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 GIGI MAGNI, LA GRANDE STORIA SCENEGGIATA


 Se ne andava dieci anni fa, Gigi Magni, a ottantacinque anni, la maggior parte dei quali trascorsi dietro la macchina da presa, a ripescare storie e personaggi della sua amata Roma - dove era nato il 21 marzo 1928. Quella "papalina" e risorgimentale che amava particolarmente, affascinante e crepuscolare, tra papi, povera gente, rivoltosi, baionette e polvere da sparo. 



Quella che veniva "cojonata", ovvero burlata, presa in giro, come cantava il Cavaradossi/Proietti in uno dei suoi film più belli, "La Tosca", dove a raccontare quelle storie dal passato c'erano anche Monica Vitti, Vittorio Gassman e Aldo Fabrizi, accompagnati dalle note di Trovajoli. 


In alto, Monica Vitti e Gigi Proietti ne "La Tosca" (1973).
In basso, Nino Manfredi e Camillo Milli ne "In nome del Papa Re" (1977).



Allievo sceneggiatore di Age & Scarpelli, autore per Monicelli, Lattuada, Mastrocinque, Salce, Gigi Magni ottenne i primi successi da regista con "Nell'anno del Signore", con uno straordinario Nino Manfredi che divenne il suo attore prediletto e che dirigerà ancora ne "In nome del Papa Re", "In nome del popolo sovrano" e nel film Tv "La notte di Pasquino", col quale chiuse la sua carriera nel 2003. Una carriera fatta di atmosfere e suggestioni storiche che l'hanno consacrato alla fama internazionale, segnando irrimediabilmente l'arte cinematografica. Perché, citando un canto della "sua" "Tosca", "Un' Ave, un Padre e un Gloria, non fa cambia' la storia", ma un'ottima sceneggiatura, quella sì.

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