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ALESSANDRO ALESSANDRONI, DOVE FISCHIA IL TEMPO



C’era una volta un fischio. Un fischio da brividi, lungo, sottile, malinconico. Un fischio intermezzato da colpi di Colt, nitriti di cavalli al galoppo e baruffe da saloon. Era il fischio del West, ma non solo. Era il fischio di Alessandro Alessandroni. 





Una chitarra in grembo, un sottile arpeggio, la bocca incollata a un microfono e tanto basta per immaginare distese sterminate, cowboy dalla mira infallibile e scazzottate per una parola o una birra di troppo, passando dal poncho di Clint Eastwood impolverato dal vento caldo della Trilogia del Dollaro, con i memorabili sottofondi di Morricone, ai luridi panni di Terence Hill, disteso e assopito su una slitta a trazione equina, in Lo chiamavano Trinità..., su musiche di Franco Micalizzi. Ma fu unaltra leggenda della musica da film, Nino Rota, a scovare il fischio di Alessandroni, virtuoso della chitarra, polistrumentista, corista nei 4 + 4 di Nora Orlandi prima, nei suoi Cantori Moderni poi, quando entrò nell’orchestra del maestro. Da quel momento, il fischio di Alessandroni divenne l’emblema stesso delle colonne sonore da film, passando dai western di Leone (C’era una volta il West e il suo iconico tema principale inclusi) all’opera prima di Carlo Verdone “uno e trino”, Un sacco bello, dove quel malinconico sibilare accompagna, sui titoli di testa, uno sconsolato Leo in procinto di prendere una corriera per Ladispoli in una Roma rovente e assolata nel giorno di Ferragosto. Sempre sulle note di Morricone.


Si potrebbe parlare a lungo di Alessandro Alessandroni, citare altri maestri di colonne sonore (come Piero Piccioni) e altrettanti film. Ma più che raccontarlo, bisognerebbe ascoltarlo. Allora non fidatevi soltanto delle mie parole. Andate alla ricerca della sua musica e del suo fischio. Mettetevi in ascolto. Immergetevi nel magico mondo del suono. Lasciatevi cullare dal suo fischio e dai suoi arpeggi. Vi ritroverete in una dimensione nuova, più bella: dove il tempo fischia senza fretta alcuna. Proprio lì, in una condizione di benessere psico sensoriale, magari figurandosi di essere nel bel mezzo di un duello all’ultimo colpo, si materializzeranno il suo corpo segaligno e il suo volto distinto. E lui sarà felice davvero, perché a cento anni dalla sua nascita non c’è miglior modo di ricordarlo se non attraverso le sue stesse emozioni.


A.M.M.



  Di seguito potete ascoltare il fischio di Alessandro Alessandroni nelle colonne sonore di Per un pugno di dollariLo chiamavano Trinità....










                                     




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