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Visualizzazione dei post da agosto, 2024
ROSETTA CALAVETTA: LE VOCI DI UN VOLTO L’animo gaio ed esuberante di Marilyn Monroe, l’elegante sensualità di Ava Gardner, la sfacciataggine di Lucia Bosè e la dolcezza di Antonella Lualdi. Nelle sue “corde” c’era tutto questo, ma nel suo volto c’era molto di più. La bellezza e il fascino delle più grandi attrici, nazionali e internazionali, l’hanno offuscato per anni.  Ma quello di Rosetta Calavetta era un volto altrettanto affascinante, elegante, dai lineamenti “nobili”. La vera, nobiltà, però, era nella sua voce, indimenticabile quanto inconfondibile. Ebbene, a centodieci anni dalla sua nascita, volevo ricordare Rosetta Calavetta riproponendovi un ampio articolo che le dedicai qualche tempo fa. L'articolo è disponibile qui:  https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2023/02/calavetta-dolci-corde-per-dolci-dive.html
PALMIRO TOGLIATTI: RAGIONE, INTELLETTO E IL FANTASMA DELLA RIVOLUZIONE Un intellettuale. Credo sia questo l’aggettivo più appropriato per descriverlo. Certo, potrebbe sembrare inadeguato se si parla di un uomo che aveva fatto della Rivoluzione in tutti gli strati sociali, dalla classe operaia a quella borghese, la sua bandiera, con il beneplacito di Stalin, il “grande capo”. Eppure Palmiro Togliatti era fondamentalmente un intellettuale. Un uomo di cultura formatosi grazie a una borsa di studio che lo portò a laurearsi in Giurisprudenza a Torino, lì dove insieme ad Antonio Gramsci, cofondatore con lui del Partito Comunista d’Italia - con la scissione dal Psi nel 1921 -, aveva vissuto il “Biennio Rosso” e lottato accanto agli operai. Togliatti amava la Russia e ottenne anche la cittadinanza sovietica. Gli venne perfino dedicata una città sul fiume Volga, la famosa “Togliatti” (che la stampa, erroneamente, ha spesso chiamato Togliattigrad). Nella patria “rossa”, inoltre, aveva trovato as
ANNA MARIA GUARNIERI: NOVANT’ANNI DI AUTENTICITÀ Ha vissuto gioie, dolori, tormenti, passioni. Ha vissuto tutto questo in scena, con profondità. Nel volto e nell’animo, nella leggerezza dei gesti, nella luce degli occhi. Anna Maria Guarnieri, la dolce, l’intensa, la maliarda protagonista delle più belle pièce del teatro internazionale compie oggi novant’anni. La maggior parte dei quali trascorsi dietro un sipario, in attesa degli applausi. Gli ultimi li ha raccolti tre-quattro anni fa, in “Arsenico e vecchi merletti” di Kesselring, per la regia di Geppy Gleijieses.  È stata questa l'ultima, grande performance di quella ragazzina cresciuta sulle assi di legno. Da quelle dell’Accademia dei filodrammatici e del “Piccolo” di Milano, alle gloriose quinte della "Compagnia dei Giovani", con Giorgio De Lullo, Rossella Falk e Romolo Valli, compagni di successi ed esperienze. È stata Anna Frank, Giulietta, l’amante suicida del capolavoro shakespeariano, Sonia nello “Zio Vania” di
ALCIDE DE GASPERI,  LA COSCIENZA POLITICA All’ombra delle sue montagne, nel fresco silenzio dei boschi, circondato dall’affetto dei suoi cari. Se ne andò così, settant’anni fa, il 19 agosto 1954, Alcide De Gasperi, con la consapevolezza di aver fatto il suo dovere. Lo disse alla figlia Maria Romana, colei che nel 1947 l’aveva accompagnato negli Stati Uniti, dove era riuscito a strappare la promessa - poi divenuta impegno concreto - di un sostanzioso aiuto economico per la Ricostruzione post-bellica, il famoso “Piano Marshall”. « Adesso ho fatto tutto ciò che era in mio potere, la mia coscienza è in pace », rivelò alla figlia nella casa montana di Borgo Valsugana, in Trentino, lì dove, da giovane universitario cattolico - laureando all’Università di Vienna - aveva cominciato a interessarsi di politica mentre scriveva per alcuni quotidiani.  La parola, per De Gasperi, aveva sempre avuto un ruolo fondamentale. Proprio a colpi di parole, asciutte, concrete, decise, egli aveva portato avant
ADIEU , ALAIN! “ Faccia d’angelo ” tra gli angeli. Forse, dopo anni di elogi, successi, tormenti (in scena e fuori), passioni e amori, Alain Delon ha finalmente guadagnato il suo posto d’onore. Lassù, tra le nuvole, l’affascinante uomo rimasto per sempre ragazzo, anche con qualche chilo in più e i capelli bianchi, ha ritrovato tanti compagni del suo passato di onori e glorie.  Luchino Visconti, il regista che lo ha lanciato a livello internazionale, prima con “Rocco e i suoi fratelli”, poi con “Il Gattopardo”. Jean-Paul Belmondo, altra icona del cinema francese con cui ha condiviso la fama e l'amore delle donne, come nel cult “Borsalino”. E poi Renato Salvatori - protagonista con lui in "Rocco e i suoi fratelli" -, il nostro “povero ma bello” che proprio Delon riuscì a far riemergere in Francia, quando nel Belpaese la sua parabola artistica cominciava a discendere miseramente. Proprio Alain Delon, unito a lui da una grande amicizia, ospite una quindicina di anni fa a “I m
FERRAGOSTO: VACANZE ESTIVE, ULTIMO ATT(IM)O Siamo al giro di boa. È triste dirlo nel giorno in cui si raggiunge il punto più alto delle vacanze estive, sia se guardiamo alle temperature, sia se guardiamo ai livelli di traffico sulle nostre strade e autostrade. Fatto sta che siamo esattamente a metà di questo mese d’agosto e il tempo che ci resta è davvero poco. Voi direte: il tempo per fare cosa? Sicuramente per divertirci, per rilassarci, per scrollarci di dosso pensieri e preoccupazioni che ci affliggono durante l’anno. Ma è così? Davvero le vacanze estive aiutano a liberarci dai pesi che gravano sulle nostre esistenze? Non ne sarei tanto sicuro.  Credo piuttosto che ci permettano di fare una breve pausa. Come una sosta in Autogrill, magari dopo quaranta chilometri di coda e altrettanti da fare ancora, a passo d’uomo, verso le nostre destinazioni, che siano a picco sul mare, o sulle vette dei nostri bellissimi rilievi montuosi. Quella sosta lì, di dieci, venti minuti per un panino e
IAN FLEMING: LA "LEGGENDA" DI JAMES BOND Il suo nome era Fleming, Ian Fleming, e la sua vita era legata a doppio filo a quella del suo “pupillo”. Un personaggio frutto del suo estro e della  sua fantasia ma perfettamente calato nella realtà. Fleming aveva studiato da militare, si era arruolato nella Royal Navy (la marina britannica) durante la Seconda guerra mondiale, ma aveva fatto anche il giornalista, spostandosi dalla sua Londra a Berlino e Mosca.  La passione per la scrittura, ma anche quella per l’avventura, portarono così Fleming a creare il suo alter ego : un uomo forte, coraggioso, elegante in smoking come in costume da bagno, che beveva Vodka Martini agitato e non mescolato e con la sua Walter PPK proteggeva i segreti della Corona e il sonno  dei reali inglesi. Sto parlando di James Bond, naturalmente, l’agente segreto al servizio di Sua Maestà con la licenza di uccidere indicata dal suo  numero identificativo, doppio zero e sette. 007 fece la sua prima comparsa i
ANTON GIULIO MAJANO, LE GRANDI STORIE SCENEGGIATE  Amava i libri, la letteratura, i grossi volumi che, spesso, scoraggiano a leggere chiunque abbia poca dimestichezza con le pagine scritte nero su bianco e senza immagini. Anton Giulio Majano amava tutto questo ed era convinto fosse giusto che quelle storie potessero raggiungere il grande pubblico.  Era la fine degli anni ’50, la neonata Rai aveva da poco cominciato a trasmettere su tutto il territorio nazionale e Majano era lì, pronto a rivoluzionare il mezzo televisivo con le grandi storie sceneggiate.  Arnoldo Foà e Lea Massari in "Capitan Fracassa" (1958). A interpretare quei racconti, il fior fiore del teatro italiano passato dal palcoscenico ai teatri di posa, in quegli studi dove scenografie, oggetti, personaggi e musiche sembravano riportare in casa la magia del teatro, con quell’alone di mistero offerto dal bianco e nero.  In alto, Alberto Lupo e Anna Maria Guarnieri ne "La cittadella" (1964). In basso, Laur
DOMENICO MODUGNO, UN “MARE” D’EMOZIONI “ Oh, oh-oh-oh, che profumo di mare /Oh, oh-oh-oh, piove argento dal cielo ”. Forse, guardando per l’ultima volta il suo amato mare,  sulla spiaggia dei Conigli, a Lampedusa, a due passi da casa sua, avrà ripensato a questo verso di una sua vecchia canzone. Era la sera del 6 agosto 1994 e Mimmo Modugno, Mr. Volare , l’uomo che rivoluzionò la musica leggera italiana, abbandonava questi lidi per raggiungere nuovi approdi, spalancando le braccia e lasciandosi rapire dal blu, tra Mare e Cielo.  La prima volta lo aveva fatto nel 1958, sul palco del Casino’ di Sanremo, quando in giacca azzurra e papillon , abbracciando idealmente il pubblico in sala, i telespettatori e i molti radioascoltatori a casa, Domenico Modugno diventò improvvisamente qualcuno. L'anno dopo sarebbe arrivata anche " Piove " (" Ciao ciao bambina, un bacio ancora" ) ma c’erano già state “ Donna Riccia ”, “ Vecchio frac ”, “ Musetto ”, “ Lazzarella ”, “ Resta c
ENNIO ANTONELLI: DALLA STORIA AL MITO -  “ ‘A Pomata, quante vorte te devo di’ che nun me chiamo Manzotin! Me chiamo Rinaldi Otello !  - “ Sì, tre chili de trippa e due de budello! Co quer nome giusto er macellaro potevi fa’ !” Non credo ci sia qualcuno che non abbia mai ascoltato questo iconico scambio di battute. La seconda la pronuncia Enrico Montesano in uno dei suoi ruoli cinematografici più celebri. La prima, invece, appartiene a un volto ricorrente nella commedia italiana tra gli anni ’70 e ’80. Il film di cui parlo è, naturalmente, “Febbre da cavallo” di Steno, con protagonisti Gigi Proietti, Montesano, Francesco De Rosa e altri nomi di “grido” del cinema, tra blasonati caratteristi come Mario Carotenuto, prestigiose effigi della commedia e del teatro come Adolfo Celi, e bellezze sofisticate come Catherine Spaak. Ma tra questi, nelle vesti di “Manzotin”, macellaio e scommettitore abituale all'ippodromo di Tor di Valle, c’era anche lui, Ennio Antonelli.  Classe 1927, romano