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 CICCIO BARBI: IL VOLTO BUONO DELL'ANTAGONISTA


Del grande popolo dei caratteristi, Ciccio Barbi è forse quello meno ricordato, ma non per mancanza di professionalità o per scarse doti artistiche. È stato l'inesorabile trascorrere del tempo a cancellare dalla memoria un nome che, al pari di Mimmo Poli, Luciano Bonanni e Nando Bruno ha incarnato alla perfezione quelle figure un po' marginali, ma perennemente presenti in piccole e grandi pellicole. 




Piemontese, di Trofarello, Alfio Francesco Barbi - per l'anagrafe - nacque il 19 gennaio 1919  e iniziò a muovere i primi passi in palcoscenico, tra rivista e avanspettacolo, spesso condividendo la scena con mostri sacri della comicità popolare, come Totò e Macario. Sarà però il Dopoguerra, tra commedie farsesche e parodie, a fare di Ciccio Barbi un valido caratterista cinematografico. Affetto da calvizie, grassoccio, dal volto gaio e rubicondo, esordì sul grande schermo accanto ad Anna Magnani e Nando Bruno ne "L'onorevole Angelina" (1947) di Zampa, ma saranno registi come Steno, Marino Girolami, Giorgio Bianchi e Camillo Mastrocinque ad offrirgli maggiori opportunità. 


In alto, Ciccio Barbi con Alberto Sordi in "Mio figlio Nerone" (1956) di Steno.
In basso, con Aldo Fabrizi ne "I tartassati" (1959), sempre di Steno.



Uno dei suoi ruoli più noti, probabilmente, è quello del brigadiere Bardi, braccio destro del maresciallo della tributaria Topponi /Fabrizi che il cavalier Pezzella/Totò tenta in tutti i modi di corrompere pur di evitare la minuziosa indagine fiscale nel suo negozio ne "I tartassati" (1959) di Steno. Ma per lo stesso regista fu anche Aniceto nella parodia peplum "Mio figlio Nerone" (1956) con Alberto Sordi nei panni del folle imperatore e Vittorio De Sica in quelli del suo precettore Seneca. 


Da sinistra, Peppino De Filippo, Dolores Palumbo e Ciccio Barbi ne "La nipote Sabella" (1958) di Giorgio Bianchi.


E poi ancora ragionieri, avvocati, sacerdoti, turisti, militi, capistazione e chi più ne ha più ne metta. Personaggi che, a trent'anni dalla sua morte - avvenuta il 26 novembre 1992 -, sono sicuro che in molti ricorderanno. Come il suo volto buono e  ingenuo, specchio di quel cinema allegro e spensierato di cui, a suo modo, è stato uno dei più bravi antagonisti.

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