Passa ai contenuti principali

GIACOMO RONDINELLA: VOCE ANTICA, VOCE AMICA


«Munasterio ‘e Santa Chiara/ tengo ‘o core scuro scuro». Dieci anni fa, il 26 febbraio 2015, i cuori di tutti i napoletani, uomini e donne, giovani e vecchi, si tinsero di scuro rallentando i loro battiti, mentre la voce di Giacomo Rondinella si affievoliva piano piano, dissolvendosi nell’aria. 





Perché quella voce lì, così sentimentalmente napoletana, l’avevano ascoltata tutti. E se la prima incisione fu Munastiero ‘e Santa Chiara e la più celebre nientepopodimeno che Malafemmina di Antonio De Curtis (in arte Totò), si potrebbero citare decine e decine di canzoni che l’ugola di Rondinella sospinse nel vento, attraverso l’Oceano, dal golfo di Napoli alle Americhe. Canzoni conosciute da tutti, cantate da tutti e amate da tutti. Classe 1923, figlio d’arte, un passato da marinaio nel battaglione “San Marco” durante la guerra e da boxeur di infelici speranze, dai microfoni di Radio Napoli nel ’44 capì che il suo destino era in quelle melodie che hanno segnato la Storia della canzone napoletana. Canzoni legate a «Napule comm’era» e come non è più, come scrissi nell’articolo che dedicai a Rondinella nel centenario della nascita (che trovate qui https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2023/08/rondinella-napule-commera-penzo-napule.html). Ma forse mi sbagliavo. Perché quella Napoli lì, la Napoli del Dopoguerra, fatta di “posteggiatori”, mandolini, chitarre, cantori dalle voci d’usignolo e donne innamorate in attesa della serenata dell’amato al chiaro di luna esiste ancora. La si ritrova nell’aria della città, che attraversa i vicoli e lambisce i balconi e le finestre delle case “azzeccate” del centro. Basta farsi un giro per i vecchi quartieri e porgere l’orecchio per riascoltare quella voce, antica ma soprattutto amica. Amica degli innamorati, dei sognatori e dei napoletani dal cuore puro.


A.M.M.

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l’altro, per la salita di Sant’Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla vetta del ...
LILIANA RIMINI, LA MERAVIGLIA DI UN SOGNO « Non sembra ma ho tanti, tanti anni e tante esperienze […] di coraggio e di forza ». Non sembra, per davvero, osservandola nella sua figura minuta, nel suo sguardo limpido, da anziana rimasta bambina nell’animo, con la capacità di “filosofare”, come avrebbe detto Aristotele, ovvero di guardare il mondo con gli occhi della meraviglia. Liliana Rimini, classe 1929, milanese doc, esuberante ed elegante in un tailleur bianco e nero sembrava una ragazzina nel paese dei balocchi martedì mattina, quando all’Ospedale Antonio Cardarell i di Napoli, frutto dell’estro, della passione e dell’impegno del suo papà, l’architetto Alessandro Rimini, ha visto prendere forma quel sogno custodito per anni in un cassetto e ormai quasi assuefattosi alla polvere del tempo e del rimpianto mai svanito.  Liliana Rimini. Il suo papà, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, soprintendente ai monumenti di Trieste e Venezia Giulia, uno degli architetti più br...
GIUSEPPE GUIDA, PASSIONE MAESTRA Un maestro, nel senso più “elementare” del termine. Perché prima che professore, preside, sindaco democristiano, storico e scrittore, Giuseppe Guida è stato, a mio avviso, un maestro. E non solo perché si diplomò allo storico Istituto Magistrale di Lagonegro. Giuseppe Guida possedeva infatti le qualità che - sempre a mio parere - dovrebbero essere proprie di un vero insegnante elementare (e non solo): empatia, sguardo lungo, curiosità, intelligenza. E di intelligenza “Peppino” Guida diede dimostrazione fin da bambino.  Nato il 17 settembre 1914, da proprietari terrieri del Farno, zona rurale alle porte di Lagonegro (Pz), Peppino era terzo di sette figli e i genitori, per permettergli di studiare, lo affidarono agli zii materni, commercianti, che si occuparono della sua istruzione. I loro sacrifici non furono vani e infatti Peppino Guida diede prova di grandi capacità intellettive e non solo. Accanto alla passione per gli studi umanistici, che lo con...