Passa ai contenuti principali
TERESA PELLATI: "FOTOGRAMMA" DI UN CINEMA PERDUTO

 Una bellezza straordinaria, uno sguardo profondo e tagliente: Teresa Pellati, attrice di cinema e teatro, interpretò sempre piccoli ruoli ma spesso all'interno di film importanti che le diedero gran visibilità.



 Nata a Sassuolo, in provincia di Modena, il 21 agosto del 1929, Maria Teresa Pelati - questo il suo vero nome - cominciò a farsi notare nei concorsi di bellezza. Dopo esser stata eletta "Miss Emilia Romagna" nel 1950, cominciò la sua carriera a teatro. L'approdo al cinema risale al 1952, quando partecipò con un ruolo di un certo rilievo nel film "Europa '51" di Roberto Rossellini, accanto ad Ingrid Bergman.
Nello stesso anno, prese parte anche a "Roma ore 11" di Giuseppe De Santis, con Lucia Bosé, Mario Girotti, Irene Galter e Raff Vallone, e a "Totò e le donne" di Steno e Monicelli, con Totò, Peppino De Filippo e Lea Padovani.



                                                                    Teresa Pellati con Vittorio De Sica.


Altri film importanti che videro la presenza della Pellati furono anche "Vergine moderna" (1954), di Marcello Pagliero, accanto a Vittorio De Sica, "Ulisse" (1954) di Mario Camerini, con Kirk Douglas e Silvana Mangano, e "Guerra e pace" (1956) di King Vidor - tratto dall'omonimo romanzo di Tolstoj- in cui interpreta il ruolo di Liudmila.



                                      Teresa Pellati (al centro) con Lea Padovani e Totò in "Totò e le donne".

Dalla fine degli anni '60, Teresa Pellati cominciò a diradare sempre più la sua presenza in scena.
Legata da fraterna amicizia con la collega Silvana Mangano, divenne ben presto sua consulente ed accompagnatrice.


                                        Teresa Pellati (in primo piano) con Silvana Mangano e Paolo Stoppa.


Dopo la morte della Mangano - avvenuta a Madrid nel 1989 - la Pellati si ristabilì nella sua Sassuolo. Qui, lontano dai riflettori, aprì una profumeria, che gestì quasi fino alla morte, sopraggiunta il 23 dicembre del 2010, a seguito di una malattia.
Oggi, a novant'anni dalla sua nascita, sono forse in pochi a ricordarsi di lei. Proprio per questo ho deciso di dedicarle questo piccolo omaggio. Un discreto contributo alla memoria di un'attrice bella, brava, forse sottovalutata, ma comunque in grado di offrire, con la sua classe e il suo fascino, un "fotogramma" di un cinema ormai perduto.

Commenti

Post popolari in questo blog

DON CARLO CASCONE, IL RICORDO DI UN SORRISO DOLCE Braccia dietro la schiena, busto leggermente inclinato in avanti e su, un piede dopo l’altro, per la salita di Sant’Antuono, col basco calcato in testa e la tonaca svolazzante. Me lo ricordo così, don Carlo Cascone, quando la mattina, con la pioggia o con il sole, veniva a celebrare la messa feriale a pochi passi da casa mia, nella chiesetta di Sant'Antuono. Ci incontravamo sempre: io andavo a scuola e lui usciva dalla chiesa, a messa finita, fermandosi a parlare con i suoi parrocchiani, tra cui c’erano anche le mie nonne, Rosa e Assunta. Classe 1920, nativo di Lettere, vicino Napoli, don Carlo ha trascorso per oltre cinquant’anni la sua vita, terrena, spirituale e missionaria, a Lagonegro, in provincia di Potenza, dove è stato ordinato sacerdote nel 1943.  Monsignore per merito e per grazia dei suoi fedeli, prete saggio, generoso e popolare, devotissimo della Madonna di Sirino, al cui seguito, per decenni, è salito sulla vetta del ...
LILIANA RIMINI, LA MERAVIGLIA DI UN SOGNO « Non sembra ma ho tanti, tanti anni e tante esperienze […] di coraggio e di forza ». Non sembra, per davvero, osservandola nella sua figura minuta, nel suo sguardo limpido, da anziana rimasta bambina nell’animo, con la capacità di “filosofare”, come avrebbe detto Aristotele, ovvero di guardare il mondo con gli occhi della meraviglia. Liliana Rimini, classe 1929, milanese doc, esuberante ed elegante in un tailleur bianco e nero sembrava una ragazzina nel paese dei balocchi martedì mattina, quando all’Ospedale Antonio Cardarell i di Napoli, frutto dell’estro, della passione e dell’impegno del suo papà, l’architetto Alessandro Rimini, ha visto prendere forma quel sogno custodito per anni in un cassetto e ormai quasi assuefattosi alla polvere del tempo e del rimpianto mai svanito.  Liliana Rimini. Il suo papà, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, soprintendente ai monumenti di Trieste e Venezia Giulia, uno degli architetti più br...
GRAZIE, PAPA FRANCESCO! Ho fatto quello che abbiamo fatto un po’ tutti, quello che lui stesso ci ha sempre chiesto. Ho pregato per lui. L’ho fatto per stima, fede e paura.  La paura che potesse abbandonarsi, che la sua ultima immagine rimanesse celata nelle stanze del Policlinico Gemelli. Oggi molti di noi potrebbero  pensare che sia stato tutto vano. E invece no, perché ciò gli ha permesso di resistere e non risparmiarsi fino alla fine. Papa Francesco ha lasciato  quell’ospedale: provato, stanco, aggrappato alla sedia a rotelle come a quella speranza che non ha perso mai. È tornato a casa sua. Ha continuato   a lavorare, anche durante la sua lunga degenza. Ha nominato nuovi cardinali, ha lanciato messaggi di pace.  Ha parlato di guerre inutili, di atroci   sofferenze. Ha incontrato i Reali e il Vice Presidente americano Vance. Ha parlato di Pasqua e di Resurrezione. Ieri mattina ha augurato Buona   Pasqua al popolo di Dio riunito a San Pietro e ha vol...