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Visualizzazione dei post da luglio, 2025
FRANCO DI MARE, SETTANT’ANNI SU NUOVE “ FRONTIERE ” Sta solo esplorando una delle sue amate Frontiere . Consideriamolo semplicemente un inviato speciale chiamato a raccontare il luogo più bello, magico, misterioso e ignoto: il Paradiso. Franco Di Mare, un giornalista di razza, che ci racconta cosa c’è al di là di quella coltre di nuvole che separa il mondo sensibile dal sovrasensibile, come avrebbe detto Platone, il mondo dei vivi da quello dei morti.  Con parole “franche”, come sua consuetudine in quella rubrica giornaliera che per anni ci ha tenuto compagnia all’ora della colazione, prendendo spunto dalla quotidianità e dai fatti di cronaca, Franco Di Mare è stato in grado di rendere comprensibile anche l’incomprensibile, conosciuto lo sconosciuto. Con parole mai prive di sensibilità, garbo, rispetto ed empatia ci ha dato per lungo tempo notizie dai più atroci teatri di guerra. Con parole umili, giuste e opportune ha avuto anche il coraggio di chiedere scusa degli errori commessi...
ALBERIGO CROCETTA, IL PIPER E I SOGNI DI UNA GENERAZIONE « La gente non sorride più/vediamo un mondo vecchio che/ci sta crollando addosso ormai...ma che colpa abbiamo noi? ». Già, che colpa avevano Shel Shapiro e i Rokes se il sistema borghese, bigotto e fintamente perbenista, che aveva retto il Bel Paese si stava sgretolando a colpi di acuti e strimpellar di chitarre elettriche? Che colpa avevano i ragazzi del Piper , le fanciulle in minigonna e i “capelloni” che danzavano ai ritmi “ yé-yé ”  sotto le luci stroboscopiche del nuovo tempio della spiritualità laica capitolina? Ma soprattutto, che colpa aveva lui, Alberigo Crocetta, che di quel santuario giovanile di metà anni ‘60 era il supremo sacerdote?  Roma, via Tagliamento, civico 9. Un iconico ingresso che ha visto entrare giovani sconosciuti e uscire grandi celebrità, la RCA italiana “madrina” delle più belle scoperte musicali a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70 e Crocetta “padrino” indiscusso di artisti fenomenali e serate...
‘NA ROSA (LIA) ‘E MAGGIO Se ne andava trent’anni fa, il 25 luglio 1995, stroncata da un tumore, ma il suo profumo, di arte, passione, fierezza e verace umanità, inebria ancora con la sua carica di sensuale allegria. Rosalia Maggio è stata forse la più autentica e sfortunata figlia di una famiglia nata, cresciuta e pasciuta sulle tavole del palcoscenico. Non è stata lodata come la sorella maggiore Pupella, non è stata popolare grazie al grande schermo come i fratelli Dante, Enzo e Beniamino.  Ciononostante, Rosalia Maggio è stata l’unica a non aver mai tradito davvero le sue umili origini. Il teatro popolare, quello da incassi difficili e stecche facili, quello dei “guitti” e delle giunoniche soubrette come lei, che ha affrontato di tutto: dall’avanspettacolo alla rivista, dalla sceneggiata allo spogliarello. Non si è mai vergognata della sua vita. Non ha mai negato di aver conosciuto la miseria e gli stenti. Così come ha sempre rivendicato con orgoglio la sua appartenenza a una de...
LETTERA A LUCIANO DE CRESCENZO N°6 Caro Luciano, ci sono momenti in cui avrei voglia di urlare. Affacciarmi alla finestra o al balcone e cacciare un urlo bestiale, come quello che Nuccia Fumo, ne Il Mistero di Bellavista , riversava in un imbuto per fingere la presenza in casa di un presunto nipote pazzo, ricordi? Sì, vorrei urlare. Vorrei urlare tutto il malessere che ho dentro. Un malessere fatto di insoddisfazione mista a nostalgia, malinconia e rifiuto del tempo che passa e che non porta con sé nulla di buono. Lo leggiamo sulle pagine dei giornali, lo vediamo nei servizi dei telegiornali. « Il tempo va, passano le ore », cantava Alex Britti, e giorni, settimane, mesi, anche anni, ma succedono sempre le stesse cose.  L’Ucraina continua a bruciare senza sosta. Gaza rende le anime dei suoi figli, soprattutto quelli più piccoli. Case distrutte, famiglie lacerate nel dolore della perdita senza ragione, vite dilaniate dall’atroce colpa di trovarsi nel posto sbagliato al mom...
PAOLO PANELLI: IRONIA FUORI DAL CORO « Riesce solo chi è ‘n artista a trasforma’ ‘n difetto in qualità ». Scriveva così Gigi Proietti, nel sonetto che gli dedicò al momento della sua scomparsa. Paolo Panelli aveva un difetto: era stonato. Eppure quando cantava catturava l’attenzione. Era piccoletto, da giovane magrissimo, aveva un volto buffo e espressivo alla massima potenza. Non era quello che si definirebbe un bell’uomo. Ciononostante piaceva, piaceva molto anche alle signore. E sebbene il suo cuore è sempre appartenuto solo e soltanto a una donna, piccola e intelligente quanto lui, l’amata Bice Valori, tutto questo gli ha sempre fatto piacere. Perché di quei piccoli difetti, veri o presunti, Paolo Panelli aveva fatto la propria forza in anni e anni di esperienza.  Una gavetta lunga, cominciata da ragazzino tra i teatri parrocchiali e le filodrammatiche della sua Roma - dove nacque un secolo fa, il 15 luglio 1925 - prima di approdare all’Accademia D’arte Drammatica e scegliere d...
PIMPA, LA FANTASIA È UN’AVVENTURA Molti pensano che fantasticare significhi solamente vagare altrove con la mente mentre si sta fermi in un luogo, come il salotto di casa o la propria camera. Che sia il frutto di un sogno, vissuto sulle ali della leggerezza che regala un sonno sereno mentre si giace placidamente tra le lenzuola del proprio letto. La fantasia, però, necessita anche di altro. Affinché la nostra testa si perda nei meandri dell’onirico abbiamo bisogno di spazi aperti e di aria fresca. La fantasia deve essere stuzzicata, provocata interagendo continuamente con una realtà che magari non ci piace o più semplicemente limita la nostra capacità di immaginare prospettive e orizzonti differenti.  Ebbene, cinquant’anni fa, pubblicando la prima striscia a fumetti della Pimpa sul Corriere dei Piccoli , quel genio di Altan diede, a mio avviso, una prova tangibile di cosa sia davvero la fantasia. La Pimpa, la cagnolina bianca a pois rossi nata per fare contenta la figlia del vignet...
GARINEI & GIOVANNINI: EVVIVA L ’ALLEGRIA, EVVIVA LA COMMEDIA La splendida cornice del Teatro Sistina, musiche indimenticabili, battute di finissima ironia, coreografie spumeggianti e attrici, attori, cantanti, ballerine e ballerini pronti a raccogliere applausi sicuri e sinceri. Basta dire Garinei & Giovannini per immaginarsi questo e molto altro.  Pietro Garinei (a sinistra) e Sandro Giovannini. Basta dire Pietro Garinei e Sandro Giovannini per immaginare fiumi d’inchiostro che inondano il palcoscenico con la loro carica di umoristica allegria. Basta dire Garinei e Giovannini per ripercorrere gloria e onore della commedia musicale all’italiana: da Attanasio, cavallo vanesio con Renato Rascel a Buonanotte Bettina  con Walter Chiari e Delia Scala.  In alto, Walter Chiari e Delia Scala in “Buonanotte Bettina” (1956). In basso, Domenico Modugno e Ciccio Ingrassia in “Rinaldo in campo” (1961). Da Rinaldo in campo con Domenico Modugno a Rugantino con Manfredi prima ...
ISA MIRANDA: SUCCESSI, SILENZIO E SOLITUDINE Una diva sfortunata. Una bellezza austera ed elegante. Una donna morta in solitudine, dopo che il cinema, di cui fu una folgorante “stella” tra gli anni ‘30 e ‘40, si era dimenticato di lei. Dall’Accademia dei Filodrammatici e i teatrini della sua Milano ai palcoscenici più prestigiosi d’Italia e d’Europa.  L’esordio sul grande schermo con Blasetti ( Il caso Haller ), la consacrazione con Ophüls ( La signora di tutti ), la popolarità con Soldati ( Malombra ) e Castellani ( Zazà ). Dai kolossal girati a Cinecittà alla collina di Hollywood. Isa Miranda è stata una attrice applaudita, amata, premiata (sebbene una sola volta), osannata, eppure la sua vicenda  personale e artistica ha vissuto un andamento altalenante e non privo di dispiaceri. Bionda, raffinata, autorevole nel candore rafforzato dal bianco e nero, la Miranda ha attraversato il panorama cinematografico nazionale dall’avvento del sonoro alle pellicole a colori. Il teatro,...
ALBERTO LATTUADA, EMOZIONI DA VIVERE Un film non è fatto di ricordi, ma di emozioni. Emozioni che rimangono, dentro e fuori la pellicola. Emozioni che ti porti con te, per sempre. Specialmente se si stato tu a provarle per primo. Alberto Lattuada se ne andava vent’anni fa, il 3 luglio 2005. L’ultima parte della sua esistenza fu minata dall’Alzheimer, quella malattia che cancella memoria. Memoria, ricordi appunto, ma non le emozioni. Perché sono convinto che quelle, scritte, fotografate, impresse su pellicola, egli le ha conservate fino alla fine.  Classe 1914, milanese, architetto, giornalista, fotografo, critico di arte e di cinema, sceneggiatore e regista, Alberto Lattuada ha condotto una vita lunga novant’anni, percorsa sul filo delle emozioni. Prima l’arte letteraria, poi la fotografia (con una raccolta,  L’occhio quadrato , pubblicata nel 1941), e infine il cinema.  In alto, Amedeo Nazzari e Anna Magnani ne “Il bandito” (1946). In basso, Carla Del Poggio in “Senza pi...