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MASSIMO TROISI: COSÍ COME VIENE, BENE

‘A vita s’adda piglia’ comm’ vene”. E lui “come veniva” se la prendeva quella vita, anche se gli usciva sempre male (lui utilizzava una espressione più colorita, ma tutti la ricorderanno). Dalla finzione cinematografica alla realtà, Massimo Troisi, la sua vita, l’accettò così com’era. Il successo inaspettato (ma prontamente meritato), la fama nazionale da “La Smorfia” con Arena e Decaro a “Non Stop!” ai film iconici, da “Ricomincio da tre” a “Credevo fosse amore…”, l’amore del pubblico e quello delle sue donne - molte rimasero “impigliate” tra i ricci della sua chioma malinconica. 



E così, stoicamente, accettò anche la malattia. Quei problemi di cuore che scalfirono una giovane esistenza costellata da cose belle ma conclusasi con un triste epilogo. Ma se è vero che la vita va presa come viene, è anche vero che essa va onorata, così com’è. E Massimo Troisi lo ha fatto, fino alla fine. Prima che il suo cuore smettesse di battere quel 4 giugno del 1994, Troisi portò a termine l’ultimo, amato, sudato e voluto gioiello: “Il postino”. Con Renato Scarpa (il “Cazzaniga” di Bellavista) nelle vesti di suo capo alle Poste e Telegrafi, Philippe Noiret nei panni del poeta Neruda e una bellissima Maria Grazia Cucinotta.  Un progetto in cui credeva e che riuscì a realizzare, prima che il suo sorriso si spegnesse e il suo volto rimanesse giovane per sempre. A trent’anni dalla sua scomparsa, voglio riproporvi un articolo di qualche tempo fa, in cui ne ho ripercorso vita ed opere. Come sia sia - avrebbe detto mia nonna Rosa -, prese così come venivano eppure venute sempre al meglio. L’articolo è fruibile al seguente link:

https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2023/02/massimo-troisi-lironia-di-una.html

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