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 MARIA MICHI, PARABOLA DI UNA "ORCHIDEA" DEL CINEMA


"Un'orchidea in un vaso da notte" la definí così Eduardo De Filippo, che di fatto la portò in scena per la prima volta, ma a farne una diva "meteora" fu Sergio Amidei, facendola debuttare al cinema nel piccolo capolavoro neorealista "Roma città aperta".

Col suo sguardo triste e la sua apparente fragilità, Maria Michi sembrava portare in scena tutta la miseria, la sofferenza ma anche la gioia da lei vissuta in vita.



Da "maschera" al Teatro Quattro Fontane di Roma a "volto" del neorealismo, da partigiana accanto a Togliatti e Nilde Iotti a moglie del principe Torlonia, Maria Michi visse un'esistenza abbastanza travagliata, segnata da una vita sentimentale complicata affiancata da una carriera altalenante tra teatro e cinema, dove dopo un iniziale successo col neorealismo non ebbe piú molte occasioni importanti, pur continuando a recitare fin quasi alla fine, sopraggiunta nel 1980.

Ebbene, a esattamente un secolo dalla sua nascita, voglio ricordare la parabola artistica di questa dimenticata "orchidea" del cinema italiano attraverso l'articolo da me redatto lo scorso anno - in occasione dei quarant'anni della scomparsa.

L'articolo è fruibile al link seguente:

https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2020/04/maria-michi-il-volto-del-neorealismo-la.html

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