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Visualizzazione dei post da marzo, 2025
FANTOZZI, LA “PIEGA” UMANA In principio era il Libro. E il Libro si fece Film. L’esagerazione di ironica ispirazione evangelica è quasi un obbligo quando si parla di un personaggio condannato alla stoica rassegnazione di chi non può fare altro che arrendersi - pur tra sporadici e illusi tentativi di ribellione - davanti al destino avverso.  Il ragionier Ugo Fantozzi, matricola 1001/bis, dislocato all’ Ufficio Sinistri della Italpetrolcemetermotessilfarmometalchimica , la Megaditta, faceva il suo ingresso nel cinema italiano il 27 marzo 1975, portando in dote un universo grottesco, surreale, ma profondamente realistico nella descrizione della vita e delle peripezie di un impiegato sottomesso al circuito amministrativo-burocratico della sua azienda. Una “mezza manica” che passa il suo tempo sepolto tra scartoffie e pratiche, proprie e altrui, mentre una fauna di impiegati, occhialuti o affascinanti, anziani o giovani, panciuti o filiformi, piacenti o repellenti, passa il tempo tra l...
FRANCO BATTIATO, UN SOFFIO NEL SOLE « Le nuvole non possono annientare il Sole ». È una grande verità. Una verità che ci rende consapevoli dell’ineluttabilità della nostra stessa esistenza. La certezza che si cade e ci si rialza,  si sbaglia e si rimedia, si commette del bene per sfuggire al male. Che questo Qualcosa che vigila sulle nostre misere vite sia Dio o una realtà   metafisica di difficile definizione, poco importa. Ciò che conta è che c’è un Ordine nell’apparente disordine terrestre.  Tutte queste suggestioni, fortemente presenti in  Lode all’inviolato - da cui è tratta la frase iniziale -, sono uno dei regali più belli che Franco Battiato ci abbia fatto . Quando si parla di lui, parlare di musica è quasi riduttivo. Le sue non erano semplici canzoni,   anche le più apparentemente pop e commerciali, come Centro di gravità permanente . Esse erano il risultato di una mente alla continua ricerca,   che fossero risposte o sonorità ritmiche. E allora m...
MARIO BONNARD: UOMO DI CINEMA, UOMO DEL CINEMA Era bello, affascinate, “padrone” del cinema e il desiderio di ogni donna. L’unica cosa che “non era”, l’indiscussa paternità di  Ettore Petrolini. Perché Gastone, il protagonista di una commedia che ha definitivamente consacrato al successo l’attore e   commediografo romano, fu il frutto di una ispirazione. Il suggerimento involontario di un grande pioniere del cinema muto  italiano che da attore di fama passò dietro la macchina da presa per regalare grandi e piccoli capolavori tra il primo e il secondo dopoguerra : Mario Bonnard.  Classe 1889, romano, elegante e disinvolto, esordì in teatro nei primi anni del ventesimo secolo, ma  ben presto entrò nella schiera di attori che sul grande schermo, prima del Verbo portato in dote dal sonoro, riuscivano a divertire  il pubblico con sapiente uso di gesti, espressioni e raffinati costumi. Dopo il debutto in un cortometraggio ispirato all’ Otello di  Shakespea...
PINO: SETTANT’ANNI TRA NOI « E vivrò, sì vivrò […]/Fra i ricordi e questa strana pazzia/ E il paradiso, che forse esiste ». Tra le righe, quasi sibillino, con quella  voce sottile, inconfondibile, ma ce l’aveva annunciato. Perché nella sua musica, tra note e parole, svelava sempre  l a parte più profonda di sé. Pino Daniele si raccontava: tra i suoi amori senza fine, le sue pazzie, tazzulelle ‘e café e l’affetto  profondo, misto a rabbia mai divenuta rassegnazione, per la sua adorata Napoli.  E così in Quando , un brano che parla d’amore,   di malinconia, ma anche di speranza, Pino ci aveva preannunciato che la sua vita non avrebbe mai avuto fine. Che in sostanza   avrebbe vissuto in eterno.  Tra gli arpeggi di una chitarra su una melodia blues . Fra i ricordi dei suoi cari, dei suoi amici e della gente   che gli ha sempre dimostrato il proprio affetto. Nella « strana pazzia » che dilaga nei vicoli e nel ventre vulcanico della vecchia Napoli,...
ALESSANDRO ALESSANDRONI, DOVE FISCHIA IL TEMPO C’era una volta un fischio. Un fischio da brividi, lungo, sottile, malinconico. Un fischio intermezzato da colpi di Colt , nitriti di cavalli  al galoppo e baruffe da saloon . Era il fischio del West, ma non solo. Era il fischio di Alessandro Alessandroni.  Una chitarra in grembo,  un sottile arpeggio, la bocca incollata a un microfono e tanto basta per immaginare distese sterminate, cowboy dalla mira infallibile e   scazzottate per una parola o una birra di troppo, passando dal poncho di Clint Eastwood impolverato dal vento caldo della Trilogia del  Dollaro , con i memorabili sottofondi di Morricone, ai luridi panni di Terence Hill, disteso e assopito su una slitta a trazione equina, in  Lo chiamavano Trinità... , su musiche di Franco Micalizzi.  Ma fu un ’ altra leggenda della musica da film, Nino Rota, a scovare il fischio di  Alessandroni, virtuoso della chitarra, polistrumentista, corista nei 4 +...
BUON COMPLEANNO, BOBBY! Basta mettergli una chitarra in mano per capire che l’età anagrafica non conta nulla. Lo vedi dimenarsi, con  le sue gambette inguainate in stretti pantaloni, mentre il leggendario ciuffo oscilla e fluttua nell’aria a tempo di  swing e rock ’n’ roll . Bobby Solo, al secolo Roberto Satti, compie ottant’anni, ma la sua voce, calda e rotonda, e la sua anima sono   quelli di un ragazzino che sognava di diventare come The Pelvis e, in fondo, c’è riuscito.  Perché è vero che la sua fama  è legata alla dolcezza di brani come Una lacrima sul viso , Se piangi, se ridi , Zingara e Non c’è più niente da fare , tra  festival (da Sanremo al Cantagiro ), “musicarelli” e concerti intorno al globo. Ma Bobby Solo ha sempre rivendicato le sue  origini rock. Giacche scintillanti, cravatta americana, lenti azzurrate, stivaletti in pelle. Basta chiedergli una canzone di Elvis,   come Love Me Tender , per farlo felice come un bambino. D’alt...
GABRIELE FERZETTI, IL DIVIN ATTORE Se fosse nato americano, probabilmente la sua vita e la sua carriera avrebbero avuto un corso differente. Il suo nome sarebbe finito sulla Walk  of Fame di Hollywood, al pari di quelli di James Stewart, Gregory Peck, Rock Hudson e Paul Newman. Per fortuna, però, Gabriele Ferzetti   nacque a Roma un secolo fa - il 17 marzo 1925 -, e la sua bravura, il suo fascino e la sua indiscussa presenza ne hanno fatto un perfetto divo del  cinema italiano. Divo non nel senso di star, di celebrità consacrata, di personaggio popolare e venerato, come Gassman, Sordi o Mastroianni. Divo   in quanto divino.  Gabriele Ferzetti possedeva la classe, lo charme , la sobrietà e l’eleganza di chi può avere tutto con uno schiocco di dita e un   sorriso intrigante. È stato il seduttore sfacciato, il marito tradito, il “principe azzurro”, il ladro gentiluomo ma soprattutto l’uomo tormentato.   Inquietudini, dissidi interiori, crisi esistenziali...