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ARRIVEDERCI, LUCIANO!

 
No, io non voglio e non posso credere che tu sia andato via davvero. Anzi, credo di non aver mai preso in considerazione questa ipotesi che, per tutta l'umanità, è in realtà "legge".
L'errore, forse, è stato quello di assimilarti alle Divinità dell'Antica Grecia di cui, con passione e bravura, hai amato raccontare le gesta. Ma si può parlare poi di un vero errore? Io credo di no.
Perché tutto quello che hai fatto, caro Maestro, resterà per sempre.
Resterà il tuo modo di raccontare Napoli e la "napoletanità", le tue "storie della filosofia", i tuoi film (da "Così parlò Bellavista" a "Croce e Delizia").




Come resterà il tuo "pensiero". Perché proprio come Socrate e "compagnia bella" - per citare uno dei tuoi libri - anche tu hai espresso le tue idee: sulla vita e sulla morte, sull'amore e sulla felicità.
Ti sei sempre considerato un "appassionato di filosofia", ma per me non ci sono dubbi: sei stato un filosofo.
Proprio pochi mesi fa, ho letto il tuo ultimo libro, "Sono stato fortunato": una straordinaria autobiografia ricca di aneddoti, racconti privati, pieni di nostalgia e sentimento.
E fortunato, Luciano, lo sei stato davvero. Hai vissuto due vite: quella del serio e preparato ingegnere De Crescenzo all'IBM e poi l'ultima, da scrittore, regista, umorista e filosofo.
Ora ti spetta una terza "vita", in quell'Oltre in cui - come amavi ripetere - non credevi ma "speravi".
Anch'io, però, mi ritengo fortunato Luciano. Come scrissi qui su questo blog un anno fa, in occasione del tuo novantesimo compleanno, io e te una volta ci siamo incontrati: alla libreria "Loffredo" di Napoli, alla presentazione di un tuo libro. Io ero quel ragazzetto che, con tanto timore quanta ammirazione, si avvicinò a te per avere una copia autografata.
Probabilmente non lo ricorderai neppure ma sappi che quel ragazzetto ti deve tutto. Spero tanto che in quell'Oltre dove forse sei già arrivato possano giungerti queste mie umili e sincere parole. Grazie ancora di tutto Luciano e arrivederci!

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