Passa ai contenuti principali

 L'"IMMENSO" BUAZZELLI


 Un "grande" nel senso ampio del termine. Una presenza - fisica e artistica - ingombrante, unita ad una eleganza e ad uno charme senza pari. Di Tino Buazzelli si parla davvero poco e questo ad un secolo dalla sua nascita - avvenuta a Frascati, ai Castelli Romani, il 13 luglio 1922 - mette un po' tristezza. Perché Buazzelli ha dominato le scene dei più prestigiosi palcoscenici nazionali, dove approdò nel Dopoguerra dopo il diploma all'Accademia d'Arte Drammatica di Roma.




Il suo più celebre personaggio teatrale è sicuramente Galileo Galilei, nell'interpretazione brechtiana portata in scena al "Piccolo" di Milano sotto la direzione di Strehler. Sul piccolo schermo, invece, ottenne la popolarità nazionale con Nero Wolfe, il celebre detective gourmet e amante delle orchidee. La carriera di Buazzelli si divise infatti tra palcoscenico e televisione, tra pièce e sceneggiati, apparendo sul grande schermo soltanto di rado e sempre in ruoli da comprimario. D'altra parte era un teatrante amante della scena, e proprio lì concluse precocemente la sua parabola artistica, costretto ad abbandonare il suo lavoro per un male che se lo portò via il 20 ottobre 1980. Ma l'"immenso" Buazzelli, in corpo ed arte, continua a vivere in quel patrimonio storico di personaggi e interpretazioni che ci ha lasciato e che meriterebbe davvero di essere riscoperto. Ebbene, per celebrarlo con i dovuti onori in questo giorno speciale, vi ripropongo l'articolo da me redatto circa due anni fa, in occasione del quarantennale della scomparsa.

L'articolo è fruibile al seguente link:

https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2020/10/buazzelli-grande-talento-imponente-ed.html

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l’altro, per la salita di Sant’Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla vetta del ...
GRAZIE, PAPA FRANCESCO! Ho fatto quello che abbiamo fatto un po’ tutti, quello che lui stesso ci ha sempre chiesto. Ho pregato per lui. L’ho fatto per stima, fede e paura.  La paura che potesse abbandonarsi, che la sua ultima immagine rimanesse celata nelle stanze del Policlinico Gemelli. Oggi molti di noi potrebbero  pensare che sia stato tutto vano. E invece no, perché ciò gli ha permesso di resistere e non risparmiarsi fino alla fine. Papa Francesco ha lasciato  quell’ospedale: provato, stanco, aggrappato alla sedia a rotelle come a quella speranza che non ha perso mai. È tornato a casa sua. Ha continuato   a lavorare, anche durante la sua lunga degenza. Ha nominato nuovi cardinali, ha lanciato messaggi di pace.  Ha parlato di guerre inutili, di atroci   sofferenze. Ha incontrato i Reali e il Vice Presidente americano Vance. Ha parlato di Pasqua e di Resurrezione. Ieri mattina ha augurato Buona   Pasqua al popolo di Dio riunito a San Pietro e ha vol...
LILIANA RIMINI, LA MERAVIGLIA DI UN SOGNO « Non sembra ma ho tanti, tanti anni e tante esperienze […] di coraggio e di forza ». Non sembra, per davvero, osservandola nella sua figura minuta, nel suo sguardo limpido, da anziana rimasta bambina nell’animo, con la capacità di “filosofare”, come avrebbe detto Aristotele, ovvero di guardare il mondo con gli occhi della meraviglia. Liliana Rimini, classe 1929, milanese doc, esuberante ed elegante in un tailleur bianco e nero sembrava una ragazzina nel paese dei balocchi martedì mattina, quando all’Ospedale Antonio Cardarell i di Napoli, frutto dell’estro, della passione e dell’impegno del suo papà, l’architetto Alessandro Rimini, ha visto prendere forma quel sogno custodito per anni in un cassetto e ormai quasi assuefattosi alla polvere del tempo e del rimpianto mai svanito.  Liliana Rimini. Il suo papà, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, soprintendente ai monumenti di Trieste e Venezia Giulia, uno degli architetti più br...