Passa ai contenuti principali

 SERGIO RAIMONDI, UN "BEL" RICORDO


Era un ragazzo della Roma del Dopoguerra, uno dei tanti. Bello, aitante, dal volto onesto. E in quel volto, destinato a comparire sulle copertine dei più celebri fotoromanzi, da "Sogno" a "Cine illustrato", egli trovò un modo per dare una svolta alla propria vita. Così Torquato Feliziani, meccanico romano, lasciata la tuta da lavoro per gli abiti del divo, diventò Sergio Raimondi, cominciando ad apparire sui fumetti fotografici che tanto piacevano alle ragazzine. 




Una di quelle storie poi, "Vendetta di zingara", in cui affiancava Anna Vita, ebbe talmente successo che, nel 1950, si ritrovò a interpretarla sul grande schermo. Il passo fu breve. Sergio Raimondi diventò nel giro di pochi anni uno dei tanti volti del cinema popolare del tempo, quello dei "bulli" e delle "pupe", dei ragazzotti lavoratori o scansafatiche e delle giovani sognatrici e pudiche, ma anche orgogliose e combattive. 


Sergio Raimondi sulla copertina di "Sogno".


Sergio Raimondi si ritrovò così ad interpretare giovani rubacuori, fratelli maneschi di sorelle "frizzanti" (come Giovanna Ralli ne "Le signorine dello 04"), fidanzati gelosi e lavoratori onesti soprattutto in commedie sentimentali, passando dalla regia di Zurlini a quella di Bolognini, da Steno a Mario Costa, affiancando giovani e belle attrici come Valeria Moriconi e Antonella Lualdi. 


In alto, Sergio Raimondi con Antonella Lualdi in "Le signorine dello 04" (1955) di Gianni Franciolini.
In basso, da sinistra, Raimondi, Franco Interlenghi e Nino Manfredi ne "Gli innamorati" (1955) di Mauro Bolognini.


Raimondi divenne così l'archetipo del "bello", ma ce n'erano fin troppi, e passata quella felice parentesi (che in alcuni casi portò anche ad epiloghi tutt'altro che brillanti, come nel caso di Maurizio Arena, altro "fusto" di quell'era lì), furono sempre meno le possibilità di emergere e di lavorare contando soltanto sul bell'aspetto che, aiuta di certo, ma non a lungo. Allora Sergio Raimondi decise di lasciare il cinema e di tornare alla sua vita di tutti i giorni. Soltanto la notizia della sua scomparsa, nel 2003, portò brevemente in vista il suo volto in bianco e nero. Ma oggi, nel centenario della sua nascita, Sergio Raimondi merita un piccolo ricordo. Non per particolari meriti, non per la sua recitazione (venne quasi sempre doppiato) e neanche per il suo volto pulito, ma semplicemente quale protagonista di un tempo lontano, fatto di gioventù, spensieratezza, ottimismo e sogni di gloria. Un "Bel" ricordo di una bella epoca.

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l’altro, per la salita di Sant’Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla vetta del ...
LILIANA RIMINI, LA MERAVIGLIA DI UN SOGNO « Non sembra ma ho tanti, tanti anni e tante esperienze […] di coraggio e di forza ». Non sembra, per davvero, osservandola nella sua figura minuta, nel suo sguardo limpido, da anziana rimasta bambina nell’animo, con la capacità di “filosofare”, come avrebbe detto Aristotele, ovvero di guardare il mondo con gli occhi della meraviglia. Liliana Rimini, classe 1929, milanese doc, esuberante ed elegante in un tailleur bianco e nero sembrava una ragazzina nel paese dei balocchi martedì mattina, quando all’Ospedale Antonio Cardarell i di Napoli, frutto dell’estro, della passione e dell’impegno del suo papà, l’architetto Alessandro Rimini, ha visto prendere forma quel sogno custodito per anni in un cassetto e ormai quasi assuefattosi alla polvere del tempo e del rimpianto mai svanito.  Liliana Rimini. Il suo papà, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, soprintendente ai monumenti di Trieste e Venezia Giulia, uno degli architetti più br...
GRAZIE, PAPA FRANCESCO! Ho fatto quello che abbiamo fatto un po’ tutti, quello che lui stesso ci ha sempre chiesto. Ho pregato per lui. L’ho fatto per stima, fede e paura.  La paura che potesse abbandonarsi, che la sua ultima immagine rimanesse celata nelle stanze del Policlinico Gemelli. Oggi molti di noi potrebbero  pensare che sia stato tutto vano. E invece no, perché ciò gli ha permesso di resistere e non risparmiarsi fino alla fine. Papa Francesco ha lasciato  quell’ospedale: provato, stanco, aggrappato alla sedia a rotelle come a quella speranza che non ha perso mai. È tornato a casa sua. Ha continuato   a lavorare, anche durante la sua lunga degenza. Ha nominato nuovi cardinali, ha lanciato messaggi di pace.  Ha parlato di guerre inutili, di atroci   sofferenze. Ha incontrato i Reali e il Vice Presidente americano Vance. Ha parlato di Pasqua e di Resurrezione. Ieri mattina ha augurato Buona   Pasqua al popolo di Dio riunito a San Pietro e ha vol...