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UN VINCITORE È UN SOGNATORE CHE NON SI È MAI ARRESO

È passato un secolo. Era il 18 luglio del 1918 quando a Mvezo, un piccolo villaggio del Sudafrica, nasceva Nelson Mandela. Probabilmente, quando il piccolo Madiba - come veniva chiamato nel suo clan - nacque, nessuno avrebbe immaginato cosa la vita avesse in serbo per lui.
Eppure, se in cento anni - tanti, troppi - qualche cosa nel mondo è cambiata, gran parte del merito è suo.


Nelson Mandela mostrò immediatamente un forte senso della libertà. A ventitré anni, per sfuggire ad un matrimonio combinato, fuggì con il cugino a Johannesburg, dove prese una laurea in legge.
Fu proprio in quegli anni - anni '40 - che cominciò ad interessarsi di politica, attivandosi in prima persona contro la segregazione razziale, l'apartheid, che impediva ai neri di poter partecipare alla vita politica e civile.
 Fu così che Nelson cominciò a portare avanti il suo sogno: un Paese uguale per tutti. Cominciò col suo mestiere, l'avvocato, offrendo la propria assistenza gratuita ai neri che altrimenti non avrebbero potuto godere di alcuna assistenza legale. Fu così che si mise contro il Partito Nazionale - gestito da bianchi - che governava il Paese, specialmente dopo la Carta della Libertà, promossa dall'African National Congress (ANC), il suo partito, che voleva portare il popolo al governo.
Fu arrestato e rilasciato diverse volte, finendo poi in carcere nel 1963, e restandoci per quasi trent'anni. Ma anche da lì, Nelson non perse mai la speranza e la voglia di lottare. Continuava a leggere, a tenere attivo il cervello, scriveva poesie.
La popolazione si mobilitò contro l'apartheid, chiese la scarcerazione di Mandela. Nel 1985 gli fu offerta la libertà, in cambio della rinuncia alla Lotta Armata. Ma Nelson non accettò.
Uscì di prigione nel 1990, quando Frederik de Klerk, presidente sudafricano, chiese il suo rilascio e la legalizzazione dell'ANC.
Era la fine di un incubo. Il lieto fine di una brutta storia, cominciata cinquant'anni prima, che aveva impedito ad un intero popolo di essere "uomo" e "cittadino" della propria Nazione.
 Lieto fine che venne coronato dal Premio Nobel per la Pace, assegnato a Mandela nel 1993, e dalla successiva elezione a presidente del Sudafrica - il primo presidente nero della storia del Paese -, carica che mantenne dal 1994 al 1999.
Si ritirò poi dalla vita politica, per raggiunti limiti d'età, ma restando sempre in piena linea a favore dei diritti dell'uomo.
"Fino alla morte", come si era prefissato. Morte che lo colse il 5 dicembre del 2013.
Più che un personaggio, un simbolo del secolo scorso, credo si possa definire Nelson Mandela semplicemente un uomo. Un uomo in grado di saper guardare al di là dell'apparenza, di saper vedere oltre, di saper sognare e credere nella realizzazione del proprio sogno.
"La pace è un sogno, può diventare realtà... Ma per costruirla bisogna essere capaci di sognare" è una delle sue tantissime frasi, che condivido. Personalmente credo nei sogni, come credo che si debba ancora far tanto, affinché ciascuno possa essere davvero libero, in modo tale che lotte e sacrifici come quelli di Mandela ed altri non siano stati vane.
Voglio credere che arriverà un giorno in cui tutti potremmo essere davvero liberi di vivere come più ci piace, senza costrizione alcuna. È un sogno, sì, ma se smettiamo anche di sognare davvero non potremmo sperare che le cose possano andare diversamente.
D'altra parte, Nelson ci ha insegnato: "Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso".

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