Passa ai contenuti principali

 PEPPINO DE FILIPPO... E HO DETTO TUTTO!


Bistrattato, sottovalutato, oscurato dal profondo "ego" del fratello maggiore, ha dimostrato di avere più stoffa dei suoi altrettanto illustri fratelli. Peppino De Filippo ha affrontato tutto: teatro (alto e basso), cinema, televisione. Ha portato in scena Molière, ha fatto ridere lasciandosi umiliare da Totò in leggendarie pellicole dirette da registi quali Steno e Mastrocinque, si è divertito con i telespettatori più piccoli inventando il celeberrimo cameriere di se stesso, Gaetano Pappagone. 



Ma ha anche gestito una compagnia teatrale tutta sua, dopo aver lasciato quella dei "De Filippo" a seguito del noto litigio del '44 col fratello Eduardo, portando in scena commedie scritte di suo pugno e grandi lavori teatrali partenopei. Il cinema, poi, oltre alle "avventure" con Totò, l'ha visto cimentarsi col comico e col drammatico, passando dal "musicarello" di Fizzarotti a Federico Fellini, con l'Anitona nazionale (la Ekberg) in "Boccaccio '70". Cosa aggiungere? Niente altro direi, solo la necessaria consapevolezza di ricordare maggiormente - a centoventi anni dalla sua nascita - un artista poliedrico e completo, ragion per cui vi ripropongo un ampio articolo redatto qualche anno fa in occasione del quarantennale della scomparsa. E come diceva lui stesso nel corso della sua più grande performance accanto al Principe De Curtis ("Totò, Peppino e la...malafemmina"): ho detto tutto!

L'articolo è fruibile al seguente link: https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2020/01/peppino-de-filippo-ironia-sopraffina.html

Commenti

Post popolari in questo blog

GRAZIE, PAPA FRANCESCO! Ho fatto quello che abbiamo fatto un po’ tutti, quello che lui stesso ci ha sempre chiesto. Ho pregato per lui. L’ho fatto per stima, fede e paura.  La paura che potesse abbandonarsi, che la sua ultima immagine rimanesse celata nelle stanze del Policlinico Gemelli. Oggi molti di noi potrebbero  pensare che sia stato tutto vano. E invece no, perché ciò gli ha permesso di resistere e non risparmiarsi fino alla fine. Papa Francesco ha lasciato  quell’ospedale: provato, stanco, aggrappato alla sedia a rotelle come a quella speranza che non ha perso mai. È tornato a casa sua. Ha continuato   a lavorare, anche durante la sua lunga degenza. Ha nominato nuovi cardinali, ha lanciato messaggi di pace.  Ha parlato di guerre inutili, di atroci   sofferenze. Ha incontrato i Reali e il Vice Presidente americano Vance. Ha parlato di Pasqua e di Resurrezione. Ieri mattina ha augurato Buona   Pasqua al popolo di Dio riunito a San Pietro e ha vol...
LILIANA RIMINI, LA MERAVIGLIA DI UN SOGNO « Non sembra ma ho tanti, tanti anni e tante esperienze […] di coraggio e di forza ». Non sembra, per davvero, osservandola nella sua figura minuta, nel suo sguardo limpido, da anziana rimasta bambina nell’animo, con la capacità di “filosofare”, come avrebbe detto Aristotele, ovvero di guardare il mondo con gli occhi della meraviglia. Liliana Rimini, classe 1929, milanese doc, esuberante ed elegante in un tailleur bianco e nero sembrava una ragazzina nel paese dei balocchi martedì mattina, quando all’Ospedale Antonio Cardarell i di Napoli, frutto dell’estro, della passione e dell’impegno del suo papà, l’architetto Alessandro Rimini, ha visto prendere forma quel sogno custodito per anni in un cassetto e ormai quasi assuefattosi alla polvere del tempo e del rimpianto mai svanito.  Liliana Rimini. Il suo papà, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, soprintendente ai monumenti di Trieste e Venezia Giulia, uno degli architetti più br...
DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l’altro, per la salita di Sant’Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla vetta del ...