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IL "NOSTRO" FERNANDEL


L'8 maggio 1903, a Marsiglia, veniva alla luce il sorriso più bello e buffo del cinema italiano. Sì, ho detto italiano. Perché Fernandel era più italiano di tanti grandi attori di pura cittadinanza. Cominciò nei café-chantant della Costa Azzurra, fece comiche esibizioni alle Folies Bergère di Parigi, ma diventò leggenda solo quando indossò la tonaca di don Camillo, un burbero prete emiliano i cui pregi e i cui difetti erano stati "disegnati" dalla prodigiosa matita di Guareschi, per poi finire sul grande schermo con quel volto lì, dal sorriso largo e lo sguardo furbo. 



E che lo stesso Fernandel, attore completo, comico e drammatico - con Pagnol, ai suoi esordi cinematografici -, fosse contentissimo di quella popolarità italica condivisa con l'amico/nemico Gino Cervi, nei panni del "rosso" Peppone, è risaputo. Come si sa bene che l'ultimo costume di scena che egli indossò prima di morire - consumato da un cancro nel febbraio del 1971 - fu proprio l'abito talare, nel tentativo (perché, ahimè, quel film non venne completato) di realizzare quello che sarebbe dovuto essere il quinto capitolo di una saga che ha fatto storia - e non solo cinematograficamente parlando. Ebbene, a centoventi anni dalla sua nascita, volevo ricordare il "nostro" Fernandel riproponendovi l'ampio articolo dedicatogli due anni fa, nell'anniversario della scomparsa. 

L'articolo è fruibile al link seguente: https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2021/02/fernandel-lo-straordinario-sorriso-di.html

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