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 ALBERTO SORRENTINO, "AFFAMATO" DA COMMEDIA


Forse il suo nome non lo ricorda nessuno, ma il suo volto, quello, è impossibile da dimenticare. I suoi occhi da pesce lesso, il viso smunto, la figura allampanata e trasandata hanno fatto la fortuna della commedia leggera italiana. Alberto Sorrentino è uno di quei caratteristi ricorrenti fino all'inverosimile, coprotagonista di film entrati nella storia. La sua carriera ebbe inizio nel teatro di varietà e avanspettacolo, ma il palcoscenico non l'abbandonò mai. 




Partecipò al "Rinaldo in campo" di Garinei & Giovannini accanto a Modugno, si cimentò con Pirandello e Goldoni e affiancò perfino la Moriconi ne "L'Abominevole donna delle nevi" di Wilcock per la regia di Franco Enriquez. Tuttavia, la sua notorietà è dovuta al cinema. 


In alto, da sinistra, Mario Riva, Alberto Sorrentino e Walter Chiari in "Arrivano i nostri" (1951) di Mario Mattòli.
In basso, Alberto Sorrentino e Totò ne "Gli onorevoli" (1963) di Sergio Corbucci.




Debuttò accanto a Fabrizi ne "L'ultima carrozzella" di Mattòli e da lì prese parte a decine e decine di pellicole, passando dalla commedia sentimentale a quella musicale, dal film farsesco al cinema d'autore (lavorò anche con Fellini), quasi sempre nelle vesti del tipo stralunato e allocco, del "morto di fame", denutrito e malvestito. Memorabile accanto a Totò nel film corale "Gli onorevoli" di Corbucci, nelle vesti del "moribondo" vicino di camera del cavaliere La Trippa, giunto nel paese natale come candidato alle elezioni politiche. Ma non si potrebbero elencare titoli e ruoli senza perdersi in una marea di nomi e personaggi, caratterizzati sempre con leggera autoironia. Ruoli che, tuttavia, meritano di essere attribuiti a un nome, quello di Alberto Sorrentino, che a trent'anni dalla sua scomparsa - sopraggiunta il 1° febbraio 1994 - meritava un piccolo ricordo.

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