Passa ai contenuti principali


ALBERTO MORAVIA, IL "CAOS" DI SÉ

 

"La mia vita, come credo la vita di tutti, è un caos e l'unica linea continua è quella dell'opera letteraria". Forse questo già dice tutto su di lui, sulla sua essenza, di uomo e di scrittore. Una mente lucida, fortemente concentrata sull'Io, tendente alla psicologia e all'indagine interiore. Alberto Moravia viveva nel caos "comune": quello in cui, ad ormai trent'anni dalla sua scomparsa, tutti noi possiamo ritrovarci. Quel caotico fluire dell'esistenza tra incertezze, paure, desideri, vizi, virtù e ipocrisie. 



Quegli stessi caratteri propri della classe borghese di cui pochi come lui, con acume e intelligenza, hanno saputo mettere a nudo, valicando i decenni, abitudini, costumi e convenzioni.  Quella classe in cui lui stesso era nato, a Roma, il 28 novembre 1907, da padre ebreo e madre cattolica. Alberto Moravia, infatti, mise in discussione un "mondo" vissuto dal di dentro. Raccontò storie, personaggi, ed epoche. Dall'Italia fascista a quella del Dopoguerra, fino ad arrivare ai numerosi reportage dal mondo come inviato del "Corriere della Sera", quotidiano per cui lavorò fino alla morte. Ma sono senza dubbio i suoi romanzi ed i suoi racconti ad aver messo a nudo sentimenti, dubbi, timori e falsità. Sullo sfondo, un Paese in continua trasformazione, "esplorato" da punti di vista ben precisi, che pur concentrandosi "sull'uomo" mettono in luce anche lo sfondo su cui il soggetto si trova ad agire. Si pensi a "La ciociara": l'epopea di una madre e una figlia (Cesira e Rosetta) in fuga da una Roma bombardata verso la piana di Fondi, sullo sfondo della Seconda guerra all'indomani dell'8 settembre 1943, magistralmente resa sullo schermo da Vittorio De Sica e Cesare Zavattini con l'interpretazione di Sophia Loren ed Eleonora Brown. Come sul grande schermo finirono anche altri celebri romanzi e racconti di Moravia: da "La provinciale" di Mario Soldati e "La romana" di  Luigi Zampa, interpretati da Gina Lollobrigida, a "Racconti romani" di Gianni Franciolini, fino a "La noia" di Damiano Damiani, con Catherine Spaak, e "Gli indifferenti" di Francesco Maselli, con Claudia Cardinale. Accanto alle sopracitate donne - responsabili della fama cinematografica delle sue opere più celebri -, importante anche menzionare quelle che hanno segnato la vita oltre che la scrittura di Moravia: Elsa Morante (la prima moglie), Dacia Maraini e Carmen Llera (la seconda), sua compagna fino alla fine. Una fine sopraggiunta all'improvviso, il 26 settembre 1990, ponendo ordine in quel "caos" in cui, ancora oggi, rileggendo le sue pagine, ognuno di noi può ritrovare una parte di sé.

Commenti

Post popolari in questo blog

GRAZIE, PAPA FRANCESCO! Ho fatto quello che abbiamo fatto un po’ tutti, quello che lui stesso ci ha sempre chiesto. Ho pregato per lui. L’ho fatto per stima, fede e paura.  La paura che potesse abbandonarsi, che la sua ultima immagine rimanesse celata nelle stanze del Policlinico Gemelli. Oggi molti di noi potrebbero  pensare che sia stato tutto vano. E invece no, perché ciò gli ha permesso di resistere e non risparmiarsi fino alla fine. Papa Francesco ha lasciato  quell’ospedale: provato, stanco, aggrappato alla sedia a rotelle come a quella speranza che non ha perso mai. È tornato a casa sua. Ha continuato   a lavorare, anche durante la sua lunga degenza. Ha nominato nuovi cardinali, ha lanciato messaggi di pace.  Ha parlato di guerre inutili, di atroci   sofferenze. Ha incontrato i Reali e il Vice Presidente americano Vance. Ha parlato di Pasqua e di Resurrezione. Ieri mattina ha augurato Buona   Pasqua al popolo di Dio riunito a San Pietro e ha vol...
LILIANA RIMINI, LA MERAVIGLIA DI UN SOGNO « Non sembra ma ho tanti, tanti anni e tante esperienze […] di coraggio e di forza ». Non sembra, per davvero, osservandola nella sua figura minuta, nel suo sguardo limpido, da anziana rimasta bambina nell’animo, con la capacità di “filosofare”, come avrebbe detto Aristotele, ovvero di guardare il mondo con gli occhi della meraviglia. Liliana Rimini, classe 1929, milanese doc, esuberante ed elegante in un tailleur bianco e nero sembrava una ragazzina nel paese dei balocchi martedì mattina, quando all’Ospedale Antonio Cardarell i di Napoli, frutto dell’estro, della passione e dell’impegno del suo papà, l’architetto Alessandro Rimini, ha visto prendere forma quel sogno custodito per anni in un cassetto e ormai quasi assuefattosi alla polvere del tempo e del rimpianto mai svanito.  Liliana Rimini. Il suo papà, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, soprintendente ai monumenti di Trieste e Venezia Giulia, uno degli architetti più br...
DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l’altro, per la salita di Sant’Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla vetta del ...