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 SEMPLICEMENTE, FREDDIE!


"Si può essere tutto ciò che si vuole, basta trasformarsi in tutto ciò che si pensa di poter essere". E lui è stato sempre ciò che ha voluto. Geniale, energico, irriverente, sfacciato. Negli anni '70, lui, Freddie, l'essenza dei Queen - perché i Queen erano lui -, ha fatto la sua piccola rivoluzione, a metà strada tra il rock duro e la lirica, tra assoli di chitarra e melodiosi acuti. La sua voce, quella era sempre la stessa.




Quella di un ragazzo nato a Zanzibar nel '46, ai tempi del colonialismo, ma cresciuto prima a Bombay, in India - paese d'origine dei genitori - e infine a Londra, città in cui iniziò a fare musica. Prima da solo, poi con i suoi amici, fondando i Queen nel 1971 e raggiungendo il primo successo con "Bohemian Rhapsody". Poi vennero "We Are the Champions", "We Will Rock You" e "Living on My Own".

Passò dai capelli lunghi ai baffoni, dal rock duro dei settanta all'"apparire" degli ottanta, scintillanti come i suoi abiti e le tute in pelle mostrate ad ogni concerto. La sua fama cresceva, come la sua voglia di libertà e di evasione pagata a caro prezzo. Prese l'Aids, secondo alcuni per sua stessa colpa (attribuito al fatto di essere omosessuale), che cominciò a consumarlo a poco a poco, fino a quel 24 novembre 1991, quando una broncopolmonite, accentuata dalla malattia, se lo portò via troppo presto, lasciando un vuoto nel mondo della musica. Ma Freddie voleva essere tutto ciò che desiderava. Voleva essere libero e voleva essere se stesso. E a trent'anni dalla sua scomparsa, continua ad essere così: semplicemente Freddie, semplicemente vivo.

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