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Visualizzazione dei post da febbraio, 2022
 CLARETTA, PER AMORE E DEVOZIONE Ottenne privilegi, case lussuose, gioielli, denaro, "sistemazioni" per la sorella Myriam e il fratello Marcello. Sposò la causa fascista, svelò le sue posizioni razziali e antisemite, appoggiando anche l'alleanza con la Germania di Hitler. Ma Clarice Petacci, "Claretta", fu soprattutto una donna innamorata. Lei amava Benito Mussolini, profondamente. E per quell'amore non meritava di certo la macabra fine in piazzale Loreto, a Milano, appesa a testa in giù accanto al suo uomo. Il suo primo incontro col Duce avvenne nel 1932, per caso, sul litorale ostiense. Era in macchina con il fidanzato, Riccardo Federici, la madre e la sorella, quando chiese all'autista del padre (medico di Papa Pio XI) di sorpassare l'Alfa Romeo 6C 1750 GT Zagato del Duce che era appena passata accanto a loro. Fu così che Claretta e Benito si incontrarono, e da quel momento non si lasciarono più.  Lei aveva vent'anni - era nata, a Roma, il 28
  ELIZABETH, DOLCE ELIZABETH  È stata per decenni un'icona di sensualità e bellezza. Il suo sguardo così particolare, di un azzurro tendente al viola, ha dominato decine di pellicole americane come "Un posto al sole" di George Stevens - che la lanciò nel panorama cinematografico hollywoodiano ancora adolescente - e successi internazionali come "La gatta sul tetto che scotta", "Chi ha paura di Virginia Woolf?" (che le valse uno dei sue due Oscar) e "Cleopatra", dove conobbe Richard Burton, che sposò due volte. Elizabeth "Liz" Taylor, nata a Londra novant'anni fa esatti ma americana per fama, successo e sangue materno, ha incarnato alla perfezione la donna fatale, a tratti spregiudicata.  Una ragazza formosa e piena di vita fin da giovanissima, quando mosse i primi passi come attrice bambina per far contenta sua madre, che aveva smesso di recitare dopo essersi sposata. Ma Elizabeth Taylor, amatissima, corteggiatissima (la sua vita
  ASSIA NORIS, EROINA BORGHESE    È stata la regina della commedia borghese degli anni ’30. Quella delle storie di amore e povertà, di dolci sogni e ingenue speranze. Assia Noris divenne il simbolo della media e piccola borghesia. La fanciulla ingenua e innamorata, protagonista di storie d’amore e di equivoci, di gente semplice. Eppure, in quel volto così candido, incorniciato da corti capelli biondi, brillava la sua essenza di elegante donna aristocratica.  Anastasija Noris von Gerzfeld – questo il suo vero nome – nacque nella San Pietroburgo capitale imperiale il 26 febbraio 1912. La sua era una famiglia aristocratica russa: suo padre era un ufficiale dell’esercito imperiale che aveva sposato un' ucraina. Con lo scoppio della rivoluzione russa, si trasferì con i genitori in Europa, prima in Francia e poi in Italia.  Qui divenne Assia Noris - ispirandosi al cognome del suo primo marito, Gaetano Assia - e fece il suo esordio sul grande schermo nel 1932, nel film di Mario Bonnard  “
  CIAO, FAUSTO!  " 'Na voce, 'na chitarra e 'o poco 'e luna ". La luna che illuminava le romantiche serate degli innamorati, mano nella mano per via Caracciolo. Era la Napoli dell'amore e delle canzoni struggenti. Era la Napoli di Fausto Cigliano. Un bel ragazzo dalla voce calda e suadente, perfettamente intonata con le corde della sua chitarra. Lo strumento con cui cominciò a suonare ancora adolescente, cercando di reagire alla prematura scomparsa del padre, capo dei vigili urbani. Aveva solo ventidue anni - era nato a Napoli il 15 febbraio 1937 - quando vinse il Festival di Napoli con la canzone " Sarrà chi sà! " - composta da Roberto Murolo - in coppia con Teddy Reno.  Poi vennero Canzonissima, il Festival di Sanremo (dove nel '64 presentò il brano "E se domani", portato poi al successo da Mina) ed altre piccole e grandi apparizioni nella Tv dei primi anni, dove Fausto Cigliano portava la sua eleganza e la sua signorilità da chan
TANGENTOPOLI: LE MACERIE DI UN' EPOCA   L'inizio della fine. La fine di un'epoca, la fine di una storia, di più storie. La fine della politica che per mezzo secolo aveva condizionato le sorti del Paese. La caduta di una "maschera" dietro cui si celava un sistema di corrotti e di corruttori, di finanziamenti e fondi neri pronti ad ungere gli ingranaggi di una macchina politica che - per lo meno nell'apparenza - sembrava funzionare alla perfezione, salvo incepparsi quel 17 febbraio 1992. Quella sera di lunedì di trent'anni fa iniziò una rivoluzione guidata da tre sostituti procuratori di Milano entrati nella storia per aver fatto luce tra le ombre della Prima Repubblica. Il "colpo di piccone" che fece crollare il sistema fu l'arresto di Mario Chiesa, direttore del Pio Albergo Trivulzio (una casa di cura per anziani), ammanettato mentre riscuoteva una grossa tangente per un appalto. Da quel momento, nel giro di pochi mesi, il capoluogo lombardo,
 AMEDEO GIRARD: IL "SEGNO" DI UN GRANDE ARTISTA  La sua figura corpulenta e sorniona, elegante e popolare, è legata al teatro dialettale napoletano e alla "sceneggiata", ma il palcoscenico lo ha visto interprete di pièce  di vario genere. Sebbene "ai margini", nel cinema ha regalato preziose caratterizzazioni, spesso accanto a Totò. Ma Amedeo Girard, nella sua lunga e proficua carriera, ha saputo lasciare il "segno". Quello di una passione nutrita fin da bambino, nella sua Napoli - città in cui nacque il 14 febbraio 1893 -, crescendo nei camerini del Teatro San Ferdinando. I suoi genitori, Giacomo Girard ed Ersilia Pappalardo, erano entrambi artisti e il piccolo Amedeo cominciò ad esibirsi ben presto sulle scene.  L'occasione della sua vita arrivò in età adulta, quando venne chiamato al San Ferdinando a sostituire Federico Stella nel dramma "La pettinatrice di San Giovanni a Carbonara". Amedeo Girard sfoggiò così il suo grande talen
 CONCETTA BARRA, ANEMA E CORE Frenesia, passione, tormento, presenza scenica. Concetta Barra è stata una "bandiera". Quella della musica napoletana, del canto popolare. Un vessillo sventolante nel golfo di Napoli, sulle rive della sua Procida, città in cui nacque un secolo fa, l'11 febbraio 1922, e a cui rimase legata per tutta la vita. Figlia del guardiano del carcere dell'Isola, Antonino Grasso, di origini siciliane, e della procidana Michela di Giovanni, Concetta Grasso iniziò a cantare appena ventenne. Con le sorelle Nella e Maria, costituì la compagnia "Vittoria", debuttando in teatro e cominciando a farsi un nome dividendo le scene nazionali con artisti come Totò e Aldo Fabrizi.  Poi, sposò il fantasista Giulio Barra (da cui prese il cognome d'arte) e dopo la nascita dei figli Peppe, Gabriele e Antonio decise di lasciare le scene per dedicarsi alla famiglia. Ma la fiammella dell'arte non si era spenta del tutto e a riaccenderla fu il fortunato
 TI AMEREMO PER SEMPRE, WHITNEY! Era considerata " The Voice " al femminile e non a torto. Perché la sua voce era qualcosa di unico: potente, celestiale, in grado di squarciare il cielo, di diradare le nubi. Le nubi sulla sua vita, però, quelle non riuscì a scacciarle, rimanendo offuscata per sempre in un vortice di depressione e dipendenza da droghe. Whitney Houston era una persona semplice. Una "venere nera", bella nella sua essenza di ragazza di buona famiglia, nata nel New Jersey il 9 agosto 1963 e cresciuta nella musica. Figlia di Emily "Cissy" Drinkard Houston, una cantante  soul , cugina di Dionne e Dee Dee Warwick, cominciò a cantare nel coro gospel della Chiesa. Ad undici anni divenne solista e appena adolescente capì che la musica sarebbe diventata la sua strada. Una voce emozionante, avvolgente, che quando venne fuori e si fece conoscere al mondo, negli anni '80, tutti capirono che era l'inizio di una nuova era.  Whitney Houston si merit
 PIERO PELÙ: SESSANT'ANNI DI VITA E DI ROCK  Energia, ritmo, passione. Ma anche eleganza. Sembrerebbe strano parlando di Piero Pelù, uno degli ultimi superstiti dell'era rock , del Punk "duro" degli anni '70-'80. Eppure nella sua personalità generosa, affabile, spiritosa, nel suo essere un' icona rock "galante", impegnato nel sociale (anche con i suoi brani), ha saputo rappresentare al meglio un genere che ha fatto storia nel mondo della musica, declinandolo in una versione più soft , avvicinandosi al pop . La sua vita è cominciata a Firenze, città d'arte (e di artisti) per eccellenza, il 10 febbraio 1962. Sulle rive del Mugnone (affluente dell'Arno), il fiume che passa nei pressi del palazzo in cui abitava, Piero Pelù fonda i Mugnions con i suoi amici del Liceo, cantando e suonando dopo aver imparato ad usare il suo strumento d'arte, la chitarra, ad appena otto anni.  Da lì inizia una leggenda che dura da più di quarant'anni,
 DAVID MARIA TUROLDO: L'ESISTENZA E LE SUE FORME "Morte, impulso a sempre nuove forme". Si conclude così una sua poesia, "Ti sento, Verbo". Una lirica in cui padre David Maria Turoldo esprimeva la sua concezione dell'esistenza umana. La vita e la morte come i due poli attorno a cui ruota l'umanità, nascendo, crescendo, trasformandosi. Perché sì, per padre Turoldo la morte non rappresentava la fine, ma la prova dell'eternità, la certezza di un nuovo inizio. Sotto altre forme. Ma questo non era soltanto dovuto alla sua fede in Dio.  La sua era una concezione molto più ampia. La convinzione che la morte fosse qualcosa di necessario come la vita. Due momenti dell'esistenza destinati a ripetersi e a rincorrersi: gioia e dolore, felicità e tristezza, paura e coraggio. E nessuno meglio di lui, nato in una numerosa famiglia di contadini friulani - a Coderno, il 22 novembre 1916 - sapeva davvero cosa significasse questo. Prima della sua vocazione precoce
 CESARE MALDINI, LEGGENDA "ROSSONERA"   La locuzione latina " nomen omen " vale per Cesare Maldini come per pochi. Fu un vero " Caesar ", un vero condottiero della sfera di cuoio, da capitano, da terzino e da "libero", ma soprattutto da allenatore, concludendo la sua brillante carriera nel 2002 dopo mezzo secolo di successi. Un nome, il suo, legato a doppio filo con il Milan e con gli anni d'oro del calcio, quando era molto sport e poco business . "Cesarone" era un ragazzotto istriano - nacque a Trieste il 5 febbraio 1932 - quando cominciò a tirare i primi calci nel club della "città della Bora".  Dalle giovanili della Triestina passò poi al professionismo, lasciando la squadra nel 1954 per entrare nel Milan. Al club "rossonero" Cesare Maldini affidò la sua immagine e la sua gloria: quattro scudetti, una Coppa Latina e una Champions League (allora definita "Coppia dei Campioni d'Europa") nel 1963, q
 BEN GAZZARA, "DURO" MALINCONICO  Mascella quadrata, mento pronunciato, sguardo profondo e sorriso amaro. Ben Gazzara aveva il volto del "duro". Ma dietro quella maschera più e più volte portata sul piccolo e sul grande schermo, si nascondeva il seme della sofferenza di un popolo che aveva lasciato "le sacre sponde" attraversando l'Oceano in cerca di fortuna. Biagio Anthony Gazzara era infatti figlio di emigrati siciliani arrivati a New York - dove nacque il 28 agosto 1930 - agli inizi del secolo scorso. Trascorse la sua infanzia in strada, mentre suo padre, facendo i mestieri più disparati, cercava di crescerlo per bene.  La sua "strada", però, Ben se la trovò da solo. Si appassionò al teatro, frequentò l'Actors Studio e cominciò ad esibirsi a Broadway mettendo a frutto il più prezioso insegnamento maturato in quella scuola lì: essere quello che si recita. Così, Ben Gazzara divenne quell'uomo che abbiamo amato: affascinate, a volte c
   IL "MITO" TICOZZELLI La sua vista si spense trent'anni prima, per sempre, ma fino alla fine, sopraggiunta il 3 febbraio 1962, Giuseppe Ticozzelli, "Tico", continuò a seguire le sue passioni: il calcio e il ciclismo. Era un giovane ventenne - era nato a Castelnovetto, nel pavese, il 30 aprile 1894 - quando cominciò a spingere sui pedali di una Maino, la sua bicicletta, in quel di Alessandria. Nella stessa città, non solo si diplomò geometra, ma iniziò a macinare i primi chilometri su due ruote e a tirare i primi calci al pallone, contribuendo nel 1912 alla fondazione dell'Alessandria Calcio. Il pallone e la bicicletta, emblemi di vigore fisico e forza di volontà, divennero per "Tico" una ragione di vita, tanto è vero che riuscì a conciliare amabilmente le due cose. La sua professione era quella del calciatore, terzino, ma la bicicletta gli serviva per allenarsi. Infatti, nel 1920, si recò in sella da Alessandria a Milano, al Velodromo Sempione, d
 ADDIO, MONICA!  " Ma 'ndo vai ?", mi verrebbe da gridare. Dove vai Monica? Perché? Ci ha lasciati così, d'un colpo. Sapevamo della sua malattia, quella che cancella i ricordi, ma non le emozioni. Sono infatti convinto che il calore del pubblico l'abbia riscaldata fino alla fine, nella sua cercata solitudine e tranquillità. Novant'anni compiuti pochi mesi fa, giusto per darmi la soddisfazione di dedicare un articolo "in vita" ad uno dei miei miti.  E non solo il mio, dal momento che Monica Vitti ha rappresentato nel mondo la grandezza del cinema italiano. L'unica donna (seconda solo alla Magnani) ad aver davvero scavalcato i "Mattatori" nella commedia all'italiana. Perché per quanto la sua carriera sia stata ampia, dal teatro al cinema, dai film d'impegno (fu pregevole musa di Antonioni) a quelli del "disimpegno", Monica Vitti rimane soprattutto una straordinaria "interprete del sorriso". Sensuale, affascinan
 CIAO,TITO! Una vita per l'informazione. Una vita per raccontare fatti, personaggi, imprese. Una vita di storie nella storia. Perché Tito Stagno era la storia. La storia del giornalismo italiano. Cominciò in radio nel 1949, poi passò alla neonata TV dove come conduttore del Telegiornale divenne un volto noto ai primissimi spettatori. Fu l'inviato a seguito di due presidenti della Repubblica (Segni e Saragat), due Papi (Giovanni XXIII e Paolo VI), fu corrispondente dal mondo ma soprattutto fu il telecronista ufficiale delle imprese spaziali. Commentò il lancio dello Sputnik nel 1957, il "volo" di Gagarin nel 1961, e - passando dal Blocco Orientale a quello Occidentale - lo sbarco sulla Luna nel 1969.  In quella torrida notte di luglio, Tito Stagno da Roma e Ruggero Orlando da Huston fecero la loro "staffetta" mentre  Neil Armstrong compiva quel "piccolo passo per l'uomo". Un "grande passo per l'umanità" che Stagno - come venne appu