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 MARIO FRANCESE: LA “RAGIONE” DI SCRIVERE

«Cogito ergo sum», penso, ragiono, e dunque esisto, diceva Cartesio. Il saper ragionare, la capacità di porsi delle domande e di darsi delle risposte, di vedere oltre l’apparente, era una sua grande dote. Mario Francese non avrebbe mai potuto andare contro se stesso. Era un uomo che lavorava col cervello, perché sapeva che soltanto così poteva dirsi “vivo”. E forse, proprio per questo motivo, il suo assassinio, avvenuto sotto casa sua la sera del 26 gennaio 1979, per mano di Leoluca Bagarella, cognato e braccio destro di Totò Riina, non ne ha provocato la morte spirituale. 



Mario Francese avrebbe compiuto oggi cento anni - nacque a Siracusa il 6 febbraio 1925 - e senza alcun dubbio sarebbe stato una di quelle “firme” di prestigio, da prendere ad esempio (come è stato fatto), da chiamare a testimonianza per i tanti giovani che si apprestano alla professione, difficile e impegnativa, del giornalista. La sua esperienza cominciò tra l’ANSA, il quotidiano La Sicilia, a Catania, e l'ufficio stampa dell'assessorato ai lavori pubblici della Regione Siciliana, a Palermo, città in cui si era trasferito per proseguire gli studi superiori. Ma la sua “penna”, precisa, puntuale, chiara in inchiostro ed esposizione, fece prodezze dalle colonne del Giornale di Sicilia, dove iniziò ad occuparsi di Mafia. La strage di Ciaculli, la guerra tra i Corleonesi di Riina e Provenzano e il clan di Stefano Bontate, la collusione tra Mafia, Politica e appalti pubblici (la diga Garcia). Mario Francese passeggia, consuma le suole delle scarpe, parla con la gente, osserva, ragiona poi scrive. Racconta tutto con l’abilità del cronista ma soprattutto con la coscienza dello studioso. Mario Francese ragiona, apprende, pensa e sa di essere vivo. E infatti non è mai morto davvero. Perché i colpi di una Smith & Wesson calibro 38, quella sera di gennaio, distrussero un corpo, ma non un’idea. L’idea di un uomo che amava la propria terra, il proprio lavoro e aveva la certezza di esistere soltanto tenendo fede alla propria coscienza: ragionando e scrivendo. 

A.M.M.

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