Passa ai contenuti principali

 LORELLA DE LUCA: ETERNA BAMBINA DAGLI OCCHI TRISTI


Il broncio più bello del cinema italiano. Definirei così Lorella De Luca: con quel volto candido, sempre un po' imbronciato, illuminato da uno sguardo malinconico e tenero allo stesso tempo. Lo stesso sguardo che, negli ultimi anni della sua vita, ormai cieca, le aveva impedito di osservare il mondo con quella fiducia e quella spensieratezza del Dopoguerra, da lei vissuto dentro e fuori dalla scena, ancora bambina. Nata a Firenze, il 17 settembre 1940, la De Luca aveva infatti solamente quindici anni quando si ritrovò, per caso, catapultata nel mondo dello spettacolo tenuta a battesimo nientepopodimeno che da Federico Fellini ne "Il bidone" nel 1955. 




Suo padre, impiegato di banca, non era per niente felice di quella proposta, ma alla fine acconsentì a patto che fosse la prima e l'ultima volta. Ma noi sappiamo che non andò affatto così. L'anno successivo, infatti, Lorella De Luca raggiunse la popolarità nazionale grazie al regista Dino Risi che la scelse come coprotagonista in un vero cult del neorealismo rosa, "Poveri ma belli".


Lorella De Luca e Broderick Crawford ne "Il bidone".

                                                                                                              


Ancora oggi, per tutti, la De Luca è semplicemente Marisa, la sorella "povera e bella" dell'aitante Romolo (Maurizio Arena), innamorata di Salvatore (Renato Salvatori) e migliore amica della sorella di lui, Annamaria (Alessandra Panaro): un affresco genuino e spensierato della Roma degli anni '50, perduta tra scorribande in Vespa, bagni nel "biondo Tevere", bulli dal cuore tenero e ragazzine di grandi speranze. 


  In alto, Lorella De Luca (a destra) con Alessandra Panaro in "Poveri ma belli". 
In basso, con Renato Salvatori in "Belle ma povere".

                                                              


Ruolo che tornò ad interpretare ancora nei due sequel, "Belle ma povere" (1957) e "Poveri milionari" (1959), e non solo. 


Da sinistra, Renato Salvatori, Lorella De Luca, Alessandra Panaro e Maurizio Arena sul set di "Poveri milionari".

                                                        



Nel 1957, infatti, Lorella De Luca e Alessandra Panaro, si ritrovarono insieme nel ruolo delle "cognatine" (dopo il successo dei film di Risi) come vallette di Mario Riva nel celeberrimo "Il Musichiere", tra le più popolari trasmissioni televisive della neonata Tv.



  Lorella De Luca con Alberto Sordi e Mario Riva a "Il Musichiere".

                                                                                                  

Lorella De Luca divenne ben presto tra le giovani attrici più amate ed apprezzate, tornando a vestire i panni della fanciulla insicura e sognatrice in circa trenta pellicole dirette da grandi registi come Mario Monicelli ("Il medico e lo stregone", "Padri e figli"), Carlo Ludovico Bragaglia ( "Tuppe tuppe, Marescià!"), Marino Girolami ("Quanto sei bella Roma", "Caccia al marito") e Mario Camerini ("Primo amore"). 


                                                    In alto, Lorella De Luca e Vittorio De Sica in "Padri e figli". 
              In basso, da sinistra, Sandra Mondaini, Ingrid Simon, Lorella De Luca e Valeria Fabrizi in "Caccia al  marito".




La parte della "fidanzatina ideale", insomma, non riuscì a scrollarsela di dosso, e questo in qualche modo penalizzò anche la sua carriera, pur dandole grande popolarità. Nei primi anni '60, però, ci fu una svolta nella sua vita. Dopo vari flirt, come quelli con Maurizio Arena e col conte veneziano Bini Cicogna, e un tentato suicidio nel 1960, conobbe il regista e sceneggiatore Duccio Tessari, col quale diede vita ad una relazione durata fino alla morte di lui (1994) e coronata da un matrimonio - celebrato in Campidoglio nel 1972 - e due figlie: Federica e Fiorenza (che ha seguito le orme dei genitori). Ma la loro unione fu anche un importante sodalizio artistico.


 Lorella De Luca con il marito Duccio Tessari.


                                                                                        

 Lorella De Luca, infatti, abbandonò la sua carriera di attrice per collaborare come aiuto-regista del marito nella realizzazione di celebri "spaghetti-western" come "Una pistola per Ringo" (1965) e "Uomini duri" (1974), in cui spesso interpretò piccoli ruoli con lo pseudonimo "all'americana" (come era di moda allora) di Hally Hammond. 


   Lorella De Luca con Giuliano Gemma in "Una pistola per Ringo".

      

Dalla metà degli anni '70, tuttavia, la sua presenza divenne sempre meno frequente, ritornando poi per l'ultima volta sul grande schermo nel 1993, nel film di Vito Zagarrio "Bonus Malus", accanto a Claudio Bigagli e Felice Andreasi. Da lì si può dire sia cominciato il suo calvario. L'anno dopo, infatti, scomparve il marito e poi arrivò la malattia, quel tumore al cervello che la rese completamente cieca, spegnendo quella luce straordinaria che aveva scaldato il cuore di milioni di italiani che l'avevano amata in silenzio. Una luce che si estinse definitivamente il 9 gennaio 2014, quando se ne andò, a settantatré anni.

La sua immagine, il suo volto timido, però, quelli sono ancora vivi in tutti noi, che ad ottant'anni dalla sua nascita continuiamo ad amarla e ad esserle grati per quanto ci ha donato con la sua bellezza e quella spensieratezza di un tempo perduto. Un tempo che, tuttavia, continuerà a vivere in quelle pellicole meravigliose e nel ricordo del suo sguardo triste, di dolce ed eterna bambina.






Commenti

Post popolari in questo blog

GRAZIE, PAPA FRANCESCO! Ho fatto quello che abbiamo fatto un po’ tutti, quello che lui stesso ci ha sempre chiesto. Ho pregato per lui. L’ho fatto per stima, fede e paura.  La paura che potesse abbandonarsi, che la sua ultima immagine rimanesse celata nelle stanze del Policlinico Gemelli. Oggi molti di noi potrebbero  pensare che sia stato tutto vano. E invece no, perché ciò gli ha permesso di resistere e non risparmiarsi fino alla fine. Papa Francesco ha lasciato  quell’ospedale: provato, stanco, aggrappato alla sedia a rotelle come a quella speranza che non ha perso mai. È tornato a casa sua. Ha continuato   a lavorare, anche durante la sua lunga degenza. Ha nominato nuovi cardinali, ha lanciato messaggi di pace.  Ha parlato di guerre inutili, di atroci   sofferenze. Ha incontrato i Reali e il Vice Presidente americano Vance. Ha parlato di Pasqua e di Resurrezione. Ieri mattina ha augurato Buona   Pasqua al popolo di Dio riunito a San Pietro e ha vol...
LILIANA RIMINI, LA MERAVIGLIA DI UN SOGNO « Non sembra ma ho tanti, tanti anni e tante esperienze […] di coraggio e di forza ». Non sembra, per davvero, osservandola nella sua figura minuta, nel suo sguardo limpido, da anziana rimasta bambina nell’animo, con la capacità di “filosofare”, come avrebbe detto Aristotele, ovvero di guardare il mondo con gli occhi della meraviglia. Liliana Rimini, classe 1929, milanese doc, esuberante ed elegante in un tailleur bianco e nero sembrava una ragazzina nel paese dei balocchi martedì mattina, quando all’Ospedale Antonio Cardarell i di Napoli, frutto dell’estro, della passione e dell’impegno del suo papà, l’architetto Alessandro Rimini, ha visto prendere forma quel sogno custodito per anni in un cassetto e ormai quasi assuefattosi alla polvere del tempo e del rimpianto mai svanito.  Liliana Rimini. Il suo papà, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, soprintendente ai monumenti di Trieste e Venezia Giulia, uno degli architetti più br...
DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l’altro, per la salita di Sant’Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla vetta del ...