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 GIUSEPPE PATRONI GRIFFI: UN UOMO "APPASSIONATO"


 Era un intellettuale e uno scrittore, un regista e uno sceneggiatore, un autore e un direttore teatrale. Si potrebbe provare in qualsiasi modo ad ingabbiarlo in una definizione lapidaria e definitiva, ma Giuseppe Patroni Griffi riuscirebbe a sfuggirci comunque. Perché lui non ha fatto tutto questo, lui "era" tutto questo. La sua essenza di uomo "appassionato" gli consentì di immedesimarsi in qualsiasi cosa con medesima dedizione e conseguente successo.



"Peppino" - come lo chiamavano tutti - aveva fatto delle sue passioni - il cinema, la letteratura, il teatro - un mestiere. Ma non un mestiere qualunque: un obiettivo di vita, non ascrivibile ad alcun ambito singolare, a meno che non si tratti del "bello" in quanto categoria.

La bellezza, l'eleganza, la raffinatezza della sua arte nacquero, si può dire, con lui, il 27 febbraio 1921, a Napoli. Culla per antonomasia della cultura, della musica e dell'arte in senso ampio. Passioni che il piccolo "Peppino" - rimasto orfano di padre - coltivò anche grazie all'aiuto della madre, e dei suoi amici e futuri colleghi, conosciuti da studente al Liceo Umberto I, tra cui Francesco Rosi e Raffaele La Capria. La sua città, dunque, rappresentò un importante bacino di conoscenza e sperimentazioni, che caratterizzeranno anche la sua vasta produzione letteraria, fatta di romanzi e racconti. Se però Napoli fu la sua palestra formativa, Roma rappresentò invece la sua ascesa artistica.

Nel Dopoguerra, infatti, Giuseppe Patroni Griffi arrivò nella Capitale e qui ebbe due incontri che segnarono per sempre la sua vita: quelli con Luchino Visconti e con Giorgio De Lullo.



La "Compagnia dei Giovani" in "Metti, una sera a cena" (1967).


Quest'ultimo, nel 1954, fondò la "Compagnia dei Giovani" insieme ad altri grandi interpreti del palcoscenico: Rossella Falk, Romolo Valli ed Anna Maria Guarnieri. Essi divennero gli interpreti prediletti delle più note opere realizzate da Patroni Griffi: da "D'amore si muore" a "Metti, una sera a cena" fino a "Prima del silenzio". Lì, nella splendida cornice del Teatro Eliseo di Roma, "Peppino" mise in luce tutto il suo talento e la sua passione, non solo con opere da lui stesso realizzate, ma anche attraverso la rivisitazioni di celebri pièce, passando da Shakespeare a Goldoni, da Pirandello ad Eduardo De Filippo. Ma non ci fu soltanto il teatro. Giuseppe Patroni Griffi lavorò anche per il cinema e la televisione. 



Umberto Orsini ne "Il mare" (1962), prima film realizzato da Patroni Griffi.


Fu sceneggiatore per Lattuada, Zurlini ("La ragazza con la valigia"), per l'amico Francesco Rosi ("I magliari"), ma diresse e sceneggiò lui stesso pellicole importanti, come "Il mare" (1962) con Umberto Orsini, "Metti, una sera a cena" (1969) - tratta dall'opera teatrale omonima -, con Florinda Bolkan e Lino Capolicchio, e "Identikit" (1974), interpretata da Liz Taylor. Per il piccolo schermo, invece, realizzò in particolar modo due edizioni televisive de "La Traviata" (1992) e de "La Tosca" (2000), trasmesse dalla Rai in mondovisione. 



Liz Taylor in "Identikit" (1974).

Come tutti gli artisti napoletani, però, anche "Peppino" rimase legato fino alla fine al palcoscenico. Infatti, oltre a dedicarsi alla sua infaticabile vena scrittoria, che produsse numerosi racconti e romanzi (come "Scende giù a Toledo"), Giuseppe Patroni Griffi si dedicò anima e corpo al palcoscenico nel "suo" Teatro Eliseo, di cui fu anche direttore artistico. Poco prima di andarsene, si stava occupando della rappresentazione di "Improvvisamente l'estate scorsa" di Tennesse Williams, ma fu costretto a cedere per via della malattia, che se lo portò via il 15 dicembre 2005.

Si concluse così la sua esistenza d'uomo appassionato, di intellettuale colto e sensibile, di regista raffinato ed autore intelligente. La sua "passione", però, quella continua a vivere anche per lui. Nei suoi testi, nelle sue opere e in tutto ciò che ci ha lasciato in eredità. In onore di quell'arte che, ad ormai un secolo dalla sua nascita, continua a fare scuola.








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