CIAO, GIORGIO!
La politica di cui si beffava, la politica che raccontava con tagliente punta di grafite, non era certo quella di oggi. Sebbene fu proprio lui a illustrare, con ironia sagace, spesso colorita, il drammatico passaggio tra la Prima e la Seconda Repubblica. Ma i politici che ritraeva Forattini erano - al netto di debolezze e nefandezze, piccole o grandi che fossero -, a modo loro, ancora degni di talune attenzioni, anche al solo scopo satirico.
Se si pensa che, tra gli ultimi a cui Giorgio Forattini ha dedicato tavole e tavole pubblicate sulle pagine dei migliori quotidiani, da Repubblica a Il Giornale passando per La Stampa, c’era Silvio Berlusconi, viene naturale constatare come i “suoi” personaggi messi alla berlina per la tutela della sacrosanta libertà di satira avessero una definita personalità. Giulio Andreotti, Amintore Fanfani, Bettino Craxi, Enrico Berlinguer, Giovanni Spadolini. Personalità diverse, personalità complesse, ma pur sempre degne di essere raccontate nelle loro più intime caratteristiche. Perché sì, la politica non è più quella di una volta. Non è più quella che si concedeva raramente al microfono del cronista di passaggio e che quando lo faceva aveva il buon gusto di rispondere con cortesia (seppur per un tornaconto personale). Non è più la politica del fare (e dello sbagliare) ma del dichiarare. Non è più la politica crollata sotto la scure di Tangentopoli e le macerie del Muro di Berlino. E non è neanche la politica “di passaggio” tra vecchio e nuovo millennio, col centro-destra e il centro-sinistra in una improbabile “staffetta” a suon di proclami e riforme per traghettare al meglio l’Italia nel Duemila. La politica oggi si racconta da sola. Non ha bisogno necessariamente di qualcuno che ne metta in evidenza mancanze e bassezze. Lo fa da sé. E se un tempo, quelle personalità politiche la prendevano con grande filosofia (i democristiani) o querelavano con altrettanta naturalezza (la sinistra soprattutto) vedendosi ritratti in abiti o situazioni quantomeno improbabili se non volutamente denigratori, i politici di oggi non badano neanche più a queste cose. Ci pensano autonomamente a rinforzare il proprio ego o a ledere quello altrui. Pubblicando un post sui social, rilasciando dichiarazioni imbarazzanti o sfoggiando con la stessa nonchalance sorrisi e boiate a favore di telecamera (cosa che i politici ante-Berlusconi evitavano volutamente). No, la politica del nostro tempo non merita la sagacia e l’arguzia di Forattini, che d’altro canto aveva riposto la sua matita in astuccio da un pezzo. E questo non è un bene: perché una sua vignetta, descrizione lucida di pensieri, comportamenti e azioni di molti politici odierni, poteva equivalere quasi a una sana seduta di psicoterapia, per quanto spicciola. Ovvero la semplice e banale presa di coscienza di aver toccato il fondo. Peccato sia troppo tardi. Ciao, Giorgio!
A.M.M.

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