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MARIO BREGA: UN UOMO, UNA LEGGENDA


Sguardo truce, volto barbuto, fisico imponente. Una mano che “poteva essere ferro oppure piuma”, a seconda delle circostanze, come raccontava in uno di quei film (“Bianco, rosso e Verdone”) che gli diedero la meritata popolarità . Un cuore che batteva forte, pompando sangue all’inverosimile fino al cervello, quando la collera si impossessava di lui che, oltre l’apparenza, era un uomo di grandi sentimenti. Un cuore che si fermò, trent’anni fa esatti, il 23 luglio 1994, per colpa di un infarto. 





Contro di lui Mario Brega non pote’ nulla. Sembrava invincibile, nella sua grossa mole rivestita da abiti di sartoria, con tanto di cravatta, mentre girava per la sua Roma a bordo di raffinate Mercedes. Lui che aveva fatto a cazzotti con tutti per finta - ma forse non solo - da giovane boxeur prima, da attore caratterista poi, nei set più disparati di Cinecittà, tra peplum, film d’ambientazione fascista e western di un certo pregio, come quelli di Sergio Leone. Grazie a quest’ultimo, Mario Brega, a quasi sessant’anni, diventò una star grazie all’incontro con Carlo Verdone, che lo volle con sé nei suoi film più celebri, da “Un sacco bello” a “Troppo forte”, passando per “Borotalco”. Una leggenda umana e cinematografica che vi ho già raccontato circa un anno fa, nel centenario della sua nascita, e che potete leggere al seguente link:


https://ilrestodelmarino.blogspot.com/2023/03/er-sor-brega-io-mica-so-comunista-cosi.html

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