962. Bella, minuta, aveva una "forte intensità negli occhi", come dichiarò Claudio Gora, attore e regista. Fu lui a scoprirla, a Roma, per strada. Le offrì subito una parte ne "Il cielo è rosso", del 1949, aprendole così le porte del cinema. La Ferrero prese parte ad oltre quaranta film e venne diretta dai più grandi registi del tempo: De Sica, Comencini, Lizzani, Monicelli, De Filippo, Bragaglia. Compagna di Vittorio Gassman per ben sette anni, recitò al suo fianco in
ENZO TORTORA: LA TV CHE CI MANCA 18 maggio 1988. Enzo Tortora se ne va, a causa di un cancro che a poco a poco lo aveva consumato. In realtà, però, la sua "agonia" - umana e professionale - comincia molto prima: il 17 giugno del 1983, quando viene prelevato dai carabinieri, nel cuore della notte, ed arrestato con l'accusa di associazione camorristica e spaccio di droga. Secondo gli inquirenti, il popolare conduttore e giornalista, è un affiliato della N.C.O - la Nuova Camorra Organizzata - facente capo a Raffaele Cutolo, 'o prufessore. L'accusa proviene da due pentiti, Giovanni Pandico e Pasquale Barra, ai quali si aggiungono altri. Si tratta di tardivi "mea culpa" a scopo salvifico - per ottenere privilegi e sconti di pena. Sembra un incubo. Tortora non riesce a spiegarsi quanto gli è accaduto. La gente non se lo spiega. Proprio lui, un volto amato della televisione di Stato, che dal 1977 conduce un programma di successo, "Portobello",
LA FOLLIA È DIVERSITA', OPPURE AVER PAURA DELLA DIVERSITA' "Si va in manicomio per imparare a morire"- scrisse Alda Merini. E chi meglio di lei poteva descrivere, con semplici parole, l'orrore dei manicomi. Lei che passò parte della sua vita in quelle strutture, dopo che a sedici anni le fu diagnosticato un disturbo bipolare (alternava, in pratica, momenti di euforia a momenti di depressione). Nei manicomi - sebbene fossero ospedali psichiatrici, quindi luoghi preposti alla cura e all'assistenza - si entrava già con l'idea di non uscirci più, almeno non vivi. Erano casermoni, con ampi cortili, corridoi stretti e lunghi, stanze con cancello ed inferriate. Più simili ad un carcere che ad un ospedale. Le persone venivano portate lì perché malate mentali. Persone con disturbi, più o meno gravi, che venivano rinchiuse perché la società non le accettava, non le voleva. Ma poi cambiò tutto. Il 13 maggio del 1978, venne approvata la legge numero 180 che st
PEPPINO IMPASTATO: LA SUA LIBERTA' UN PASSO AVANTI VERSO LA NOSTRA "Se una radio è libera, ma libera veramente...piace ancor di più perché libera la mente". Liberare la mente, smuovere le coscienze. Le parole di Eugenio Finardi - tratte dal testo di "La radio"- esprimono al meglio quello che è lo spirito delle radio libere - le emittenti private nate a partire dal 1976, grazie ad una legge approvata dalla Corte costituzionale . Tra queste, ce n'è una nata a Terracini, un piccolo paese del palermitano, in Sicilia. Si chiama Radio Aut e viene fondata nel 1977 da Giuseppe Impastato. Peppino - come tutti lo chiamano - è un giovane di grandi speranze, giornalista ed attivista della sinistra extraparlamentare. Conosce bene il problema della mafia, specialmente nel suo paese, Cinisi. Infatti, la sua famiglia ( il padre in particolare) ha rapporti con la criminalità locale. Lui però, mostra fin da subito disprezzo per quell'ambiente, tant'è che il pa
È MORTO PAOLO FERRARI  : BRAVURA ED ELEGANZA D'ALTRI TEMPI È venuto a mancare Paolo Ferrari, grandissimo attore di cinema, teatro e televisione. Aveva compiuto 89 anni lo scorso febbraio. Devo dire che la notizia mi ha molto sorpreso e colpito, visto che, proprio ieri, stavo rivedendo la fiction Rai "Non lasciamoci più" con Fabrizio Frizzi, in cui Ferrari interpretava la parte del padre Ermanno. Sono moltissime le fiction e gli sceneggiati a cui ha partecipato: da "Nero Wolfe" (1969) , "Accadde a Lisbona" (1974) ,"Quei trantasei gradini" (1985), fino alla fiction "Orgoglio" (2004), dove in tutte e tre le serie interpretò il ruolo del marchese Giuseppe Obrofari, padre della protagonista (Elena Sofia Ricci). Era però, soprattutto, un grande attore cinematografico. Cominciò la carriera da bambino, nel 1938, e prese parte a circa una quarantina di film, dagli anni '40 fino ai giorni nostri, prima di ritirarsi dalle scene. Neg
ADDIO: LA SPERANZA DI UN NUOVO INIZIO Addio. Quante volte abbiamo pronunciato questa parola? Per scherzo o no, almeno un centinaio di volte. "Addio vacanze!" o "Addio estate!", dicono gli studenti dopo aver letto le date d'esame della sessione estiva. "Si, addio!", esclamiamo quando ci sembra ormai tutto perduto. E poi ci sono "gli addii", quelli veri, che fanno male: l'addio ad una persona cara che viene a mancare, l'addio alla persona amata, l'addio ad un sogno. È capitato a tutti. Dire addio, nell'accezione comune, significa prendere consapevolezza che qualcosa sia finito, che da quel momento nulla sarà più come prima. Ma è davvero così? Non è forse vero che dietro questa semplice parola si nasconde la voglia di non rassegnarsi, di sperare ancora? Certamente ci viene in aiuto l'origine del termine. La parola "ADDIO", infatti, deriva da "A DIO", ovvero "Ti raccomando a Dio, ti metto nel
PRIMO MAGGIO, SU CORAGGIO! "Il lavoro allontana tre grandi mali: la noia, il vizio ed il bisogno" - diceva Voltaire. Il lavoro ci tiene occupati, mente e corpo. Ci tiene alla larga dai vizi, perché serve a disciplinarci, a dare un ritmo alle nostre giornate. E ci aiuta anche nel soddisfare le nostre necessità, che siano primarie - come il mangiare ed il bere - o secondarie - le passioni e gli interessi che ognuno di noi ha. D'altra parte, come dice il detto, "Il lavoro nobilita l'uomo". L'essere umano è il suo lavoro: in esso si identifica e si realizza appieno. E quando parlo di lavoro parlo anche dello studio. Perché anche chi studia contribuisce alla propria crescita e a quella del proprio Paese, impegnandosi e faticando come tutti gli altri. Per questo ritengo che la Festa del Lavoro sia una di quelle ricorrenze che ci unisce tutti, indifferentemente dall'età, dal credo politico, religioso o dall'estrazione sociale. Il lavoro ci rende