‘NA ROSA (LIA) ‘E MAGGIO
Se ne andava trent’anni fa, il 25 luglio 1995, stroncata da un tumore, ma il suo profumo, di arte, passione, fierezza e verace umanità, inebria ancora con la sua carica di sensuale allegria. Rosalia Maggio è stata forse la più autentica e sfortunata figlia di una famiglia nata, cresciuta e pasciuta sulle tavole del palcoscenico. Non è stata lodata come la sorella maggiore Pupella, non è stata popolare grazie al grande schermo come i fratelli Dante, Enzo e Beniamino.
Ciononostante, Rosalia Maggio è stata l’unica a non aver mai tradito davvero le sue umili origini. Il teatro popolare, quello da incassi difficili e stecche facili, quello dei “guitti” e delle giunoniche soubrette come lei, che ha affrontato di tutto: dall’avanspettacolo alla rivista, dalla sceneggiata allo spogliarello. Non si è mai vergognata della sua vita. Non ha mai negato di aver conosciuto la miseria e gli stenti. Così come ha sempre rivendicato con orgoglio la sua appartenenza a una delle famiglie che hanno dato più lustro e onore al teatro napoletano. E quando Antonio Calenda, negli anni ‘80, riunì lei e i fratelli Pupella e Beniamino in uno spettacolo che raccontasse la storia della sua famiglia, ‘Na sera ‘e Maggio, forse la più contenta era proprio lei. Per quel legame, forte, viscerale, con la bellezza delle tradizioni. Per quella passione che scorreva nel sangue di una indomita matrona della scena. E per quel profumo di vera “rosa ‘e maggio” che spero avrete la sensazione di annusare rileggendo, al link di seguito, l’ampio articolo che le dedicai nel centenario della nascita.
https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2021/05/maggio-fiore-dartista-na-rosa-e-maggio.html
A.M.M.
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