CIAO, PIPPO!
Sono cresciuto davanti alla televisione. Sono cresciuto con la Rai che continuo ad amare in maniera viscerale, nonostante centinaia di mistificazioni e decine di mistificatori. Sono cresciuto convinto che quei soli tre canali, Rai Uno, Rai Due e Rai Tre, fossero le stanze di una casa bellissima. La casa di tutti gli italiani. E ad accoglierci, col suo sorriso gaio, sventolando la mano destra, che fosse mattino, pomeriggio o sera, c’era sempre lui: Pippo Baudo. Sono cresciuto ammirando la sua eleganza, il suo savoir faire, la sua autoironia. La sua professionalità e la sua autorevolezza, spesso scambiate per spocchia e superbia. Ma Pippo Baudo non è mai stato questo.
Egli è stato semplicemente un ragazzo intraprendente, dallo sguardo lungo, un rivelatore di talenti. Un perfetto padrone (di casa e) della scena che al Teatro delle Vittorie ha lasciato per sempre il cappello, passando dal bianco e nero di Canzonissima agli sfavillanti colori di Fantastico. Un amico che con Domenica In, la geniale intuizione di Corrado, ha tenuto compagnia a milioni di italiani per molti anni. Un uomo che è stato presentatore ma anche autore, attore, musicista. Un artista che ha duettato con i più grandi senza mai sentirsi tale. Una persona che sì, va detto, la televisione non l’ha inventata, come sentenziava una leggendaria battuta, però l’ha fatta e l’ha fatta per bene. Il Festival di Sanremo, invece, in qualche modo l’ha creato davvero lui. Per ben tredici edizioni, tra il 1968 e il 2008, Baudo si è fatto promotore di una vera e propria vetrina per la musica nazionale (e non solo) trasformando quella che era una semplice gara di canzoni in uno spettacolo straordinario, tra cantanti celebri, giovani artisti alle prime armi, super ospiti, momenti di puro intrattenimento e gag esilaranti. Una sorta di varietà del sabato sera spalmato su cinque serate nei primi mesi dell’anno che ancora oggi mantiene fede al suo imprinting. Ma Pippo Baudo è stato anche l’anima di due programmi che ho particolarmente amato: Luna Park (1994-1997), il quiz del preserale di Rai Uno, e Novecento (2000-2003), un viaggio nella storia politica, sociale, cinematografica e televisiva italiana attraverso racconti, personaggi e interviste speciali. Due pagine televisive diverse, ma entrambe specchio esemplare della bravura di Pippo Baudo e dei suoi coautori (tra cui Bruno e Umberto Broccoli). E potremmo andare ancora avanti, elencando tanto altro che riguardi Pippo Baudo e la sua televisione, che è anche la mia. La televisione che si chiama Rai, che si chiama casa. La televisione che è rifugio, consolazione, svago e distrazione. La televisione che è stata e che, purtroppo, senza la sua presenza, non sarà più. Ciao, Pippo!
A.M.M.
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