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Visualizzazione dei post da settembre, 2021
 ANITA EKBERG: IL "DOLCE" SIMBOLO DELLA DOLCE VITA   "Era un cumulo di curve come al mondo non ce n'è", avrebbe detto Fred Buscaglione col suo riso beffardo. D'altra parte con lei ci lavorò anche, nel 1960, pubblicizzando una birra in "Carosello". E probabilmente, fu proprio quella l'idea che tutti si erano fatti di Anita Ekberg. Una donna "esagerata". Esageratamente formosa, esageratamente sensuale, esageratamente affascinante. Non è un caso che a puntarle gli occhi addosso fu uno che di "esagerazioni" se ne intendeva, e ne riempiva le sue pellicole: Federico Fellini.     Perché a consacrare Anita Ekberg al successo, a farne una diva internazionale fu proprio lui. "La dolce vita", la Fontana di Trevi, una Roma notturna e silenziosa salvo lo scroscio dell'acqua in cui "Anitona" si era immersa, chiamando a sé il bel Marcello Mastroianni con un " Come here! Hurry hup! " che ha fatto epoca. Fu
 FLORA, JOLANDA, ANNA: LE ULTIME DONNE DELLA MAGNANI È passato mezzo secolo dalla loro messa in onda, eppure questi tre film andrebbero riscoperti. L'unica esperienza televisiva di un'attrice che ha fatto grande il cinema italiano, ma soprattutto uno straordinario addio alle scene, che meglio non poteva riuscire. Era il 26 settembre 1971 quando sul primo canale (oggi Rai 1) veniva trasmesso il primo film della serie "Tre donne". Tre pellicole accomunate da una sola cosa: il racconto di una donna, delle sue miserie e delle sue speranze. Flora, Jolanda ed Anna, tre personaggi diversi ma uniti dalla medesima forza di volontà e determinazione, oltre che dall'interprete delle loro peripezie, l'immensa Anna Magnani. Anna Magnani con Massimo Ranieri ne "La sciantosa". Tre donne, dunque, le ultime di una lunga serie di figure femminili che sembravano cucite addosso a lei. Da "Roma città aperta" di Rossellini a "Mamma Roma" di Pasolini, pa
 MARIANGELA MELATO: GLI OCCHI DELLA PASSIONE   I suoi occhi, chiari, grandi, stupiti ed intensi sono impressi nella memoria di tutti noi. Basta il suo sguardo a raccontarla. Così espressivo da identificarla come Mariangela Melato senza ombra di dubbio. Uno sguardo che ha anche sofferto, quando un tumore ha cominciato a spegnerla lentamente, eccezion fatta per la sua energia. Perché solo tre anni prima della sua scomparsa, nel 2010, col suo sguardo e la sua passionalità diede anima e corpo ad uno dei più bei personaggi del teatro eduardiano, Filumena Marturano, nell'edizione televisiva curata da Massimo Ranieri. La Melato, in un cast di attori partenopei, da milanese doc, riuscì a dare il giusto risalto a quella figura così sensibile e tormentata, a cui avevano dato vita regine della scena come Titina De Filippo e Regina Bianchi. Ma una "regina", sotto sotto, lo era anche lei. Mariangela Melato iniziò a muovere i primi passi proprio in palcoscenico, nella sua Milano - dove
  SERGIO BRUNI, L'ANIMO DELLA NOBILE NAPOLI Una voce potente, dolce e malinconica, quella della miseria e dell'amore, della sofferenza e della gioia di chi sapeva vivere delle piccole cose della vita. Lui che era nato povero, aveva conosciuto il successo ma aveva conservato quell'umiltà che lo portò, negli ultimi decenni di vita, ad abbandonare gli schermi e a dedicarsi in silenzio alla sua musica. Perché Sergio Bruni amava la musica, che aveva appreso in una scuola serale di Villaricca - dove nacque il 15 settembre 1921 -, imparando a suonare il clarinetto ed entrando nella banda del paese. Ma continuò a coltivare la sua passione, lavorando da solo sulla voce, anche durante la guerra, che lo vide prima arruolato in Fanteria a Torino - dove si esibì per la prima volta davanti ai suoi commilitoni -, poi impegnato nella liberazione di Napoli (dove nel frattempo si era trasferito) durante la Seconda guerra mondiale. Venne così il 1944 e il debutto al Teatro Reale di Napoli. Er
                         ARRIVEDERCI, NINO! Siamo sempre più poveri, ogni giorno che passa. Ci ha lasciati un altro di quei giovani del Dopoguerra ricchi di sogni e di speranze. Nino Castelnuovo, attore di successo al cinema, in teatro e televisione, è volato via due giorni fa, dopo una lunga e dolorosa malattia che lo aveva reso quasi cieco. Ma i suoi occhi limpidi, il suo sorriso gentile, il suo fisico atletico (magistralmente mostrato in video, anche nei celeberrimi spot "Olio Cuore", con quel salto della staccionata che ha fatto epoca) sono un'istantanea viva nella nostra memoria.                                         Un signore della scena che dalla sua Lecco - dove era nato il 28 ottobre 1936 - era arrivato giovanissimo a Milano, dopo trascorsi da ballerino ed atleta, per frequentare la prestigiosa scuola di Giorgio Strehler al "Piccolo". Nel 1959, l'esordio al cinema con "Un maledetto imbroglio" di Germi, accanto a Claudia Cardinale, e di
 GIUNI RUSSO: LEGGEREZZA, UNICITÀ, PASSIONE    Energia pura, passione, sperimentazione. Giuni Russo è stata tutto questo, ma è stata prima di tutto una donna coraggiosa e sensibile. Una donna che, aggredita dal cancro, ha continuato a lottare e a cantare. Perché sì, il più grande dono che Giuseppa Romeo - poi Giusy Romeo, Junie Russo e infine, Giuni Russo - ha avuto dalla sua vita è stata la voce. Una voce melodiosa e potente, in grado di squarciare il cielo.  Ma è stata anche una donna che ha saputo costruirsi la sua carriera pian piano, vincendo difficoltà, cadute, delusioni. Iniziò al Festival di Castrocaro nel 1967, passò per il Festivalbar, il Festival di Sanremo, e raggiunse l'apice del successo negli anni '80 con brani come "Un'estate al mare", "Mediterranea" , "Alghero", solo per citare i più noti. Ma sono tantissimi i brani frutto di anni di sperimentazioni, condivisi con Maria Antonietta Sisini, sua collaboratrice, produttrice nonché
ADIEU , JEAN-PAUL!  Non era bello ma aveva fascino e carisma. Col suo volto dai lineamenti accentuati, il naso grosso, gli occhi furbi e il suo sorriso beffardo, Jean-Paul Belmondo ha dominato la scena cinematografica internazionale tra gli anni '60 e '70, divenendo tra i più grandi interpreti del cinema francese. Quel suo sorriso, scanzonato come i suoi personaggi, si è spento ieri ma rimarrà acceso nei cuori di chi lo ha amato e negli annali del cinema. La sua carriera iniziò negli anni '50.  Figlio di uno scultore di origini italiane e di una pittrice francese, Belmondo nacque a Neuilly-sur-Seine, il 9 aprile 1933. Cominciò ad esibirsi in teatro dopo aver frequentato il Conservatorie nationale supérieur d'art dramatique, a Parigi ,  e un passato da sportivo. Il suo fisico atletico e prestante gli fu utile anni dopo, quando si ritrovò al cinema ad interpretate scapestrati, delinquenti e finti duri in pellicole comiche, drammatiche e poliziesche. Ma nel suo carnet si c
 LYDIA SIMONESCHI: LA "SIGNORA" VOCE Era calda, sensuale, malinconica e squillante, dolce e fragile. La sua voce era qualcosa di speciale, in grado di valicare tempo e spazio e riuscire a cogliere le sfumature più diverse pur restando sempre fedele a se stessa. Non è un caso se in oltre quarant'anni di carriera Lydia Simoneschi sia stata tra le più quotate doppiatrici italiane. Era una donna appassionata, amante del suo mestiere, che dopo aver seguito studi regolari, decise di seguire le orme di suo padre Carlo, attore e regista del cinema muto, consacrandosi all'arte della recitazione.  La sua vicenda artistica cominciò a Roma - dove nacque il 4 aprile 1908 -, calcando i primi palcoscenici nella compagnia di Camillo Pilotto. Tuttavia come attrice (apparve anche sul grande schermo), per quanto brava, la Simoneschi non riuscì ad imporsi. Non era quella che si definirebbe una bella donna, neppure appariscente, ma possedeva quello che, spesso, molte donne attraenti non h
  FERRUCCIO AMENDOLA, LA "VOCE" DELL'UMANITÀ    Sono trascorsi vent'anni dalla sua morte ma il suo volto simpatico e la sua voce calda e pastosa non sono mai stati dimenticati. Perché l'umanità di Ferruccio Amendola traspariva dal suo animo, così piacevolmente plasmato attraverso le sue corde. Una voce "sporca", priva di una dizione perfetta ma così umana e appassionata da rendere indimenticabili i volti a cui ha dato vita per decenni: da Dustin Hoffman a Robert De Niro, passando per il "trucido" Tomas Milian oltre che per attori noti e meno noti, coprotagonisti e comparse, con cui iniziò giovanissimo la sua carriera di doppiatore, affiancandola a quella di attore. Ma ad averlo reso famoso, oltre la voce, sono state soprattutto le sue interpretazioni televisive. Amendola, infatti, prese parte a numerosi film (molti dei quali diretti dallo zio Mario Amendola) quando ancora era quasi sconosciuto come doppiatore, ma divenne celebre dopo aver super
 SANDRA MONDAINI: GRAZIA E SIMPATIA  Avrebbe compiuto novant'anni oggi se solo fosse ancora tra noi. Ma pensandoci bene, non avrebbe mai potuto resistere. Perché Sandra Mondaini non poteva stare senza il suo Raimondo Vianello. La loro simbiosi, fatta di allegria, finti battibecchi, affetto e tenerezza (magistralmente resa sullo schermo passando da film comico-farseschi alla sit-com "Casa Vianello") non poteva aver fine con la vita terrena ed è per questo che solo cinque mesi dopo Raimondo, anche Sandra decise di raggiungerlo, per continuare Altrove quella grande storia d'amore iniziata nel lontano 1958.  Erano entrambi già artisti di successo nella rivista e nel teatro leggero. Lei aveva iniziato da bambina facendo la modella per il papà, il pittore Giacinto Mondaini, per poi passare a fare la soubrette divenendo una delle "pupille" di Erminio Macario. Ma quella vita vissuta fino al 1958, Sandra Mondaini la cancellò d'un colpo quando conobbe Raimondo. L