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 BING CROSBY,  SUSSURRI D'AMORE


Non era particolarmente bello, ma aveva fascino. Le simpatiche orecchie, piccole e divaricate, erano compensate da uno sguardo azzurro e limpido come un cielo di primavera, e da un ciuffo di biondi capelli elegantemente pettinati con la brillantina. Ma la sua forza, il suo charme erano condensati nelle sue "corde", calde e sensuali. Bing Crosby è stato tra i primi, tra i più grandi "crooner" della storia musicale statunitense. Prima di The Voice Sinatra, a "to croon", a sussurrare parole dolci e suadenti accompagnate da note swing era stato lui. Posava le labbra sul microfono e, come per magia, nell'aria si diffondeva un suono così dolce, leggero e coinvolgente da trasportare l'uditore (ma soprattutto le uditrici) in un mondo parallelo. Era l'America degli anni '20 quando Harry Lillis Crosby, detto "Bing", nativo di Tacoma - dove venne alla luce il 3 maggio 1903 -, iniziò con l'amico e pianista Al Rinker a girovagare per i palcoscenici dei nightclub, prima a Los Angeles poi a New York, con la prestigiosa Orchestra Whiteman. 




Dalle assi di legno ai set cinematografici il passo fu breve. Grazie alla sua indubbia presenza scenica, Bing Crosby riuscì a sfruttare la sua voce anche come interprete, debuttando ne "Il re del jazz" nel 1930 e cominciando così una lunga carriera che lo vide barcamenarsi tra musical, commedie (le numerose avventure, tra paesaggi e belle donne, in coppia con Bob Hope) e anche film drammatici, come "La mia via" (1945), nei panni di padre O'Malley, che gli valse un Oscar da aggiungere a quelli vinti con le sue canzoni. Perché come dicevamo, la sua forza era la voce, e quella voce, sensuale, "confidenziale", in grado di strappare un bacio anche all'innamorato più timido e riluttante, finì incisa su milioni e milioni di dischi, d'oro e di platino, cantando brani come "Too Romantic" e "Miss You", o grandi successi natalizi come "Silent night" e "White Christmas", che lo consacrarono sull'Olimpo musicale del ventesimo secolo. Brani cantati con amore, con sentimento, soprattutto nell'ultima parte della sua carriera, quando si impegnò con intensità nel sociale, come nella tournée londinese dell'estate 1976, con i proventi dei concerti destinati alla lotta contro il cancro. Solo un anno dopo, quella voce, la voce degli innamorati, dei Natali trascorsi davanti al camino, sotto l'albero addobbato, quella voce sembrò persa per sempre, quando Crosby si accasciò di colpo su un campo da golf a Madrid, stroncato da un infarto il 14 ottobre 1977. Ma non è andata così, perché basta prendere un vecchio disco impolverato o digitare il suo nome su una qualsiasi piattaforma musicale online che, d'improvviso, quelle atmosfere lì, dell'America degli anni '30 e '40, dei crooner che sussurravano languide parole, si ricreano all'improvviso nell'aria, accompagnate da quella voce che sembrava persa per sempre e che invece, per fortuna, non lo è stata.

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